Scegli il tuo amico di coccole per il lockdown: un’idea per single (e non solo)
L'amico di coccole è una figura che è stata istituita in Belgio al fine di tutelare la salute mentale del singolo e quindi anche della collettività durante il lockdown.
L'amico di coccole è una figura che è stata istituita in Belgio al fine di tutelare la salute mentale del singolo e quindi anche della collettività durante il lockdown.
I problemi da affrontare durante un lockdown sono di diversa natura. C’è quello più ovvio, ossia il problema legato al rischio sanitario, c’è la questione economica, ma ci sono anche dei rischi legati alla salute mentale del singolo e della collettività.
Noi esseri umani siamo animali sociali e non solo abbiamo bisogno di parlare e di confrontarci, ma necessitiamo anche di coccole. E non sempre è possibile farsele reciprocamente durante il lockdown: i single non hanno un convivente con cui permettersi questi slanci d’affetto. O ancora: ci sono molte situazioni in cui si è in coppia ma non si vive insieme o, al contrario, situazioni in cui si è congiunti solo nominalmente ma non sentimentalmente. La soluzione? È nell’amico di coccole.
Dell’amico di coccole si è iniziato a parlare in Belgio, nazione che è entrata nel suo secondo lockdown e in cui gli esperti consigliano di orientarsi verso la figura del knuffelaars, ossia del compagno di coccole appunto: si tratta di una specie di friend with benefit con cui però non si fa sesso, ma ci si abbraccia e ci si fa le coccole.
Non è un caso che questa proposta parta proprio da questa zona d’Europa, dato che durante il primo lockdown gli esperti dei Paesi Bassi avevano consigliato di trovarsi un seksbuddy, un friend with benefit nel senso più letterale appunto, con cui avere rapporti sessuali monogami ma non necessariamente una relazione. Va da sé che, data l’emergenza sanitaria, anche i knuffelaars devono essere “monogami”, cioè avere solo una persona da coccolare e dalla quale ricevere le coccole.
Per stare bene e in salute abbiamo bisogno di coccole, soprattutto nei periodi più bui della nostra vita e sicuramente una pandemia lo è, e la questione ha un fondamento scientifico.
Durante il primo lockdown – ha commentato il medico Filip Raes – diversi studi hanno concluso che c’è stato un aumento significativo di depressione e ansia. È stato un momento particolarmente difficile per coloro che erano soli. In quest’ottica, penso che sia davvero una buona idea che le persone possano avere un contatto in più, purché si attengano alle regole e mantengano lo stesso contatto come dovrebbero. Siamo una specie sociale e abbiamo bisogno di altre persone intorno a noi per rimanere in buona salute, e quindi, da un punto di vista clinico, è estremamente importante che permettiamo alle persone almeno un minimo di intimo contatto sociale. L’equilibrio è difficile da trovare, ma secondo me, in questo caso particolare, i benefici superano i costi potenziali.
Sulla spinta di queste indicazioni, il nuovo lockdown in Belgio ha previsto infatti la figura di uno (e uno solo) Cuddle Boy (o knuffelaars) a testa. Secondo le nuove regole, ogni membro di una famiglia ha diritto a una sola persona da abbracciare, che può essere ammessa in casa singolarmente. In altre parole, se in casa vivono 5 persone, non ci possono essere contestualmente 5 Cuddle Boy, ma solo uno per volta. Chi vive da solo beneficia di una piccola deroga: oltre al knuffelaars si può ospitare anche un’altra persona in casa, ma sempre singolarmente. Cioè si sceglie un amico o un parente che si può recare in visita, ma questi può entrare solo se il Cuddle Boy non è presente in quel momento e viceversa.
E per chi ha bisogno di qualcosa di più delle coccole? È indubbio che anche l’astinenza non faccia bene alla salute mentale. Per questo si è parlato anche del seksbuddy. Si tratta appunto del cosiddetto friend with benefit (reso in italiano dal poco delicato “scopamico”): il seksbuddy è stato consigliato dalle autorità olandesi durante il primo lockdown, almeno a coloro che non hanno un partner sessuale, affinché si continui a ricevere appagamento da un contatto che senza restrizioni sarebbe soddisfatto magari attraverso rapporti occasionali e simili.
In Inghilterra si è pensato invece a un’altra soluzione: la “support bubble”. È letteralmente una bolla di supporto, ossia una bolla sociale. È consentita nel Regno Unito anche in pieno lockdown. Si tratta della possibilità per due famiglie di riunirsi tra loro per fini sociali, meglio se all’aperto. Ogni famiglia può essere in bolla con una e una sola famiglia naturalmente, per evitare di diffondere eventuali contagi. Si tratta quindi di estendere i “congiunti” per avere più interazioni sociali, mantenendo le precauzioni sanitarie necessarie.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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