La domanda che ci si pone è proprio questa “Congedo mestruale pagato” sì o no?!

Le donne meritano il privilegio di restare a casa in malattia i giorni delle mestruazioni quando crampi, irritabilità e ormoni distraggono dai compiti quotidiani?

E poi, siamo proprio sicure di parlare di “privilegio”?!

La questione non è così banale e le donne in primis si dividono sull’argomento.

Il congedo mestruale però è un’esperienza già attiva da tempo in diversi paesi asiatici e il dibattito si è acceso anche in Occidente. L’HuffingtonPost affronta la questione attraverso altri due canali di informazione, The Atlantic e Slate, che per primi si sono occupati dell’argomento, attraverso interviste e una ricerca storica che davvero nessuno si sarebbe aspettato.

In Oriente esiste un vero e proprio “congedo mestruale” che permette alle donne di restare a casa nei giorni in cui le mestruazioni e i disagi che questo comporta sono più forti, ingestibili a quanto pare.
Tutto questo però non è ancora possibile nel resto del mondo.

È giusto che i giorni di ciclo diventino dei giorni di invalidità?!

Secondo diversi sondaggi, anche scientifici, oltre il 20% delle donne soffre di dolori mestruali che interferiscono con le attività quotidiane, proprio come un brutto raffreddore o un’influenza.

Il Congedo Mestruale nel Mondo

In Giappone il congedo mestruale esiste dal post-seconda Guerra Mondiale. Secondo una legge del 1947 infatti, tutte le donne che soffrono di mestruazioni dolorose hanno la possibilità di usufruire del “seirikyuuka”, letteralmente tradotto in “congedo fisico”.

Nel momento in cui la legge fu approvata, le condizioni della donna sul lavoro non erano certo delle migliori: in fabbriche, miniere e stazioni i servizi igienici erano totalmente assenti e questo complicava maggiormente lo stato fisico delle donne sotto ciclo.

Una legge che, secondo il ricercatore Alice J.Dan, è simbolo di emancipazione. Le donne diventano capaci di parlare con i loro corpi e ottenere il riconoscimento sociale come lavoratrici, al pari degli uomini.

Il numero di donne che ora come ora usufruisce del congedo mestruale è decisamente inferiore a quando fu abrogata la legge, ma le lavoratrici asiatiche hanno ancora la certezza di potersi aggrappare a questo beneficio ogni qual volta lo desiderino.

L’attuale legislazione che riguarda il congedo mestruale in Taiwan è molto più recente. Nel 2013 l’emendamento del lavoro per l’uguaglianza di genere ha garantito alle lavoratrici tre giorni di congedo mestruale annuo, in aggiunta a 30 giorni di assenza giustificata per malattia. I tre giorni in eccesso, rispetto agli uomini, sono stati concessi dopo una coalizione politica al femminile decisa a rivendicare un diritto fondamentale delle donne.

Le donne indonesiane invece hanno diritto a ben due giorni al mese per il congedo mestruale, anche se molte aziende ignorano la suddetta legge. Per questo motivo, in tempi recenti, una delegazione di lavoratrici ha richiesto ai candidati alle presidenziali di controllare la discriminazione sul posto di lavoro, comprendendo gli abusi per congedo mestruale.

Il congedo mestruale in SudCorea è stato ammesso nel 2001, anche se la legge è stata criticata per una forma di discriminazione al contrario, quindi a danno degli uomini. La cultura del lavoro, non a caso, in Corea è fortemente maschilista.

In Asia è viva  la credenza popolar-scientifica che le donne che non si riposano durante il ciclo presenteranno poi molte difficoltà durante il parto.
Una legge a tutela della natività, dunque.

In Russia l’anno scorso è stato proposto un progetto di legge che prevede due giorni di riposo al mese. Le donne in quei giorni avvertono il disagio sia fisico che psicologico: la memoria si riduce, il lavoro non viene portato a termine e il disagio emotivo si ripercuote su tutta l’azienda.
Questo disegno di legge, come si può immaginare, è stato condannato dalle femministe russe.

Le mestruazioni rappresentano in tutto il mondo non solo un problema medico, ma anche sociale.

Forse in Occidente non siamo ancora pronti, o forse il nostro ruolo da donne è ormai eccessivamente multitasking che una richiesta di benefit per congedo mestruale (pagato) rischierebbe solo di creare ilarità e incomprensioni di vario tipo da parte di imprenditori concentrati al guadagno e non all’incentivare i propri dipendenti.

Il Congedo Mestruale in Italia

Se prendiamo l’Italia come Paese specifico abbiamo ben poco da sperare.

In un Parlamento dove l’Assenteismo ebbe la meglio anche durante l’approvazione di una legge contro la violenza sulle donne; in un Paese dove ormai la parola “Crisi” è il capro espiatorio per bocciare progetti, sottopagare dipendenti, rimandare contratti regolari, dove il curriculum vitae deve essere ritoccato al contrario, escludendo diverse esperienze, per non essere considerati troppo qualificati e di conseguenza scartati, dove i lavoratori gioiscono per 80euro in più mensili; in un Paese dove esistono contratti senza permessi, senza mutua e senza contributi, il congedo mestruale è una questione ridicola.

Come dei criceti andiamo avanti ad accontentarci delle briciole, mentre il resto del mondo, quello che una volta era considerato “sottosviluppato” cresce giorno dopo giorno e diventa patria delle nuove potenze mondiali.

A noi non offriranno mai il congedo mestruale retribuito.
A noi devono bastare cioccolata, Moment e stupide commedie sentimentali.

Cosa ne pensate? Rispondete al sondaggio e dite la vostra nei commenti qui sotto!

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