La manifestazione dei no Green Pass e dei no vax al Circo Massimo di Roma, sabato 20 novembre, per l’ennesima volta è sfociata in aggressioni verbali e fisiche nei confronti dei cronisti arrivati sul posto per documentare l’evento e fare domande. Era già accaduto, nel luglio scorso, al giornalista di Fanpage Saverio Tommasi, è capitato nella giornata romana di proteste a Selvaggia Lucarelli, giunta al Circo Massimo in incognito e con uno smartphone per riprendere le persone presenti e intervistarle.

Su Twitter la giornalista ha postato alcuni frammenti della giornata, fra spinte, insulti e minacce ricevute da gran parte delle circa tremila persone presenti.

Il video integrale è disponibile anche sulla pagina Instagram di Domani Editoriale: parliamo di scene talvolta davvero violente, dove le argomentazioni vengono completamente sostituite dal ricorso a offese, derisioni, fino a vere e proprie aggressioni fisiche. Il tutto, come spiega la giornalista in un altro tweet, nella più totale assenza delle forze dell’ordine.

Fonte: Twitter @stanzaselvaggia

Lucarelli ha già fatto sapere che provvederà alle dovute denunce nei confronti di coloro che hanno usato violenza nei suoi confronti, nel frattempo il video sta ovviamente circolando e, proprio come nel caso di Tommasi, viene spontaneo domandarsi perché queste persone che, come si sente nel filmato girato sabato a Roma, combattono “contro la dittatura” e in difesa della libertà non offrano però il diritto di cronaca a chi, per professione, è tenuto a documentare quel che succede e solo raramente sappiano spiegare in maniera pacifica e argomentata le proprie posizioni.

Anche su Twitter alcuni commenti fanno notare a Lucarelli che lei “se la sia andata a cercare”, abbia provocato, e che presentandosi lì a filmare e con la mascherina non avrebbe potuto aspettarsi altra reazione.

Fonte: Twitter @stanzaselvaggia
Fonte: Twitter @stanzaselvaggia
Fonte: Twitter @stanzaselvaggia

Al di là delle convinzioni personali, la violenza verbale e fisica che abbiamo già visto scaturire da queste manifestazioni è il segno di una rabbia sociale sicuramente pericolosa e crescente, che non può passare inosservata e non può non destare preoccupazione.

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