È una decisione storica quella che è stata presa lo scorso 26 gennaio dalla Corte d’Appello di Milano e che prevede il pagamento da parte dell’INPS dell’assegno di reversibilità al figlio di una coppia dello stesso sesso, dopo la morte del genitore non biologico.

Si tratta della prima volta in Italia e segna una conquista fondamentale per i diritti delle famiglie arcobaleno, dimenticate e discriminate per troppo tempo, specie nel nostro Paese. Una simile sentenza era già stata ottenuta in altri casi dal coniuge sopravvissuto di coppie unite civilmente, ma mai da un figlio “non biologico” di coppie omogenitoriali.

Come riporta Repubblica, la sentenza riguarda una vicenda accaduta nel 2015, prima che in Italia arrivassero le unioni civili e le adozioni speciali per i figli delle coppie gay. Giulio e Corrado (due nomi di fantasia) sono i genitori di Luca, nato con gestazione di supporto negli Stati Uniti nel 2010 e poi cresciuto a Milano da entrambi i genitori, sposatisi in America. Corrado è il genitore biologico, mentre suo marito, Giulio, il “padre intenzionale”, ossia il padre non biologico che per lo Stato italiano risulta inesistente e che la Legge italiana ancora stenta a riconoscere.
Giulio muore all’improvviso per un infarto a soli 40 anni, senza aver potuto ancora riconoscere in Italia il piccolo Luca. Per lo Stato e la Legge, quindi, Giulio risulta essere un fantasma per Luca.
La battaglia è stata portata avanti e vinta in appello dall’avvocato Alexander Schuster, che racconta i passi burocratici e giuridici che sono stati compiuti per arrivare a un riconoscimento legale a tutti gli effetti:

Con un lungo lavoro burocratico e giuridico, grazie anche all’intelligenza di una funzionaria di anagrafe, nel 2017 siamo riusciti a far trascrivere, post mortem, il certificato di matrimonio americano di Giulio e Corrado. E il certificato di nascita di Luca che negli States risultava con due papà.

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L’avvocato, sebbene sottolinei la conquista ottenuta con la storica sentenza, pone una questione centrale, quella della cancellazione di un genitore, e delle discriminazioni e mancanze di tutele giuridiche e civili, che le famiglie arcobaleno si trovano ancora oggi a vivere.

È una sentenza storica in una situazione che mette il diritto spalle al muro di fronte ad un dramma. La Corte di appello di Milano fa giustizia e condanna l’Inps a riconoscere a questa famiglia gli stessi diritti che riconosce ad ogni altra famiglia. Le famiglie arcobaleno non vivono solo la gioia e le emozioni della genitorialità. Esse vivono anche dolorosi conflitti di coppia. Esse vivono i drammi di una morte inattesa e prematura.

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