È una di quelle domande che ci si pone almeno una volta nella vita, quando siamo persi nei nostri pensieri: che fine fanno le candele quando si consumano? Sembrerebbe una domanda banale ma non lo è affatto.

Partiamo dal presupposto che la luce e il calore di una candela vengono prodotti dalla cera in combustione. Una volta accesa la candela, la fiamma fa sciogliere la cera (composta da un mix di idrogeno e carbonio), il cui caldo vapore si disperde nell’aria. Lo stoppino contribuisce a rafforzare la fiamma, perché brucia reagendo con l’ossigeno presente nell’aria. La cera residua che a volte vediamo colare lungo la candela è quella parte che si scioglie a causa del calore ma che non brucia.

Il diossido di carbonio e il vapore acqueo prodotti dalla cera bruciata (combinati, come abbiamo detto, con l’ossigeno circostante) non si possono certo definire come totalmente innocui per la salute, ma nelle quantità ridotte rilasciate da una candela non rappresentano alcun tipo di pericolo. Attenzione, però, alle candele profumate: questo tipo particolare di candela rilascia un maggior quantitativo di fuliggine rispetto a quelle standard. Il tuolene e il benzene liberati durante la combustione possono essere tossici per l’organismo (e per l’ambiente).

Anche un uso smodato delle candele in casa può produrre effetti nocivi. Secondo la ricercatrice Aneta Wierzbicka, che lavora presso la Lund University in Svezia, l’esposizione costante alle micro particelle rilasciate dalla combustione delle candele può condurre allo sviluppo di malattie cardiovascolari e respiratorie. Possono di fatto essere più tossiche dell’inquinamento atmosferico!

È opportuno quindi, quando si accendono candele tra le mura domestiche, mantenere le stanze ben ventilate e scegliere soprattutto candele bianche semplici, considerando infatti che tutti i componenti chimici di queste ultime vengono dispersi nell’aria che respiriamo.

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