Claudio Bisio: "Senza mia moglie non sopravvivrei". Può la dipendenza essere romantica?

"Non sopravvivrei senza di lei". Le parole di Claudio Bisio nei confronti della moglie sono romantiche o sono potenzialmente rischiose, come sostenuto da Selvaggia Lucarelli?

Recentemente, intervistato dal Corriere, l’attore e conduttore Claudio Bisio ha parlato del rapporto con la moglie, Sandra Bonzi, con cui fa coppia dal 1992, e sull’ipotesi di una loro separazione ha detto:

Non succederà mai che Sandra Bonzi mi lascerà, ne sono certo, ma se per assurdo dovesse farlo io qui dico una cosa che vorrei che tutti sapessero… Non sopravvivrei. Mi sentirei completamente perduto. Lei possiede certi comandi che mi tengono vivo.

L’affermazione di Bisio potrebbe sembrare molto romantica, una di quelle che solo una persona estremamente innamorata può dire, ma non tutti sono d’accordo con questa interpretazione.

La giornalista Selvaggia Lucarelli, ad esempio, ha sottolineato altri aspetti nelle parole del comico, che certamente, va detto, sono state pronunciate in assoluta buona fede e senza la benché minima intenzione di dare il la a polemiche di alcun tipo; tuttavia, anche la riflessione proposta da Lucarelli, in virtù anche della propria esperienza personale, è interessante e merita di essere valutata.

[…] Dire che non sopravviveremmo alla fine di un amore è un meraviglioso artifizio retorico, un’iperbole, ma è falso – scrive la giornalista –  Alla fine di un amore – per fortuna – si sopravvive. La narrazione per cui la nostra stessa esistenza/sopravvivenza dipenderebbe dall’altro è (forse) buona al massimo per slanci poetici e Baci Perugina, ma non per dichiarazioni pubbliche. Così come la frase ‘lei possiede certi COMANDI che mi tengono VIVO’. Nessuno dovrebbe possedere comandi, nessuno ci tiene vivi, se non noi stessi e una vita piena in cui le relazioni arricchiscono, non TENGONO IN VITA […]

[…] L’idea che senza l’altro si sia morti, che l’altro governi la nostra vita e che se ne sia dipendenti non è romantica. È alla base di quei pericolosi retaggi culturali per cui, nella migliore delle ipotesi, si rimane impantanati in relazioni velenose e svilenti perché ‘senza l’altro non sono nessuno’ e nella peggiore ‘ti uccido perché non puoi esistere senza di me, io devo essere il tuo tutto’.

Il concetto espresso da Lucarelli, in sostanza, è che spesso, seppur armati dalle migliori intenzioni – come appunto nel caso di Bisio – si finisce talvolta, attraverso certe espressioni, con il romanticizzare un’idea di relazione che è in realtà poco sana, perché sottende a un rapporto di dipendenza affettiva che, come sappiamo, è decisamente pericoloso.

Questo, naturalmente, non vuole in alcun modo dire che sia questo il caso specifico di Bisio e della moglie; quello di Lucarelli è piuttosto un invito a chi, come lei, riveste un ruolo pubblico ed è quindi in un certo senso influenzatore dell’opinione pubblica, di scegliere con cura le proprie parole, anche quando si parla di amore, affinché non si dia adito a possibili interpretazioni distorte o a giustificazioni di gesti che con l’amore, certamente, non hanno nulla a che fare.

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