#ANCHEAME contro la violenza ostetrica: "Perché ciò che è successo a tante, non accada più"

#ANCHEAME è un manifesto contro la violenza ostetrica e ginecologica, ma anche un movimento aperto a chiunque voglia partecipare, uscire dal silenzio e partecipare alla creazione di una nuova cultura e consapevolezza ginecologica e riproduttiva, A firmare il manifesto sono 14 professioniste, influencer e attiviste, impegnate nella stesura di una proposta di legge volta a regolamentare gli ambienti dedicati alla maternità, alla genitorialità e alla salute intima.

Sono tra le firmatarie di #ANCHEAME, il Manifesto contro la violenza ostetrica e ginecologica che oggi, mercoledì 1 marzo 2023, segna l’atto di nascita pubblico del omonimo Movimento #ANCHEAME e ne sottoscrive gli intenti.
La premessa è necessaria, per onestà intellettuale e completezza di informazione.

“In quanto cittadine, attiviste, giornaliste, avvocate, comunicatrici, mediche e madri, abbiamo scelto di intraprendere un’azione concreta e collettiva per decostruire l’attuale narrazione della maternità sacrale e perfomativa e contribuire attivamente a creare una nuova cultura della genitorialità, della cura e della salute ginecologica e riproduttiva. Lo scopo è quello di creare occasioni online e offline di discussione, di indagine, studio del fenomeno ed educazione con il fine ultimo di presentare una proposta di legge volta a regolamentare gli ambienti dedicati alla maternità, alla genitorialità e alla salute intima, e la formazione del personale adibito secondo criteri specifici che non lascino margine di libera interpretazione”.

Le parole conclusive del Manifesto #ANCHEAME, firmato da 14 professioniste e attiviste, sintetizzano gli intenti del Movimento che si è costituito mosso dalla necessità di denunciare un problema sistemico, sottostimato, e addirittura normalizzato al punto che ogni anno, in Italia, decine di migliaia di donne subiscono varie forme di violenza ostetrica durante il parto (e quasi la metà delle partorienti dichiara di essere stata vittima di pratiche lesive per la propria dignità psicofisica).

Tutto questo accade nel silenzio, dettato dalla vergogna e, per molte persone, dalla convinzione di essere sole o che gli abusi subiti siano normali. Non lo sono, e tra gli obiettivi di #ANCHEAME c’è, a monte, la creazione di una nuova consapevolezza ginecologica e riproduttiva, indispensabile affinché ogni persona sia dotata degli strumenti per riconoscere gli abusi, difendersi e pretendere un trattamento dignitoso.

Il Manifesto #ANCHEAME completo e le firmataria

Il Manifesto completo è visibile qui:

Insieme ai nomi delle firmatarie, che sono: Iris Babilonia, creator, Francesca Bubba, divulgatrice e attivista per i diritti della maternità, Daniela Cremona, creator, imprenditrice, attivista (grassofobia e maternità), Sasha Damiani, medica anestesista e co-founder di Mamme a Nudo, Ilaria Maria Dondi, giornalista professionista, direttrice responsabile di Roba da Donne, Francesca Fiore e Sarah Malnerich, co-founder di Mammadimerda, Ella Marciello, creative director e attivista (gender gap e narrazioni non stereotipate), Valentina Melis, attrice e attivista, testimonial Differenza Donna, Gaia Rota, digital strategist, creator e attivista, Francesca Salviato, avvocata esperta in diritto della famiglia e delle persone, autrice del podcast Parto Male, Serena Saraceni, medica psichiatra, Angelica Savoini, avvocata, specializzata in diritto antidiscriminatorio e del lavoro, Gaia Spizzichino, content curator.

Poteva succedere #ANCHEAME

#ANCHEAME, del resto, è tante altre cose insieme: un movimento e un manifesto, certo, ma pure un hashtag e un luogo digitale di incontro (l’account Instagram @ancheame_) creati allo scopo di essere punto di partenza, collettore e cassa di risonanza per liberare le voci delle persone vittime di violenza ostetrica o ginecologica, finora silenziate, delegittimate, relegate alla vergogna; ripensare il concetto di salute ginecologica e riproduttiva, e non ultimo, coinvolgere professioniste/i ed esperte/i del tema nella realizzazione della proposta di legge.

