Di che colore è il nuovo colore "olo " che gli scienziati dicono di avere scoperto

Progredire nella ricerca sul daltonismo: questo lo scopo di alcuni scienziati, che affermano di aver scoperto il colore olo, un verde giada molto saturo.

Hanno un grande successo sui social i video asmr con i colori, di plastilina, di sabbia cinetica o acrilici, che vengono mescolati: grazie a quei video conosciamo i moltissimi nomi delle sfumature, nomi che forse a tantissimi tra noi erano precedentemente ignoti. Ma l’invenzione o la scoperta di un nuovo colore, sebbene si tratti di un fenomeno insolito e che desta curiosità, è tutto un altro paio di maniche. Per cui la scoperta del colore “olo”, che alcuni scienziati dicono di aver approntato, è qualcosa che ha destato, come vedremo, oltre che curiosità anche perplessità e critiche. Che forse dureranno finché non ci saranno ulteriori studi per mostrare nella pratica a cosa abbia portato la scoperta, oppure – passateci la battuta – fino a quando Pantone non deciderà, eventualmente, di assegnare anche un numero all’olo.

La ricerca che ha portato al colore olo

La scoperta dell’olo è basata sulle caratteristica e la funzionalità della retina. Come racconta la Bbc, un team di scienziati ha lavorato su un gruppo di 5 volontari (tra cui 3 degli autori della ricerca), puntando nella loro pupilla un laser posto all’interno di un dispositivo detto Oz, progettato da alcuni colleghi dell’università di Berkeley e Washington. Questo laser ha agito su un determinato cono (detto M) della retina dei partecipanti, cono che è responsabile della percezione del colore e che stimola anche gli altri due coni adiacenti, mandando al cervello – era questo lo scopo – il segnale di un colore che non può essere visto naturalmente. (Quello in foto dovrebbe essere quanto più si avvicina all’olo, ma non è esattamente la sfumatura scoperta, perché è impossibile per noi vederla appunto).

E così è stato scoperto il colore olo, e i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances. Il professor Ren Ng dell’Università della California, ovvero al tempo stesso uno degli scienziati e dei volontari, ha spiegato:

[L’olo] è più saturo di qualsiasi colore visibile nel mondo reale. Diciamo che per tutta la vita vedi solo rosa, rosa cipria, un rosa pastello. E poi un giorno vai in ufficio e qualcuno indossa una camicia, ed è il rosa baby più intenso che tu abbia mai visto, e dicono che è un colore nuovo e noi lo chiamiamo rosso.

Caratteristiche e critiche sull’olo

Il colore olo assomiglia a una specie di verde giada molto saturo quindi, che non può essere visto a occhio nudo, ma solo con l’aiuto di una stimolazione specifica. Per cui la grande domanda è: in cosa questa scoperta potrebbe far progredire l’umanità o giovare a una grande quantità di persone? È presto detto. Lo scopo della ricerca era ampliare gli studi sul daltonismo: in altre parole, questi scienziati non hanno lavorato su questo colore per aggiungere al nostro range una nuova sfumatura con cui dipingere una stanza o realizzare un tessuto, ma per migliorare le potenzialità della vista in chi soffre di daltonismo, un’anomalia della vista che impedisce di vedere correttamente i colori (o addirittura costringe a non vederli affatto, secondo la gravità).

Non mancano i detrattori di questo studio, come il professor John Barbur della City St. George’s University of London, che ha definito la scoperta “discutibile”, riducendola a un’“impresa tecnologica”. Secondo l’esperto, la stimolazione di un determinato cono spinge a percepire un determinato colore in maniera intensa. Per cui se fosse stato stimolato il cono detto L, i partecipanti allo studio avrebbero visto un rosso molto saturo. Bisognerà attendere, per capire dove effettivamente vireranno gli studi sul daltonismo dopo questa ricerca e come l’olo potrebbe migliorare la vista, e quindi la qualità della vita delle persone caratterizzate da quest’anomalia. Diciamo che questo è solo il primo step di una scoperta ancor più ambiziosa, per cui è troppo presto per essere entusiasti o disfattisti.

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