Una terribile vicenda di mafia che si riempie di altri drammatici particolari.
Il delitto è avvenuto a Cassano allo Ionio il gennaio dello scorso anno.

Il movente ora sembra chiaro: Giuseppe Iannicelli, ucciso insieme alla compagna marocchina e al nipotino di tre anni Nicola “Cocò” Campolongo, aveva manifestato l’intenzione di pentirsi.

L’anziano aveva manifestato questa volontà in una lettera inviata alla moglie. Della lettera però non si ha alcuna traccia.
Agli investigatori avrebbe parlato il fratello di Giuseppe, Battista, indagato sul cland “degli zingari” attivo in città.
La sua testimonianza ha fatto in modo che la guardia di finanza eseguisse 33 ordinanze di custodia cautelare in Calabria, Puglia, Basilicata, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, sequestrano oltre 3 tonnellate di stupefacente per un valore di 53 milioni di euro, un ingente arsenale di kalashnikov, auto di lusso, immobili ed alcune imbarcazioni utilizzate per il trasporto dei carichi.

Il piccolo Cocò aveva solo tre anni quando è stato ucciso. Un bambino che in tenera età aveva già vissuto il dramma del carcere penitenziario di Castrovillari con la sua mamma, imputata in qualità di appartenente a una presunta organizzazione mafiosa dedita al traffico di stupefacenti. Lo stesso nonno di Cocò, Giuseppe, era stato condannato in quanto ritenuto a capo di un gruppo di spacciatori operanti nella Sibaritide, ma voleva pentirsi.

La sua redenzione però è costata davvero molto, troppo, cara a tutta la famiglia.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!