L’idea di unire le forze è nata a seguito dei recenti fatti di cronaca avvenuti all’ospedale Pertini di Roma nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, e portati alla conoscenza dell’opinione solo alcuni giorni più tardi. È per unirsi al dramma di questa madre, il cui neonato è morto presumibilmente soffocato dalla donna crollata esausta nel sonno dopo 17 ore di travaglio, che migliaia di donne hanno scelto di uscire dall’anonimato delle statistiche della violenza ostetrica, rappresentarsi da sole, alzare e unire le loro voci e dire:

è successo #ANCHEAME, io sono solo più fortunata di quella madre,
ma la realtà è che poteva succedere anche a me, e #ANCHEAME è successo

  • di essere vittima di violenza ostetrica o ginecologica,
    o di assistervi, senza sapere cosa fare, senza sapere che era mio diritto dire basta, spesso senza neppure rendermi conto che in quel momento stavo subendo (o assistendo) a un abuso;
  • di essere silenziata,
    nel nome di una narrazione romanticizzata e totalizzante della maternità, che promuove il sacrificio e il dolore della donna a manifestazioni d’amore propedeutiche all’instaurarsi del legame tra madre e bambino;
  • di essere delegittimata,
    perché “non esagerare, abbiamo partorito tutte così”, “i figli le donne li hanno sempre fatti e cresciuti senza fare tante storie”; o perché non madre; o perché donna o persona con utero che, per scelta o per cause indipendenti dalla propria volontà, si sottrae all’adempimento del presunto dovere al figlio.
  • di essere sfiancata,
    dall’ideologia della maternità performativa che esorta le donne a diventare madri sin da bambine e le madri ad andare oltre i limiti psico-fisici per il benessere del figlio e a camuffare sotto il nome di bilanciamento vita-lavoro un lavoro h24 senza interruzioni;
  • di essere colpevolizzata,
    perché ritenuta perennemente insufficiente e spronata a sviluppare competenze maternali che vengono vendute come naturali e capitalizzate in corsi autocertificati e di dubbio valore, che impoveriscono le donne con il ricatto del benessere del figlio.

Che sia successo anche a noi, firmatarie del Manifesto, lo abbiamo scritto prima ognuna sui propri canali; io nell’articolo che segue

Poi però ci siamo incontrate offline, perché la tragedia di una non diventasse il motore di un’onda emotiva potente e importante, quanto destinata a esaurirsi senza cambiare nulla, in attesa che tocchi a un’altra.

#ANCHEAME nasce con la volontà di raccogliere il dolore e il vissuto di tante di noi e andare oltre al singolo fatto, perché le cose cambino,

perché quello che abbiamo subito noi e molte altre persone che, se vorranno potranno far sentire la loro voce, non tocchi ad altre.

#ANCHEAME: fai sentire la tua voce

A questo proposito, chiunque voglia partecipare al movimento lo può fare, unendosi alla pagina e rispondendo a questa call:

La proposta di legge #ANCHEAME

Della proposta di legge d’iniziativa popolare ci sarà modo di parlare.
Anche in questo caso è importante dire che vuole essere un’azione collettiva, capace di fare sinergia tra medici e mediche, ostetriche o ostetrici, ricercatori e ricercatrici, ma anche associazioni, enti o istituti. Da qui, questa call to action agli addetti e alle addette ai lavori:

La rivoluzione culturale ed educativa di cui ci facciamo promotrici passa attraverso il ripensamento di vari ambiti e aree di intervento che, nei prossimi giorni, saranno esplicitati sulla pagina Instagram #ANCHEAME e, quindi, oggetto di approfondimento, studio e proposte atte a un cambiamento sociale, sanitario e politico.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!