Secondo un recente sondaggio, il 97% delle donne inglesi tra i 18 e i 24 anni ha subìto molestie sessuali.

Il sondaggio, realizzato lo scorso gennaio dalla società britannica YouGov e commissionato da UN Women UK, l’ente delle Nazioni Unite dedicata all’uguaglianza di genere e all’empowerment delle donne, è stato condotto su un campione di 1.000 donne e rileva anche un altro dato allarmante: l’80% delle donne di tutte le età ha dichiarato di aver subito molestie sessuali in spazi pubblici.

Insieme a questi dati tutt’altro che confortanti, la ricerca ha messo in luce anche una scarsa fiducia nelle autorità: solo il 4% delle donne ha detto infatti di aver denunciato gli episodi di molestie a un’organizzazione ufficiale e ben il 45% sostiene di non credere che l’atto di denuncia possa portare a dei cambiamenti concreti.

Già nel 2016, la ricerca TUC/Everyday Sexism, delineava una situazione piuttosto chiara in questo senso: solo una donna su cinque che aveva subìto molestie sessuali sul posto di lavoro sceglieva di denunciare, e tre quarti di queste affermavano che non era cambiato nulla, mentre il 16% dichiarava di essere stata trattata peggio proprio in conseguenza alla scelta di denunciare.

Secondo la scrittrice femminista Laura Bates, fondatrice del sito Everyday Sexism Project, in cui documenta esempi di sessismo da tutto il mondo, non deve stupire la totale assenza di fiducia nei confronti di un sistema che continua a dimostrarsi completamente inefficiente e fallimentare. Queste le sue parole:

Se si parla di fischi o di molestie per strada nel Regno Unito, si rischia di ritrovarsi sulla prima pagina di un tabloid e di essere chiamate ‘femministe’ e accusate di reagire in modo eccessivo, quindi risulta chiaro che le giovani donne non pensano che verrano prese sul serio se scelgono di farsi avanti. Alla base di tutto questo c’è la normalizzazione dell’idea che il corpo di una donna in un luogo pubblico è semplicemente proprietà pubblica e che le giovani donne devono semplicemente sopportarlo.

Il sondaggio di cui vi abbiamo dato conto in apertura fa parte di una campagna lanciata da UN Women UK dal nome Safe Spaces Now, che intende sensibilizzare sul tema attraverso il coinvolgimento attivo di proprietari e amministratori degli spazi pubblici con lo scopo di implementare soluzioni concrete che possano affrontare seriamente il problema e contribuire a contrastarlo in modo consistente. Attraverso la campagna, l’organizzazione ha raccolto storie e idee di più di 1.000 donne e ragazze da sottoporre all’attenzione degli enti, del governo e degli amministratori degli spazi pubblici, insieme agli allarmanti dati raccolti, perché si collabori per ottenere un cambiamento concreto che permetta alle donne di vivere in maggiore sicurezza e di sentirsi libere.

Claire Barnett, direttore esecutivo dell’organizzazione UN Women UK, così si esprime in merito:

Stiamo osservando una situazione in cui le donne più giovani stanno costantemente modificando il loro comportamento nel tentativo di evitare di essere oggettivizzate o attaccate, e le donne più anziane stanno riportando serie preoccupazioni sulla sicurezza personale se mai dovessero uscire di casa al buio e anche durante il giorno in inverno. […] Si tratta di una crisi dei diritti umani. Non ci basta continuare a dire “questo è un problema troppo difficile da risolvere”, bisogna affrontarlo ora.

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