Coronavirus: quali scenari per il nostro futuro?

Cosa accadrà alla fine di questa epidemia? Ce ne saranno altre? Secondo diversi scienziati, il Covid-19 potrebbe ripresentarsi ciclicamente come l'influenza stagionale. Tuttavia il distanziamento sociale potrebbe non essere così stringente in futuro.

Il Covid-19, che secondo i dati registrati dalla Johns Hopkins University avrebbe già causato oltre 130mila vittime su circa 2 milioni di casi accertati in tutto il mondo, potrebbe ritornare ciclicamente, un po’ come avviene con le influenze stagionali.

Il distanziamento sociale, arma principale con la quale stiamo combattendo il propagarsi del virus, potrebbe essere quindi necessario anche in futuro, quando si verificheranno nuove ondate epidemiche.

Per migliorare l’efficacia delle misure di contenimento serviranno però studi sierologici più approfonditi sulla durata dell’immunità acquisita dalle persone già contagiata, sulla quale sappiamo poco al momento. A supportare l’ipotesi secondo la quale il Covid-19 si ripeterà in futuro con un “andamento stagionale” è uno studio appena pubblicato sulla rivista Science dal team di Stephen M. Kissler dell’Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston (Stati Uniti).

Uno degli scenari che più preoccupano i ricercatori è, inoltre, quello in cui il virus tornerà a diffondersi subito dopo la revoca delle misure di contenimento e, quindi, già a partire dall’estate.

La scoperta di nuove terapie antivirali potrebbe aiutare a contenere le prossime epidemie e, di conseguenza, rendere meno stringenti le misure di distanziamento sociale. Tuttavia, in mancanza di un vaccino, le ondate epidemiche potrebbero verificarsi per diversi anni.
Nel mentre ci sarà tempo per le strutture ospedaliere per farsi trovare pronte, con l’installazione di nuovi posti per le terapie intensive. In questo momento i ricercatori stanno facendo di tutto per trovare più approcci alternativi possibili.

Un altro rischio è quello che il Sars-Cov-2 possa mutare nel corso del tempo e diventare più pericoloso. Già con l’arrivo in Europa il nuovo coronavirus sarebbe diventato più contagioso, secondo quanto sostengono gli scienziati dell’Institute of Human Virology (Ihv) dell’Università del Maryland guidati da Robert C. Gallo e Davide Zella insieme a Massimo Ciccozzi e Silvia Angeletti dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e in collaborazione con Area Science Park di Trieste guidati da Rudy Ippodrino e Bruna Marini.

I ricercatori avrebbero infatti individuato una nuova mutazione (naturale ndr) del virus Sars-Cov-2 nell’enzima polimerasi. Lo studio, pubblicato sul ‘Journal of Translation Medicine’, ipotizza una possibile coesistenza di ceppi virali in grado di mutare in modi diversi. Non sarebbe comunque una notizia tragica: studiare il modello con cui avvengono queste mutazioni è infatti molto importante per la realizzazione di un vaccino specifico.

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