L’Italia dedica ogni anno due giornate alla memoria delle più gravi forme di persecuzione  del secolo scorso. Dopo la commemorazione della Shoah del 27 gennaio scorso, è ora la volta del ricordo dell’esodo degli italiani esiliati dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia e delle numerose vittime della “pulizia etnica” operata dai partigiani del maresciallo Tito.

La tragedia nasce dalla difficile situazione delle terre dell’Alto Adriatico: il Friuli, l’Istria e la Dalmazia, infatti, erano zone abitate in egual misura da italiani e slavi, ma da sempre sottoposte a poteri politici diversi e alternati. I conflitti tra le varie etnie sfociarono spesso negli anni in azioni violente e rappresaglie.

Le tensioni raggiunsero l’apice all’inizio degli anni ’40 del Novecento. Dopo l’invasione del recente regno di Jugoslavia da parte delle potenze dell’Asse, il territorio fu smembrato e suddiviso in aree di ingerenza principalmente italiane e tedesche. A quel punto nacque in Jugoslavia un intenso movimento di resistenza che si contrapponeva agli stati “invasori”: questo movimento sfociò, dopo l’armistizio italiano del 1943, in una vera e propria eliminazione di tutti quelli che potessero opporsi alla ricostruzione jugoslava capitanata dal Tito. Tra essi figuravano i numerosi italiani ancora residenti nelle zone dell’Adriatico orientale, che vennero costretti alla fuga, imprigionati o uccisi.

I corpi di numerose vittime furono occultati negli avallamenti carsici chiamati “foibe”. Proprio da qui nasce il nome di questo giorno, anche se in realtà i morti per infoibamento furono un numero minimo rispetto a quello globale delle vittime. È difficile anche stabilire i numeri di questa tragedia: si parla di circa 15.000 vittime, ma mancano totalmente documenti e dati certi. Dei martiri delle foibe la storia ha parlato ancora troppo poco. La storiografia di destra ha infatti spesso taciuto di questo massacro perché in qualche modo “causato” dalle violenze perpetrate nei territori dell’Adriatico durante in regime fascista. Quella di sinistra ha volentieri omesso i dettagli di una pulizia etnica capitanata da un partito comunista.

Al di là delle beghe di schieramento, però, è nostro preciso dovere ricordare, ancora una volta, perché non succeda mai più.

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