E’ stata pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale la determinazione 62/2018 che autorizza la commercializzazione di cenegermin, il principio attivo sviluppato da Dompé nel collirio Oxervate, azienda biofarmaceutica italiana per la cura della cheratite neurotrofica moderata o grave, una malattia rara e invalidante dell’occhio, ad oggi orfana di trattamento. La stringata pubblicazione autorizza la vendita in Italia del collirio anti-cecictà nato dalla ricerca e dall’intuizione di Rita Levi Montalcini e per la quale la scienziata italiana è stata insignita del Premio Nobel.

Un viaggio lungo quello intrapreso dal collirio anti-cecità. Alla base di cenegermin ci sono decenni di ricerca “Made in Italy”, a partire dagli studi del Premio Nobel Rita Levi Montalcini che scoprì il nerve growth factor (NGF), per giungere poi alla collaborazione tra la casa farmaceutica Dompè e i centri di eccellenza in oftalmologia rinomati a livello internazionale. Cenegermin è il nome del principio attivo del farmaco sviluppata e messa a punto attraverso un processo produttivo biotecnologico originale.

Nel 2015 il collirio è stato designato come farmaco orfano in Europa per il trattamento della cheratite neurotrofica, malattia rara dell’occhio che colpisce meno di 5 persone su 10.000 e per la quale non esistevano, ad oggi, farmaci approvati. Il collirio è l’unico, al momento, che può aiutare a ripristinare i normali processi di guarigione dell’occhio e riparare il danno della cornea.

A luglio 2017 il farmaco aveva ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte della Commissione Europea e il prodotto, già in commercio in Germania da Novembre 2017, ha ricevuto l’analoga autorizzazione anche da parte dell’FDA americana.

La casa farmaceutica ha confermato che produrrà  il collirio nello stabilimento dell’Aquila e Rita Levi Montalcini prima di morire è riuscita a vedere ormai realizzato il suo lavoro di ricerca che oggi diventa un farmaco a tutti gli effetti. Prima di spegnersi nel 2012, all’età di 103 anni, la scienziata ha lasciato una grande traccia nella cultura italiana paragonando la sua ricerca scientifica ad un’opera d’arte: “La saga del Nerve Growth Factor (NGF) offre un esempio tipico di come la scoperta scientifica si differenzia dall’opera d’arte, non soltanto nell’origine, ma anche nelle tappe successive che hanno aperto all’osservatore nuovi orizzonti. Si tratta di un processo creativo in continua evoluzione.” 

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