C’è una ragazza che ogni giorno va all’università trascinandosi sulle spalle un materasso.

Si chiama Emma Sulkovicz, ha 21 anni, studia Arte alla prestigiosa Columbia University di New York ed ha denunciato di essere stata stuprata nel primo giorno del suo secondo anno.

Lo diciamo così, brutalmente, perché nulla è più brutale della violenza che troppe donne al mondo subiscono.

Emma il suo stupratore lo ha incontrato ad una festa, era un ragazzo con cui aveva avuto un flirt prima dell’estate.

Vanno nella stanza di lei, si baciano, ma poi succede quello che non dovrebbe mai succedere…

Foto: Web
Foto: Web

All’inizio, un po’ per timore, forse per vergogna, non denuncia il fatto, però più tardi scopre che non è stata la sola.

Altre ragazze hanno subito la sua stessa sorte, sempre da parte di quel ragazzo.

Allora lo denunciano, ma niente, lui viene ritenuto innocente e non è neanche espulso dal campus.

Lei, invece, viene accusata di essere una bugiarda o addirittura di essersela andata a cercare.

Ogni giorno ho paura di lasciare la mia stanza. Anche vedere persone che assomigliano vagamente a lui mi spaventa.

Scrive in un articolo su Time.

E inizia la sua battagliaPer protesta, da quando a settembre sono ripresi i corsi, gira per l’università portandosi sulle spalle il materasso su cui è stata violentata.

Ha deciso di trascinarselo dietro finché quel ragazzo non sarà espulso dal campus.

Ne ha fatto alla fine una forma d’arte, il progetto della sua tesi da visual artist, che si intitola appunto “Mattress Performance”, la performance del materasso.

Il materasso è il luogo dove si svolge la vita più intima di una persona. Ma anche il luogo dove sono stata violentata. Mostrarlo in pubblico significa spingere gli altri a “vedere” ciò che mi è successo. E per me trascinarlo vuol dire sentirne il peso ovunque io vada.

Foto: Web
Foto: Web

E ad un certo punto qualcosa si è mosso. Così una sua compagna ha lanciato la campagna “Carry that weight together“,  il trasporto collettivo del materasso che periodicamente viene organizzato per aiutare Emma, sollevandolo per quel giorno al posto suo.

Oggi è nato anche un omonimo gruppo su Facebook. E oggi tutto il mondo conosce la sua storia.

Secondo uno studio della Casa Bianca, sembra che addirittura una studentessa su 5 abbia subito abusi al college.

E in un gran numero di casi l’aggressore resta impunito.

Foto: Web
Foto: Web

Contro questi orribili fatti migliaia di studenti americani lo scorso giugno, nel giorno della laurea, hanno deciso di dare un segnale agli atenei che cercano di insabbiare le violenze sessuali appiccicando sulla toga un pezzo di scotch rosso.

Emma è anche una dei 23 studenti che ha denunciato la Columbia per la cattiva gestione dei casi di violenza sessuale.

Non sappiamo che ripercussioni avrà il suo gesto e speriamo che la giustizia faccia alla fine il suo corso.

Ok, quella che abbiamo raccontato è la versione di Emma.

E lo sappiamo che teoricamente avremmo dovuto usare espressioni come “il presunto” colpevole, colui che “avrebbe” stuprato, la ragazza “sostiene” che, eccetera.

Però, a vedere le immagini di questa ragazza che si trascina ogni giorno dietro quel materasso, sembra anche a noi di sentirne un po’ il peso addosso.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!