Eravamo rimasti tutti sconvolti quando, nel gennaio del 2017, Ylenia Bonavera difese pubblicamente il suo ragazzo, Alessio Mantineo, per sua stessa iniziale ammissione responsabile di averle dato fuoco, gettandole della benzina addosso, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, proprio davanti all’uscio di casa.

Già allora, la ventiduenne messinese dichiarò in diretta da Barbara D’Urso che il fidanzato non era il colpevole di quel gesto atroce, nonostante la testimonianza della madre, rilasciata a Mattino 5 nei giorni immediatamente seguenti a quel drammatico episodio, avesse portato alla luce il comportamento spesso violento di Mantineo, peraltro ammesso dalla stessa Ylenia. Sempre Ylenia aveva detto alla mamma, arrivata al suo capezzale in ospedale, di aver lasciato il ragazzo, e che la conseguenza di quella decisione era stata proprio quel tentativo di ucciderla dandole fuoco. Eppure, davanti alle televisioni di tutta Italia, Ylenia difese fin da subito Alessio, spiegando che a gettarle addosso la benzina era stato un uomo incappucciato che lei non era stata in grado di riconoscere.

Oggi, però, quella stessa sensazione fortissima di choc, di sgomento, di raccapricciante stupore è tornata fuori, dopo aver saputo che, anche nell’udienza preliminare che anticipa il processo a Mantineo, Ylenia ha ribadito la medesima versione: non è stato lui a darle fuoco, “Non è stato Alessio, noi abbiamo una relazione forte, era un uomo incappucciato, mi ha gettato la benzina addosso appena ho aperto la porta e mi ha dato fuoco“, ha detto la giovane interrogata dal Gup, come riportano le testate nazionali. Al giudice non è rimasto altro da fare che disporre una perizia medico legale, affidata al dottor Giuseppe Strati, per ricostruire l’esatta dinamica di quel che è accaduto quella notte e rinviare il processo a gennaio. Ma le reazioni alla testimonianza choc di Ylenia non sono mancate, e non solo da parte della madre, che in aula ha detto “Non lo capisce che la prossima volta quello l’ammazza?“. Anche sui media non sono mancati i commenti, a metà tra il tono adirato e lo stupito, verso il comportamento della ventiduenne, scampata alla morte solo per pura fortuna. In prima linea, come spesso accade quando si parla di violenza sulle donne, è scesa Selvaggia Lucarelli, che in un lungo sfogo su Facebook ha attaccato duramente la scelta di Ylenia di continuare a difendere l’uomo che ha tentato di ucciderla.

Cara ragazza, leggo che dopo aver difeso in TV il fidanzato che ti gettò la benzina addosso per darti fuoco sulla porta di casa, ora lo stai difendendo pure in tribunale, durante il processo – scrive l’opinionista nel post – […]  Una cosa però, tra le tante scemenze che hai detto, non te la lascio passare. Ed è quel ‘Sono cazzi miei’ che da giorni mi gira nella testa. No, non sono cazzi tuoi. Questa faccenda è anche cazzi nostri, purtroppo. Ti dirò di più: sono soprattutto cazzi nostri.  […]

Il perché lo articola in tre punti:

A) Vedi ragazzetta, le tue bugie rendono più complicato un processo. Lo fanno andare per le lunghe. Inoltre, se vai avanti così, di processi se ne apriranno di nuovi a tuo carico per falsa testimonianza e chissà cosa, e devi sapere che i processi costano allo stato un sacco di soldi. Dirai ‘che cazzo me ne frega dello stato!’. Lo stato, per esempio, è quella cosa che permette al tuo ex di stare in galera e di non stare fuori libero e impunito a beccarsi una pallottola da un tuo parente o un tuo amico per vendetta, per esempio. Perciò vedi, non sono cazzi tuoi, che manco paghi le tasse, ma miei che le pago anche per te e per il tuo fidanzatino amorevole che aspetti fuori di galera. Sono cazzi nostri. Di tutti.

