Vedere difetti fisici anche dove non ci sono è un problema che coinvolge molte persone, compreso chi è famoso e non avrebbe certamente motivo per sentirsi inadeguato. Si tratta di un disturbo che prende il nome di “dismorfismo corporeo“, particolarmente diffuso in questo periodo in cui si finisce per tenere come metro di paragone i Vip, abituati a utilizzare spesso i filtri disponibili sui social.

Spesso questa sindrome è di tipo familiare, ovvero ha un carattere ereditario, nel senso che può essere diffusa tra parenti. Non mancano anche gli esempi noti che dichiarano di avere questo problema, spesso ereditato da un parente, come è il caso di Marco Mengoni, anche se lui sta cercando di superarlo: “Mamma e zia sono bellissime, ma si vedono brutte e difettose – ha detto in un’intervista al magazine 7Il dismorfismo è una malattia. Quante volte le ho sentite dire ‘quanto so’ brutta’. Anche nonna. È un problema di famiglia. Io ho lavorato su me stesso. All’inizio della carriera non capivo cosa vedessero e cosa capissero gli altri di me”.

Lo psicologo Emanuel Mian, ricercatore ed esperto di disturbi dell’immagine corporea e dell’alimentazione, ha spiegato alcuni tratti distintivi del dismorfismo corporeo familiare: “Nelle famiglie c’è molto spesso qualcuno che, pur essendo gradevole, avvenente e con degli indubbi punti di forza estetici, in realtà non li vede affatto. Questo per dire che nel dismorfismo corporeo una componente familiare esiste sicuramente, anche se la problematica può derivare da molti fattori che si intersecano”.

Chi ne soffre finisce spesso per concentrarsi soprattutto su una parte di sé che considera di non proprio gradimento, senza pensare ad altre sue qualità: “Questo disturbo che porta la persona a concentrarsi su un particolare del corpo che non piace – ha detto ancora Mian  In genere ci si preoccupa e ossessiona per un difetto o più difetti, perlopiù lievi o addirittura inesistenti. Tuttavia questi difetti vengono vissuti con grande e reale disagio dalla persona con dismorfismo, che tenderà a nascondere la parte interessata o a controllarla senza sosta, senza mai riuscire a distaccarcene a livello mentale. In queste forme ci si sente sbagliati e si teme costantemente il giudizio degli altri. Quel singolo difetto fa sentire difettosi in maniera totalizzante”. 

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