Il mondo del lavoro sta cambiando, che ci piaccia o meno. Nel contesto attuale, la Generazione Z – composta da giovani nati tra il 1996 e il 2010 – sta emergendo come una forza trainante destinata a trasformare radicalmente il modo in cui concepiamo l’impiego e le carriere.

Entro il 2025, secondo le previsioni del World Economic Forum, questa generazione rappresenterà il 27% della forza lavoro nei Paesi dell’OCSE, e la loro influenza non farà che crescere negli anni successivi. Guardando al 2030, sia la Generazione Z che la Generazione Y insieme costituiranno il 75% dei lavoratori globali.

I giovani di oggi, tra i 18 e i 25 anni, non sono solo alla ricerca di un lavoro, ma di un significato e di un impatto sociale che vada oltre il semplice guadagno economico. Sono ragazzi che vogliono carriere che riflettano i loro valori, che contribuiscano positivamente alla società, e che siano allineate con le loro preoccupazioni per l’ambiente e il benessere personale. Secondo un sondaggio condotto da EY, il 63% della Generazione Z considera fondamentale lavorare per un datore di lavoro che condivida i propri valori, e oltre la metà di loro (57%) privilegia ambienti di lavoro che offrano flessibilità per bilanciare vita personale e professionale.

Questa richiesta di flessibilità non è sinonimo di mancanza di ambizione, ma rappresenta un cambiamento di paradigma nel quale la qualità della vita e la realizzazione personale sono poste al centro dell’esperienza lavorativa. All’interno di questo scenario, l’Employer Branding assume un ruolo cruciale.

Questa strategia, ideata per promuovere l’immagine aziendale sia all’interno che all’esterno, è essenziale per attrarre e trattenere i giovani talenti. Definito per la prima volta nel 1996 da Simon Barrow, l’Employer Branding consiste nella creazione di una percezione positiva dell’azienda come datore di lavoro, evidenziando i benefici funzionali, economici e psicologici associati al lavoro per una determinata impresa.

Un Employer Branding efficace non solo rafforza la reputazione di un’azienda ma può anche ridurre il turnover dei dipendenti e attrarre candidati di alto livello. La chiave è creare un ambiente di lavoro che rispecchi i valori aziendali, promuova la crescita professionale e personale, e sia in sintonia con le aspettative delle nuove generazioni. Secondo una recente ricerca di Randstad, i giovani lavoratori italiani tra i 18 e i 24 anni cercano principalmente un equilibrio tra lavoro e vita privata, un’atmosfera di lavoro piacevole, e opportunità di crescita professionale.

C’è poco da fare, quindi: le aziende dovranno adattarsi a queste aspettative, introducendo maggiore flessibilità e supporto per la salute mentale, promuovendo la diversità e l’inclusione e costruendo un ambiente che valorizzi l’autenticità e il benessere dei dipendenti. Per la Generazione Z, l’impatto tangibile e il supporto psicologico sono essenziali, e le imprese che non riescono a soddisfare queste esigenze rischiano di perdere i talenti migliori.

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