Un tempo l’Inghilterra era la terra preferita da donne e giovanissimi, quel posto in cui trovare subito un lavoro, mettersi alla prova, conoscere gente nuova e arricchire il proprio bagaglio culturale. Dopo la Brexit, però, sembrerebbe che qualcosa sia cambiata, in peggio. Il 29 marzo 2019 è la data simbolo dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue: gli accordi siglati tra le istituzioni inglesi e Bruxelles, però, prevedono un periodo di transizione fino alla fine del 2020. Ci saranno dunque duri contraccolpi sia per l’economia che per l’immigrazione che riguarderanno gli europei che risiedono e lavorano in Inghilterra. Moltissimi sono italiani.

Circostanze che freneranno l’immigrazione verso l’Inghilterra: chi avrebbe voluto fare un’esperienza di lavoro temporanea, come quella di aiutare a accudire i bambini o sbrigare le faccende domestiche in cambio di vitto, alloggio e compenso, farà un passo indietro. Questo fino a poco tempo fa, invece, sembrava essere il miglior modo per apprendere la lingua, per mettere da parte qualche euro. Ora, questo, non sarà più possibile: o meglio i giovani dovranno vedersela con i nuovi regolamenti decisamente più restrittivi.

Da marzo 2019 tutti coloro che intendono lavorare o vivere in Inghilterra prima di tutto dovranno sottoporsi a una procedura di registrazione che prima ovviamente non era necessaria. Registrazione che sarà necessaria anche per coloro che svolgeranno lavori a casa come quelli praticati dalle ragazze.

Per tutte queste ragioni, come confermano i dati della British Au Pair Agencies Association, il numero di ragazze e ragazzi che chiedono di andare in Inghilterra è crollato del 75% solo nel 2016. Un calo che nessuno si sarebbe mai aspettato e che rischia di non coprire i bisogni di circa 40mila famiglie del Regno Unito che hanno sempre potuto contare sulle giovani ragazze provenienti da ogni parte dell’Europa. “La Gran Bretagna dopo la Brexit è percepita come anti-straniera e gli europei sono meno disposti a venire. Preferiscono altre mete come l’Irlanda ha spiegato la direttrice dell’Associazione.

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