B) […] quando sei arrivata in ospedale mezza bruciacchiata, ti hanno curata. Anche le cure te le paghiamo noi, perché gli ospedali in cui vai tu sono pubblici. Se ci torni perché a lui magari andrà di finire il lavoro, quelle cure te le ripagheremo noi. (sempre che non lo finisca per bene, il lavoro, e allora al massimo pagheremo due giorni di obitorio). Scusa se sono cruda, ma sai, hai deciso di giocare con la vita e la morte, sono per parlare chiaro, senza infiocchettare la storia. […]

C) Se lui esce e se la cava con poco grazie alle tue testimonianze (era tanto buono, non mi ha mai fatto nulla) , il problema non è solo quello che farà con te. Un violento è un violento sempre, specialmente quando una donna pensa che meriti un’assoluzione. Quando uscirà lui, il tuo ‘amore’, potrebbe anche decidere che non ti vuole più o stancarsi e scegliersi un’altra poveraccia su cui sfogare le sue patologie. Se tu lo aiuti a uscire, potresti aiutarlo a fare del male non solo a te (e ‘sti cazzi, dici tu) ma anche a un’altra. Ad altre. Che magari non saranno fortunate come te, che te la sei scampata.

D) […] sei andata in TV dalla tua ‘trasmettitrice con le palle’ (cit.) che eri ancora all’ospedale fasciata e hai permesso alla gente di conoscere questa storia. Di parlarne. […] I cazzi tuoi li hai resi cazzi di tutti, perché convinta che un uomo che sta per ammazzarti meriti di diventare argomento di discussione tra Karina Cascella e Roberto Alessi, come l’armadio del grande fratello.

E) […]  infine, e qui comprendo che è il punto più complesso da spiegarti, non sono cazzi tuoi perché il tuo fidanzato ha dato fuoco a te, ma tu dai fuoco a migliaia di battaglie che tante donne combattono tutti i giorni. Perché vedi, tu, di culo, avresti ancora voce per spiegare alle donne quello che NON devono accettare MAI dagli uomini e invece, ahimè, hai scelto di essere tutto quello che le donne non dovrebbero mai diventare. Complici. Assolutorie. Ignoranti. Di vita e di sentimenti.

Ylenia in ospedale dopo l’attacco (Fonte: rai news)

Un attacco durissimo, ma legittimo, verso un atteggiamento che non può non lasciare sconcertate: come è possibile difendere un uomo a spada tratta quando un video visionato dalla polizia lo inquadra, per esempio, poco prima del gesto, in un distributore automatico che riempie una bottiglia con della benzina?

Selvaggia Lucarelli nelle ore succesive ha pubblicato anche un altro post a riguardo:

Parliamo spesso della paura di denunciare, di parlare, delle madri di famiglia che rinunciano al proprio diritto alla libertà e subiscono in silenzio, per timore, per proteggere i figli, perché non si sentono sufficientemente tutelate da uno stato che, purtroppo, talvolta ha le mani legate da cavilli burocratici assurdi. E, nonostante tutto, già la loro “obbligata” reticenza è un pugno nello stomaco, perché ci chiediamo come sia possibile riuscire ad accettare una vita passata in un limbo infernale da cui non si riesce a uscire.

Ma se la sudditanza psicologica a un aguzzino diventa tale da sfidare il mondo intero, finisce che la vittima diventa a sua volta complice e compie a sua volta un oltraggio a chi la vita l’ha persa, per mano di quegli uomini difesi nonostante tutto o denunciati, senza riuscire con questo a evitare la propria fine.

No, non sono solo cazzi di Ylenia, questa non è solo l’ostinata missione da martire di una donna che sceglie di immolarsi al suo carnefice.
Questa è una nuova ferita inferta a Sara Di Pietrantonio e a tutte le altre, che hanno provato a urlare tutto il dolore che sentivano, mentre chi pensavano le amasse portava loro via la vita cospargendole, come successo a Ylenia, di benzina, e non ce l’hanno fatta.
Un’opportunità persa, e quindi colpevole, di salvare la prossima Sara e la prossima Ylenia.

No, non sono solo cazzi di Ylenia.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!