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"Cosa è successo con i ragazzi che ho conosciuto su un’app di incontri”

Questo è il "sequel" dell'esperimento di A. che a 35 anni ha provato per la prima volta un'app di incontri per un mese. Quello che era successo ve lo avevamo già raccontato. Ora le abbiamo chiesto di aggiornarci su cosa è successo con i ragazzi incontrati a distanza di un po' di tempo dalla conclusione del test.

In primavera avevamo fatto un “esperimento sociale”: avevamo scelto di provare un’app di incontri, per la prima volta, per un mese.
In realtà A. non è molto d’accordo su questo plurale, nel senso che se la scelta è stata comune, l’esperimento non ha riguardato tutte noi della redazione ma unicamente lei, scelta all’unanimità per un preciso motivo: era (è?) single e, quindi sì, abbiamo provato a piazzarla.
Così è toccato a lei iscriversi a Once, un’app di dating di cui abbiamo già parlato più volte e che ha due peculiarità rispetto alle altre.
La prima riguarda il fatto che a ogni utente viene proposto un solo profilo al giorno in esclusiva (per quelle 24 ore, insomma, non c’è il rischio che passi un’altra e te lo freghi!); la seconda è che l’abbinamento viene fatto da consulenti in carne e ossa, chiamati matchmaker, che sulla base delle informazioni in loro possesso e delle potenziali affinità scelgono quale profilo presentarti.

Le premesse, se vi ricordate, non erano buonissime. Nel senso che A. è una di quelle single che un tempo qualcuno avrebbe definito “zitelle”, disincantata dagli uomini e con zero voglia di imbarcarsi in una relazione, ma soprattutto ostile come poche all’idea di mettere la sua faccia tra quelle degli iscritti a un’applicazione di incontri cercando l’amore così come, fino all’altro ieri, pensava (e noi con lei) facessero solo gli sfigati o i maniaci.

Il risultato? I pregiudizi di A. (e i nostri) hanno trovato sì conferma in qualche singolo individuo – ma quel tipo di pretendente lo trovi un po’ ovunque, anche dal vivo, senza troppo fatica -, ma si sono più che altro piacevolmente frantumati di fronte a un’esperienza che si è rivelata divertente e soprattutto arricchente, a prescindere dall’obiettivo amore della vita.

Cos’era successo ad A. nel suo mese di esperimento sociale ce lo aveva spiegato lei stessa in questo post

che, qualcuno forse ricorderà, si era concluso con 5 ragazzi incontrati di persona e un bilancio, testuali parole, di questo tipo:

Morale della favola: se siete arrivate alla fine di questo esperimento sociale solo per scoprire se ho trovato l’uomo della mia vita, vi dico no, non l’ho trovato. Non lo sto neppure cercando, a dire il vero, e molto probabilmente se anche lo incontrassi non lo vorrei. Probabilmente vedrò ancora Andrea, perché è stato un bell’incontro e non al solo scopo di capire se c’è spazio per altro.

Ma è stato divertente. Ho conosciuto persone che altrimenti non avrei mai incontrato e, soprattutto, ho capito, ancora una volta, che i pregiudizi sono, come la parola stessa dice, dei giudizi dati a priori, senza conoscere ciò di cui si sta parlando e, quindi, stupide barriere che ci fanno criticare qualcosa solo perché non rientra nel nostro mondo.

Ora capisco perché Z. e altre amiche sono iscritte a Once e cosa possa offrire un’app di incontri seria, se usata in modo corretto e non per “fuggire” dalle interazioni sociali dal vivo. Non so se userò ancora Once, forse non con la costanza quotidiana di questo test, ma sono ancora iscritta e, un mese fa, avrei giurato di cancellare il mio account allo scoccare del 30esimo giorno.

