Uno studio pubblicato sulla Rivista Internazionale Science of the Total Environment ha destato grande preoccupazione. Si è infatti rilevata la presenza di plastica nello sperma umano, la quale potrebbe causare alterazioni di diverse funzioni fisiologiche, tra cui la riproduzione.

Lo studio è stato condotto sulla base del progetto EcoFoodFertility, la prima ricerca al mondo che si focalizza sul biomonitoraggio umano in relazione al rapporto con l’ambiente, l’alimentazione e la salute riproduttiva. Da tempo si sospettava che la presenza di inquinanti nell’ambiente potesse tradursi in un rischio maggiore per la salute dell’essere umano. E lo studio in questione ne ha fornito la prova definitiva.

La ricerca – guidata dal dottor Luigi Montano e presentata in anteprima al Congresso della S.I.R.U. (Società Italiana della Riproduzione Umana in corso a Siracusa) – ha analizzato 10 campioni di seme prelevati da uomini sani e non fumatori residenti in un’area inquinata della Campania. Tali campioni sono stati analizzati mediante Microspettroscopia Raman, che ha valutato la presenza di microplastiche, e la loro forma, colore e dimensioni, oltre alla composizione chimica.

In ben sei dei dieci campioni sono stati rinvenuti 16 frammenti microplastici pigmentati (di dimensioni minuscole, comprese tra 2 e 6 micron) aventi forma sferica o irregolare. Come si legge nell’abstract, “la composizione chimica ha mostrato la presenza di polipropilene (PP), polietilene (PE), polietilene tereftalato (PET), polistirene (PS), polivinilcloruro (PVC), policarbonato (PC), poliossimetilene (POM) e acrilico, suggerendo l’ingestione e/o l’inalazione come via di esposizione alle microplastiche ambientali”.

Secondo i ricercatori, le microplastiche vanno ad accumularsi nel seme probabilmente attraverso l’epididimo e le vescicole seminali, “che sono le più suscettibili all’infiammazione”. Gli studiosi hanno rilevato inoltre una presenza maggiore di microplastiche in relazione alla più scarsa qualità seminale, ma si tratta di una ipotesi che necessita di ulteriori approfondimenti.

“Dato il declino globale della qualità del seme negli ultimi decenni, è necessario agire per fermare l’aumento esponenziale dei rifiuti di plastica poiché influisce sul processo riproduttivo”, scrivono gli autori.

“L’origine di questi frammenti potrebbe essere varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il viso e il corpo, adesivi, bevande, cibi o anche particelle areodisperse nell’ambiente, per cui le vie di ingresso nell’organismo umano possono avvenire attraverso l’alimentazione, la respirazione ed anche la via cutanea” rivelano le professoresse partecipanti allo studio Oriana Motta, Maria Ricciardi ed Elisabetta Giorgini.

“Si stanno continuando ad indagare altre matrici umane che, se confermate negli esperimenti in corso, rappresenterebbero una dimostrazione di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato; averle già trovate in una matrice così sensibile per la conservazione e l’integrità del nostro patrimonio trasmissibile di certo non è una notizia confortante, è a rischio il futuro della nostra specie oggi più che mai minacciata nella sua essenza”, conclude Montano.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!