India: una legge vieta il sesso tra omosessuali, ma potrebbe essere abolita

La Corte Suprema del Tribunale di Nuova Delhi sta mettendo in discussione la legge 377 del codice penale che condanna i rapporti sessuali fra omosessuali: si tratta di una data importante per lo Stato indiano che potrebbe, finalmente, abbattere ogni barriera.

L’articolo 377 del codice penale indiano contro i rapporti sessuali fra omosessuali potrebbe essere presto depenalizzato. In uno stato tradizionalista come l’India, si tratta di una notizia che potrebbe finalmente portare uno spiraglio di luce nella comunità LGBT del Paese che da anni lotta per i propri diritti, affinché siano riconosciuti dalla legge.

La nostra precedente ordinanza deve essere riconsiderata.

Ha dichiarato la Corte Suprema del Tribunale di Nuova Delhi attraverso una nota, come riportato dal sito d’informazione Left. Sì, perché la sezione 377 era già stata messa in discussione e, successivamente, abolita nel lontano 2009 per poi essere nuovamente reintegrata nella legge indiana l’11 dicembre 2013 con lo stupore di chi fino a qual giorno prima aveva combattuto a spada tratta per i propri (giusti) diritti. Il crimine di omosessualità è in vigore in India fin dal XIV secolo, più precisamente dal 1860 – data in cui lo stesso articolo 377 fu redatto dall’inglese colonizzatore Lord Thomas Macaulay.

Chiunque abbia volontariamente relazioni carnali contro l’ordine naturale con qualsiasi uomo, donna, o animale sarà punito.

Cita l’articolo “incriminato“; una punizione che, nei casi più gravi, può portare a una pena detentiva pari all’ergastolo. Secondo quanto riportato dal sito internet d’informazione TPI, solo nel 2015, tale sezione sarebbe stata applicata su 1147 individui – la maggior parte di essi, però, non indagati per omosessualità, bensì per crimini sessuali contro minori.

Fonte: Ajit Solanki / AP

Nel 2009, all’epoca della prima abolizione di questa legge dal codice penale indiano, la sentenza del tribunale aveva stabilito che “Il sesso in luogo privato tra due adulti consenzienti non costituisce reato“, e per questo motivo risultava non solo nulla ma, soprattutto, anticostituzionale poiché violava i diritti fondamentali del cittadino presenti rispettivamente negli articoli 14 e 27 della legge indiana (in tali decreti è infatti espresso come lo Stato non debba violare l’uguaglianza degli individui davanti alla legge e all’interno di tutto il territorio indiano). La reintegrazione fu quindi tristemente dovuta a una scelta del giudice G.S. Singhvi, quest’ultimo concorde con il dire che la promulgazione o la modifica delle nuovi leggi spettasse al parlamento. Una scelta che scosse fortemente la comunità LGBT del Paese che ancora oggi deve far fronte alle sempre più presenti discriminazioni sessuali.

Fonte: Tsering Topgyal / Ap

Nonostante diversi guru spirituali indù sostengano la legge 377 – come il celebre Baba Ramdev – nella religione induista non esiste alcun dogma che vieti le relazioni omosessuali, anzi: molti studiosi sostengono infatti che in diversi passi delle scritture si faccia riferimento a rapporti fra persone delle stesso sesso. Cos’ha quindi spinto la comunità indiana a chiudersi a riccio sull’omosessualità? Ad aver influenzato l’India in maniera negativa verso tale argomento è stata la forte influenza inglese dovuta alla colonizzazione (e qui si ritorna, nuovamente, all’inizio, all’infausta sezione 377 redatta proprio da un lord britannico).

In un 2018 agli albori, si spera quindi in novità positive circa la condizione degli omosessuali in India: solo nel novembre 2017, la comunità omosessuale dello Stato aveva indetto il decimo corteo LGBT a cui solo cento persone avevano partecipato (un numero davvero minimo, soprattutto in rapporto all’intera popolazione presente in India). Allo stesso tempo, però, se la solidarietà fra la comunità gay interna al Paese è forte, la figura dell'”omosessuale” viene ancora ostracizzata: sempre come riferito dal sito internet Left, la cronaca indiana deve spesso far fronte a tristi episodi di violenza (spesso perpetrati dalle stesse forze dell’ordine o dai parenti della vittima). L’emarginazione, poi, è un altro problema comune: le lesbiche indiane sono spesso costrette dalla famiglia a sposarsi contro la loro volontà, nascondendo non solo i propri sentimenti ma, soprattutto, il loro diritto a una libera sessualità.

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