Oggi ricorre l’anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia: il 20 novembre del 1989, l’Assemblea Generale dell’ONU a New York approvò la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il primo trattato internazionale giuridicamente vincolante ad affermare i diritti di tutti i bambini. In Italia la convenzione fu ratificata nel 1991. A 24 anni di distanza, sono ancora tanti i bambini ai quali non vengono riconosciuti i diritti fondamentali enunciati in questo prezioso documento.

Tutto inizia nel 1924, con la Dichiarazione di Ginevra, o Dichiarazione dei diritti del bambino (ben vent’anni prima della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”): questo documento però concepisce il bambino come destinatario passivo di diritti e non obbliga gli Stati a rispettarne i principi. In seguito, con la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e del Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), il 20 novembre 1959 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo includendo una serie di principi, come il divieto di ogni forma di sfruttamento nei confronti dei minori. La Dichiarazione continua a non essere uno strumento vincolante. La svolta si ha con la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child), approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, che enuncia per la prima volta, in forma coerente, i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo. Essa prevede anche un meccanismo di controllo sull’operato degli Stati, che devono presentare a un Comitato indipendente un rapporto periodico sull’attuazione dei diritti dei bambini sul proprio territorio. Ad oggi sono ben 193 gli Stati parti della Convenzione. Il documento vuole in sostanza proteggere i bambini di tutto il mondo da ogni tipo di sfruttamento, e garantire loro un sano sviluppo.

Eppure, nonostante i passi avanti, sentiamo ogni giorno notizie agghiaccianti di bambini soldato, spose bambine, sfruttamento della prostituzione minorile e abusi di ogni genere a danno di fanciulli. La strada per un mondo a misura di bambino sembra ancora lunga e ancora più tortuoso sarà il percorso che forse, un giorno, porterà tutti i bambini del mondo ad essere davvero uguali, non solo su carta. Enzo Avitabile, un artista napoletano, riassume la condizione dei bambini nel mondo nella sua canzone “Tutt’egual song’ ‘e criature” (“Tutti uguali sono i bambini”): a voi l’ascolto.
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TUTTI UGUALI SONO I BAMBINI

Vivono sotto terra a Bucarest
sniffando colla dalle buste
a Bagdad, invece, sui muri
ci sono appiccicati gli schizzi degli occhi dei ragazzi
bimbi nelle favelas tutti rappezzati
stelle avvoltolate e luna stropicciata
ciuffi neri neri di mamma africana
sporchi e affamati non arrivano a domani
Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall’amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
Figlio di albanese nato in mare
attento che se lo mangiano i pescecani
col moccio al naso e il fucile in mano
deve fare l’uomo se è serbo o afgano
il Kurdistan sempre la stessa storia
ad haiti raccogliendo cibo da una discarica
fiori dagli occhi a mandorla gettati per strada
ad oriente a pagamento per strane fantasie
Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall’amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
In un prato verde
devono giocare
non si devo spegnere i sogni
si devono far volare
non si devono mai deludere
non si devono mai tradire
non si devono abbandonare
non si devono far soffrire
Tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno
tutti nati dall’amore
si sa come si nasce
ma non si sa come si muore
tutti uguali sono i bambini
nessuno è figlio di nessuno

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