E quindi? A distanza di 3 mesi da quel test, non potevamo non andare a farci i fatti di A. e, in particolare, a chiederle cosa è successo poi con Luca e Andrea…
Ed ecco il sequel, da qui in poi lasciamo la parola a A.:

Allora, cominciamo da Marco, quello che avevo definito l’amico.
Di lui avevo scritto

Marco è stato il primo raggio dopo una decina di giorni in cui non facevo che ripetere “avevo ragione io” (il riferimento è ad alcune conoscenze di casi umani che in prima battuta mi avevano confermato i pregiudizi sull’uso di un’app di incontri). Carino, senza le tartarughe in vista degli altri, alla mano e molto simile a me, con una passione condivisa a livelli nerd per Quentin Tarantino. Ci siamo dati appuntamento per un aperitivo: è stato un po’ imbarazzante all’inizio, ma divertente poi.
Cosa non ha funzionato? Nulla. Solo non è scattata – credo da entrambe le parti, ma ho il dubbio che lui, da signore, non abbia voluto forzare la mano – la chimica che fa sì che un potenziale amico sia altro… Ora siamo in contatto su Facebook e ogni tanto ci scambiamo commenti, like e qualche messaggio. Ho guadagnato un amico.

Su di lui ho poco da aggiungere, se non che le interazioni su Facebook sono forse un po’ più sporadiche dei primissimi tempi, ma tant’è.

Il secondo ragazzo che ho incontrato è stato Simone, di cui scrissi

Simone l’ho incontrato ma con un’amica (devo essere rimasta sconvolta da Giovanni e ho preferito essere prudente). Ecco: diciamo che alla mia amica è andata bene…

Diciamo che attualmente lui e la mia amica hanno una relazione complicata e, quindi, sì, lo vedo spesso e ne sento molto parlare.
Se Once sia servita a trovare l’amore della vita della mia amica è ancora presto per dirlo, di sicuro ci sono precedenti, ma ve li abbiamo già raccontati:

Finora sono andata in ordine di incontro, ma prima di parlare di Luca e Andrea, vi aggiorno velocemente su Sergio, quello che avevo definito il mio alter ego maschile:

È andata un po’ come nel primo incontro con Marco. Lui è me uomo. Siamo in contatto su Facebook, ci si scambia qualche like, ma siamo veramente talmente simili che non credo ci si potrebbe attrarre. Non che creda alla questione degli opposti, ma non so se ho voglia di uscire con me… :)

A differenza di Marco con lui ci si sente spesso e in un paio di occasioni abbiamo fatto aperitivo insieme con i suoi e i miei amici.
Non è l’anima gemella, ma una sorta di gemello separato dalla nascita sì, e sono felice di averlo “ritrovato”.

Veniamo ad Andrea e Luca.
Confesso, non avrei mai pensato di essere messa in crisi nel mio essere single convinta non da uno, ma da due ragazzi incontrati su Once.
E ora non galoppate con la fantasia, ché non ho confessato nulla e nulla c’è da confessare, se non un’emozione che non provavo da un po’.
Non ho detto che mi sono innamorata, non ho detto che c’è stato qualcosa, dico solo che era da un po’ che una persona non suscitava in me emozioni come queste.

Andrea è uno spirito libero, forse troppo. Ci scriviamo molto, ci vediamo quando i nostri impegni ce lo permettono.
Ah, per chi si fosse perso il primo resoconto, Andrea è il ripescato, quello di cui ho scritto:

