Aggrediva ragazze con una siringa: arrestato Simone Baroncini, già killer di Vanessa Simonini
Baroncini era tornato in libertà nel 2022, dopo aver scontato 16 anni di carcere per il femminicidio di Vanessa Simonini.

Baroncini era tornato in libertà nel 2022, dopo aver scontato 16 anni di carcere per il femminicidio di Vanessa Simonini.
Simone Baroncini, 50 anni, originario di Volterra, è stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale per una serie di inquietanti episodi avvenuti nel centro di Pisa. L’uomo, già noto alle cronache per aver ucciso la ventenne Vanessa Simonini nel 2009, avrebbe aggredito almeno tre ragazze tra il 18 e il 19 gennaio scorsi, colpendole con punture alle natiche tramite un ago da siringa.
Le giovani hanno denunciato l’accaduto riferendo di essere state avvicinate da un uomo incappucciato, di mezza età, che si è dileguato subito dopo l’aggressione. Grazie all’analisi delle videocamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte, gli investigatori della squadra mobile di Pisa sono risaliti a Baroncini.
Durante la perquisizione della sua abitazione sono stati rinvenuti aghi nascosti sotto il letto e gli abiti che si ritiene abbia indossato durante le aggressioni. Ma non solo: dal suo cellulare e computer sono emerse fotografie rubate di parti intime di passanti e materiale pornografico a tema “needle spiking”, cioè punture di siringhe all’insaputa della vittima. L’uomo avrebbe anche cercato su internet istruzioni su come praticare punture indolori, rivolgendosi a sconosciuti sui social. Il movente a sfondo sessuale è ritenuto ormai certo dagli inquirenti.
Baroncini era tornato in libertà nel 2022, dopo aver scontato 16 anni di carcere per l’omicidio di Vanessa Simonini.
Vanessa Simonini aveva solo 20 anni quando, la sera del 7 dicembre 2009, fu uccisa da Simone Baroncini, all’epoca suo amico e di molti anni più grande. Quel giorno i due avrebbero dovuto incontrare un’amica comune per pianificare un viaggio a Roma, ma Baroncini la portò invece in una strada isolata, dove cercò di molestarla. Di fronte al suo rifiuto, Vanessa tentò di fuggire, ma fu raggiunta, aggredita e strangolata.
Dopo l’omicidio, Baroncini inscenò un’aggressione da parte di ignoti lungo il greto del fiume Serchio, dove tentò anche il suicidio. Ma la versione crollò rapidamente: poche ore dopo, confessò tutto ai carabinieri. Condannato in primo grado a 30 anni con rito abbreviato, Baroncini vide la pena ridotta a 16 anni in appello, poi confermata in Cassazione.
La morte di Vanessa fu uno dei primi casi di femminicidio nella provincia di Lucca e provocò una fortissima reazione pubblica. La mamma della ragazza, Maria Grazia Forli, ha trasformato il dolore in impegno civile: ha fondato l’associazione Non ti scordar di me, ha scritto libri, fatto incontri nelle scuole e portato avanti un’instancabile attività di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, arrivando anche a parlare nelle sedi istituzionali.
Il nome di Vanessa Simonini è diventato, negli anni, simbolo di una battaglia ancora oggi drammaticamente attuale.
Da quando sono diventata mamma sono convinta che le donne abbiano i super poteri.
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