Starbucks è nella bufera dopo che pare abbia fatto arrestare due giovani afroamericani perché non consumavano all’interno del locale a Philadelphia. La vicenda, secondo le ricostruzione dei media locali americani, pare sia andata più o meno così: due ragazzi afroamericani entrano nel locale ma non ordinano nulla al banco così un dipendente prima li invitata ad uscire dal bar ma a un loro dissenso decide di chiamare la polizia per gestire la criticità.

Gli agenti, secondo quanto riferisce la polizia, avrebbero prima cercato convincerli a lasciare il locale e poi li avrebbero costretti con la forza. Il commissario di polizia di Philadelphia Richard Ross dice: “Se un locale pubblico ci chiama dicendo che ci sono clienti sgraditi noi abbiamo l’obbligo di svolgere il nostro dovere. (…)Come uomo afroamericano sono consapevole del pregiudizio implicito. Siamo impegnati in una politica equa e imparziale e tutto ciò che non vi rientra non sarà tollerato in questo dipartimento”.

La scena, con i due giovani ammanettati dagli agenti e portati via, è stata ripresa con i telefonini da molti avventori e ha scatenato un’ondata di proteste da parte delle associazioni per la difesa dei diritti civili e di tanta gente comune, soprattutto dopo che il video è diventato virale nei social.

Non sono mancate, da parte degli utenti delle rete, le critiche a Starbucks accusato di razzismo e discriminazione. Il colosso americano dei bar famosi per il Frappucino ha deciso di affrontare la crisi con una lettera di scuse firmate da Kevin Johnson, Ceo di Starbucks, che ha affermato: “Faremo di tutto perché nei nostri locali episodi del genere non avvengano mai più”.

Le associazioni si dicono poco soddisfatte dalle misure adottate dalla catena americana e il sindaco di Philadelphia Jim Kenney sulla vicenda ha dichiarato: “Starbucks dovrebbe essere un luogo in cui tutti vengono trattati allo stesso modo indipendentemente dal colore della loro pelle.(…) esamineremo la regolamentazione e le procedure di formazione dell’azienda in tema di razzismo”.

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