Assorbenti a disposizione di tutte, a prezzi calmierati. È l’iniziativa, a suo modo rivoluzionaria, intrapresa dall’università Statale di Milano, che installerà nei bagni dei distributori di assorbenti a prezzi calmierati, a 20 centesimi l’uno.

È sicuramente una vittoria per le studentesse, ma anche per gli studenti, dell’ateneo milanese, che da tempo ormai lottavano per ottenere una svolta che andasse chiaramente a inserirsi nel dibattito sulla tampon tax, con l’Iva al 22% sui prodotti igienici femminili di questo tipo che, di fatto, li equipara a beni di lusso.

Proprio ribadendo che “il ciclo mestruale non è un lusso e non è una scelta”, gli studenti di UniSì – uniti a sinistra- già nel 2018 erano riusciti a portare in consiglio di facoltà la proposta che, adesso, diventa realtà, grazie alla collaborazione di un’azienda esterna che installerà 10 distributori di assorbenti e altri materiali igienici, come spazzolino, dentifricio, salviette, fazzoletti copriwater, in 10 bagni dell’università nelle sedi di Festa del Perdono, Città Studi, piazza Sant’Alessandro, via Conservatorio.

Gli studenti commentano così la vittoria, alla sezione milanese di Repubblica:

Diversi stati negli ultimi anni garantiscono la distribuzione di assorbenti gratuiti nei luoghi della conoscenza. Non abbiamo ottenuto il massimo, cioè la gratuità, ma di fronte ad istituzioni sorde, con il nostro percorso l’amministrazione della Statale farà da apripista di un’iniziativa concreta a favore del genere femminile. Attendiamo solo l’installazione, consapevoli che la rappresentanza in questo periodo difficile ha ancora tante imprese e problemi da affrontare per dare garanzie agli studenti per portare avanti con serenità il proprio percorso.

Si spera infatti che questa iniziativa possa riaprire il dibattito sulla tassazione degli assorbenti, che in Italia come visto è ancora molto alta, mentre ci sono alcuni Paesi europei, come la Scozia, in cui l’accesso agli assorbenti è addirittura gratuito per le donne e le ragazze delle fasce meno abbienti. È un primo segnale di civiltà che, speriamo, possa presto allargarsi ad altro.

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