Andrea mi è capitato sott’occhio quasi per sbaglio. Era uno di quelli bannati all’inizio, anche se non ero così convinta di eliminarlo. Penso di aver premuto X più per il rottweiler (mi piacciono i cani, ma mi mettono sempre un po’ in soggezione), presente in 4 delle sue 5 foto. Ma quegli occhi mi erano piaciuti (quelli di Andrea, intendo) e… l’ho ripescato, abbiamo chattato un po’ e abbiamo poi deciso di incontrarci.
Ovviamente è arrivato con Vento, il rottweiler, ma ha fatto anche in modo che il cucciolone se ne stesse alla larga, fino a che non sono stata io a farmi guidare da lui in un lento approccio.
È carino, simpatico, a suo favore una somiglianza tutt’altro che vaga con Alex Baroni, altro mio amore platonico.
Gli ho detto anche il vero motivo della mia presenza su Once. Qualche giorno dopo mi ha scritto “Ti va di fare un aperitivo con la tua cavia, domani sono in centro con un amico. Fammi sapere: ovviamente puoi portare chi vuoi, cani compresi. PS. C’è anche Vento”.
Mi è piaciuto il messaggio, mi piace l’ironia e qui mi fermo. Non ho detto che mi piace, non ho detto che ci uscirò in altri ruoli, ma a questo invito sono andata ed è stata una bella serata.

C’è stata anche una faticosissima camminata in montagna che Andrea è riuscito a convincermi a fare e forse è stato lì, al rifugio del suo amico, che ho realizzato che quello che più mi intriga di lui è questo suo essere libero, diverso da qualsiasi persona, uomo o donna, che abbia mai conosciuto e così capace di sentire il suo cuore e seguirlo, cosa che a me riesce poco e sempre con i tempi sbagliati.
So che leggerà queste parole, perché legge tutto ciò che scrivo, dice che scopre più cose nelle mie parole scritte che nei miei non detti. Forse dovrei scrivere di meno, ma se lo conosceste sapreste che con lui certe strategie non valgono.

Ah, dimenticavo, Vento, che come tutti i cani assomiglia al suo padrone, ha capito le mie paure e si approccia alla sottoscritta come faceva il cane che mio nonno aveva quando era bambina: si mette con la pancia a terra e si avvicina lasciando che sia io a toccarlo.

E Luca? Luca so che non mi leggerà. Non mi segue da lontano per capire chi sono, preferisce le parole e i fatti.
Lui si è dichiarato. Come Andrea sembra essere un ottimo amico di se stesso. Né l’uno né l’altro hanno il caos dentro di loro, sanno cosa vogliono e non hanno paura di provare a raggiungerlo e sanno, al tempo stesso, cosa per loro è tossico e se ne tengono lontano.

Luca l’avevo definito l’uomo perfetto:

Luca mi ha intrigato da subito. Non è bello, ma ha fascino: e qualunque donna sa bene che è quello che frega di più. L’intesa è stata alta sin da subito. Confesso che, con Andrea, lui è stato quello che ha dato un “senso” molto interessante al mio cinico esperimento sociale. Ci siamo incontrati. Anche a lui ho raccontato la verità e anche lui l’ha trovato divertente. Cosa vi devo dire: sulla carta è perfetto e mi sta pure puntando. Mi sta facendo una corte attenta e impeccabile ma, che volete che vi dica, a me la perfezione non è mai piaciuta.

Oserei dire che sono straordinariamente simili, sebbene siano due tipologie di ragazzi assolutamente diversi.
Andrea è pura incapacità di stare nella routine, Luca invece è nella quotidianità delle piccole cose che trova il suo equilibrio.

Come ho detto un giorno ad Andrea, shakerandoli insieme potrei produrre effettivamente la mia anima gemella: un po’ più avventurosa di Luca e un po’ meno estrema di lui.

Ecco, ora vi ho aggiornato su tutti.
All’appello manca solo Matteo, che ho incontrato sempre tramite l’app di incontri Once poco dopo il test (a mia discolpa posso dire che è l’unico con cui abbia chattato e con cui mi sia vista dopo il mese di esperimento).
In realtà c’è poco da dichiarare in merito: è andata un po’ come con Marco. Un aperitivo piacevole, ma nulla di più.

Ecco, questo è il sequel, lo so che forse vi aspettavate qualche particolare in più ma non fa per me.
Ho già detto troppo, più di quanto questo esperimento richiedesse, ma ci sta.
Il resto però me lo tengo per me.

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