Catania, in strada dentro una cesta un neonato abbandonato

A trovare il piccolo è stata una passante, che ha subito avvertito il 112. Il bimbo si trova in ospedale ed è in buona salute. Nel nostro Paese questo fenomeno non è il solo segnale che le gravidanze, l’aborto e tutto quello che rientra nel sostegno alla maternità non è sufficiente.

In Italia continuano gli abbandoni neonatali. A volte in luoghi più o meno sicuri, qualcuno riesce a salvarsi, spesso invece, vanno purtroppo incontro ad un triste destino. Quest’ultimo caso non riguarda la storia di un bimbo appena nato trovato in una cesta. Vi raccontiamo l’accaduto.

A Catania in Sicilia, un neonato ancora con il cordone ombelicale attaccato, è stato ritrovato dai carabinieri in una cesta, avvolto da una coperta. Le sue condizioni di salute sono considerate buone dai medici che lo hanno visitato. La cesta è stata lasciata in una zona popolosa della città dietro un muretto diroccato. A sentire il pianto del neonato una passante, che ha chiamato subito le forze dell’ordine.

Il piccolo è stato accudito dai carabinieri che, dopo averlo avvolto in un’altra copertina pulita fornita da una residente della zona, lo hanno adagiato nell’auto di servizio in attesa dell’arrivo dei medici del 118. Il neonato è stato quindi portato con un’ambulanza all’ospedale Garibaldi di Nesima della città.

Qui i medici ne hanno constatato l’ottimo stato di salute disponendo comunque, per precauzione, il ricovero nel reparto di Neonatologia dove rimarrà in osservazione. La Procura ha aperto un’inchiesta sull’accaduto, mentre i carabinieri stanno cercando di identificare la madre e l’autore dell’abbandono. Nel nostro Paese questo fenomeno non è il solo segnale che le gravidanze, l’aborto e tutto quello che rientra nel sostegno alla maternità non è sufficiente.

I dati parlano chiaro secondo un articolo del quotidiano “La Repubblica”: sono 400 i parti anonimi e ogni anno aumentano del 20%. Il 70% per cento delle donne è composto da immigrate, il restante 30% da italiane giovanissime. Quando parliamo di “madri segrete” e quindi di anonimato, facciamo riferimento al diritto all’anonimato, ribadito nel 1975 proprio con la riforma del diritto di famiglia. Rafforzato ancora dal Dpr 396 del 2000, che protegge “l’eventuale volontà della madre di non essere nominata” e sancisce il divieto di fare ricerche sulla paternità.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!