La gelosia, la possessività, l’incapacità di accettare la fine di un rapporto, o il rifiuto. Purtroppo quasi quotidianamente, ormai, ci troviamo a domandarci, a indagare su quali possano essere le cause che spingono gli uomini ad atti di violenza sempre più aberranti e atroci nei confronti delle donne. Ma una risposta al femminicidio, purtroppo, non c’è, e in fondo a chi si macchia di un crimine del genere è davvero difficile, se non impossibile, trovare delle “attenuanti”, delle motivazioni. Una moglie, una compagna, una fidanzata che diventa la vittima dell’odio cieco di un uomo respinto, allontanato, lasciato non riesce mai a capire il perché, il come, quello che una volta le dichiarava amore poi si trasformi nel suo carnefice, o, nel peggiore dei casi, nel suo assassino.

La furia di questi uomini che diventano improvvisamente mostri non lascia spazio a sentimenti, a pietà, non risparmia nessuno, neppure i figli.

Usare violenza su una donna non significa, però, necessariamente ucciderla o stuprarla, anche privarla della sua identità è da considerarsi altrettanto criminale, e negli ultimi anni, sfortunatamente, abbiamo letto o sentito spesso di donne (ma anche uomini, come nel caso di Martina Levato) sfregiate con l’acido dagli ex compagni; come se il deturpare il volto di quelle donne per sempre rappresentasse, per questi uomini, una sorta di atroce vendetta, un modo per dire loro “Se non sei più mia, nessuno dovrà più avere il tuo volto“. Lucia, Carla, Gessica, sono sono alcune delle vittime di questa incredibile violenza, ragazze che hanno comunque saputo reagire e andare avanti nonostante la crudeltà a cui sono state sottoposte.

Lucia Annibali

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Luca Varani, ex fidanzato dell’avvocato pesarese, assoldò nel 2013 due albanesi per colpirla con l’acido. Lucia, nonostante la terribile aggressione e le numerose operazioni, non si è mai lasciata cadere nella depressione e ha lottato strenuamente per ottenere giustizia, non solo per sé ma per tutte le vittime dell’acido. Lo scorso maggio la Corte di Cassazione ha definitivamente condannato Varani a vent’anni di reclusione per i reati di stalking, lesioni gravissime e tentato omicidio. 12 anni invece sono stati dati ai due albanesi come esecutori materiali dell’agguato.

Vorrei essere per loro [le vittime dell’acido, n.d.r.] e per chi subisce ingiustizie un esempio di speranza. Adesso quello che voglio è riprendere in mano la mia vita completamente, senza più il pensiero di dover sostenere altri passaggi giudiziari. Sono la donna nuova che è nata dopo l’acido e voglio essere Lucia e basta, non Lucia la sfregiata. Io di mestiere non voglio fare la sfigurata.

Carla Caiazzo

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Ancora più terribile quanto successo a Carla, a cui l’ex compagno, Paolo Pietropaolo, diede fuoco quando era incinta all’ottavo mese. Per fortuna sia lei che la bambina riuscirono a salvarsi, ma a distanza di più di un anno (fu aggredita la mattina del 1° febbraio 2016) la ragazza ancora fatica a riprendersi e ha subito ben 21 operazioni. Pietropaolo aveva chiesto un incontro alla ex per darle un pigiama comprato per la bambina, ma all’appuntamento le ha versato addosso un mix di alcol e benzina per poi darle fuoco. A salvare Carla una guardia giurata che le ha versato addosso dell’acqua. L’aggressore aveva tentato la fuga, ma era finito contro un palo. Nel novembre 2016 è stato condannato a 18 anni, tre in più rispetto a quelli chiesti dal pm.

Gessica Notaro

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Gessica è stata l’ultima, in ordine di tempo, a subire un attacco con l’acido da parte dell’ex fidanzato, Edson Tavares. La ragazza, ex miss e cantante, è da poco uscita dall’ospedale Bufalini di Cesena, dove per il momento ha subito tre interventi, due al volto e uno all’occhio sinistro, che potrebbe non recuperare mai pienamente. Era il 10 gennaio scorso quando l’ex fidanzato Eddie, che già minacciava e perseguitava Gessica, l’ha aspettata sotto casa dopo che lei aveva riaccompagnato il nuovo fidanzato, gettandole addosso l’acido.

Non solo donne

Antonio Margarito, Giuliano Carparelli e Stefano Savi: sono le vittime della terribile “coppia dell’acido”, che negli scorsi anni ha terrorizzato Milano, composta dalla ex studentessa della Bocconi Martina Levato e dal compagno Alexander Boettcher. Tranne Savi, aggredito per un assurdo scambio di persona, tutti erano ex compagni di Martina, che è stata condannata, lo scorso febbraio, a vent’anni di carcere in tutto contro i 28 chiesti. Boettcher, che si è sempre professato innocente risarcendo però le vittime, ha avuto invece una condanna in appello a 14 anni (in attesa di Cassazione, per la tentata aggressione a Pietro Barbini), più una in primo grado a 23 anni per gli agguati precedenti, mentre l’appello è previsto il prossimo 4 maggio. Alla Levato è stata tolta la bambina avuta da Boettcher.

La proposta di legge

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Tutto, però, potrebbe cambiare a breve, e per chi si rende colpevole di un’aggressione con l’acido potrebbero spalancarsi le porte del carcere con l’accusa di “omicidio di identità”. Laura Puppato, senatrice Pd, è infatti la prima firmataria della legge sull’omicidio di identità, unico disegno di legge di questa legislatura ad aver ottenuto la sottoscrizione di tutti i gruppi rappresentati in Parlamento. Attualmente, non essendoci un reato specifico, non esistono le aggravanti di un omicidio, e quindi si ricade nell’ipotesi delle lesioni, che, se non considerate gravi, possono portare davvero a pene molto basse. La legge in discussione, invece, vorrebbe proprio inasprire le condanne per chi “uccide” l’identità di una persona sfregiandola con l’acido.

Intervistata da Vanity Fair, la Puppato sottolinea preoccupata una regressione al maschilismo sociale.

Parlo di recupero dei diritti delle donne perché è un’epoca in cui a molte di noi sembra di star tornando indietro rispetto alle leggi e ai diritti acquisiti. La legge 194, quella sull’aborto del 1978, secondo molti colleghi e colleghe oggi avrebbe difficoltà ad essere approvata. C’è un indietro tutta, una rimessa in discussione dei valori. Si guardi solo alla violenza e alla sperequazione degli attacchi che sui social ricevono le rappresentanti femminili nelle istituzioni rispetto agli uomini. Un ritorno a una cultura totalmente maschilista.

Cosa prevede nel dettaglio la legge? Anzitutto, pene non inferiori ai 12 anni  per chiunque (uomo o donna) che volontariamente provochi al volto di una persona danni parziali o totali, tali da modificarne i connotati, pena che può aumentare da un terzo alla metà se i fatti sono commessi da familiari o conviventi.

È l’inverso del delitto d’onore – spiega ancora la senatrice – che autorizzava una forma di violenza se si era subito un disonore in famiglia da parte di una donna. Noi speriamo di essere così brave da scrivere nel codice penale che se chi distrugge il tuo viso è una persona che dice di averti amato questa è un’aggravante, non un’attenuante. Vuol dire che non ti ha mai amata, che ti ha solo posseduta, che sei un oggetto per lui

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