La sparatoria è avvenuta poco dopo le 8.30, mercoledì mattina. L’autore è un 13enne, Kosta Kecmanovic, che è arrivato alla scuola Vladislav Ribnikar con una borsa contenente una pistola calibro nove, un’altra arma di piccolo calibro e quattro bottiglie molotov.

Il 13enne ha aperto il fuoco con la pistola, che aveva rubato al padre, uccidendo sul colpo 8 alunni suoi coetanei, 7 ragazze e un ragazzo, che avevano tutti un’età compresa fra i 12 e i 14 anni, e una guardia giurata. Kecmanovic ha inoltre ferito altri 6 ragazzi e una insegnante.

Sono Kosta Kecmanovic, ho tredici anni. Venite alla scuola Ribnikar, ho sparato ai miei compagni”, queste le parole del giovane, che dopo la sparatoria ha chiamato il commissariato centrale della polizia di Belgrado per autodenunciarsi, come ha riferito in conferenza stampa il capo della polizia di Belgrado Veselin Milic.

Il ragazzo è stato arrestato poco dopo dalla polizia nel cortile della scuola, e non ha accennato ai motivi del suo gesto. Non avendo compiuto ancora 14 anni, però, in base alla legge serba, il giovane non è penalmente perseguibile. Il suo avvocato ha detto alla stampa che dopo l’interrogatorio della polizia in presenza dei genitori potrà essere rilasciato.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic, comunque, ha annunciato alla stampa che il ragazzo sarà trasferito in un istituto psichiatrico.

Anche il padre 48enne del ragazzo, un medico radiologo, proprietario della pistola con la quale il figlio ha fatto fuoco, è stato arrestato perché sembrerebbe fosse solito portare con sé il figlio al poligono di tiro. L’uomo ha raccontato di aver tenuto le armi chiuse in una cassaforte, anche se sembra che il figlio fosse evidentemente a conoscenza del codice segreto per aprirla. Anche la madre del ragazzo, avvocata, è stata fermata.

Dalle prime indagini è emerso che il 13enne aveva pianificato la strage da almeno un mese, perché le autorità hanno rinvenuto in suo possesso una piantina della scuola e anche un elenco di allievi da uccidere.

Branko Ruzic, ministro dell’Istruzione, ha dichiarato alla stampa che le lezioni riprenderanno domani con un minuto di silenzio in tutte le scuole della Serbia. “Quella di oggi è stata la tragedia più grave che ha colpito la Serbia e il nostro sistema d’istruzione nella storia recente”, ha detto.

Il governo serbo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, dal 5 al 7 maggio.

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