Sono sessanta i bambini di un istituto di Monfalcone, in provincia di Gorizia, che a settembre non potranno tornare sui banchi di scuola. Il motivo è presto detto. Il Comune, infatti, ha fissato un tetto massimo per la presenza di bimbi stranieri, ovvero il 45% del totale, nelle classi della materna da formare a settembre. L’obiettivo, secondo quanto riferito dalla giunta di centro-destra, sarebbe quello di contrastare il fenomeno delle cosiddette “classi ghetto”, ovvero si vuole evitare che si creino intere classi formate da soli allievi stranieri.  Una convenzione sottoscritta da due istituti della città, l’Ezio Giacich e il G. Randaccio, che stanno facendo discutere, come conferma l’agenzia di stampa Ansa.it.

Sul piede di guerra la Flc Cgil per bocca del segretario regionale Adriano Zonta:

Lo Stato ha l’obbligo di fornire l’istruzione a tutti, indistintamente. Non c’è un vincolo e non può crearlo il sindaco.

Annunciato “un esposto in procura, al Garante dei Minori, all’ufficio per la tutela dei minori a livello nazionale”. Anche in consiglio comunale qualcosa si sta muovendo visto che “i posti per questi bambini che vivono a Monfalcone ci sono e non si deve fare campagna elettorale e speculare sui bambini che vivono nella nostra città ha dichiarato a Radio Popolare Cristiana Morsolin, consigliere comunale della lista civica di sinistra.

La sindaca di Monfalcone ha fatto sapere di aver messo a bilancio dei fondi per offrire un servizio di scuolabus ai bimbi stranieri esclusi dalla materna così da dirottarli nelle scuole dei comuni limitrofi. A non essere d’accordo – oltre alla Cgil – è anche il segretario della Uil Scuola Fvg:

Bisogna evitare le classi ghetto di soli stranieri ma la scuola italiana sa come fare integrazione. Non servono leggi e propaganda. Le quote non sono di per sé negative, purché non siano prescrittive ma propositive e lascino all’autonomia della comunità scolastica le scelte veramente utili all’integrazione.

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