Ensemble, il festival no filter sulla genitorialità per ricreare "il villaggio" - INTERVISTA AD ANNA ACQUISTAPACE

Abbiamo intervista Anna Acquistapace di Luz, discutendo dei temi che saranno al centro della due giorni di Ensemble, il festival no filter sulla genitorialità di cui Roba da Donne e GravidanzaOnLine sono media partner.

Perché c’è ancora tanto bisogno di parlare di genitorialità, ma anche di non genitorialità? Un vecchio detto africano recita che “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. È un proverbio che talvolta sembra non avere più senso, in una società individualista in cui le mamme spesso affrontano una profonda solitudine post parto, i padri vengono ancora considerati come “accessori” nel contesto della crescita e dell’educazione dei figli e i diritti riproduttivi (che sono anche diritti a non riprodursi) sono tuttora visti come un grande tabù da nascondere.

Proprio per togliere questo “velo di Maya” che spesso filtra la narrazione dell’essere o non essere genitori nasce l’idea di Ensemble, il festival no filter sulla genitorialità, una due giorni che, il prossimo 4 e 5 maggio, alla Stecca 3, la vecchia Stecca degli Artigiani di Milano, in zona Isola, toccherà diversi temi che riguardano madri, padri, famiglie ma anche childfree o childless.

Ne abbiamo parlato con la sua direttrice artistica, Anna Acquistapace, dell’agenzia LUZ, già ideatrice del podcast Grembo, racconti di pancia, di cui Ensemble può, in qualche modo, essere considerato lo spin off, con sostanziali differenze, come Acquistapace stessa sottolinea.

Il festival nasce dal podcast, ma ha un nome diverso, perché è molto più ricco. Prima di tutto sarà una due giorni da trascorrere in famiglia, qualunque sia la nostra idea di famiglia. Questo evento nasce col desiderio prima di tutto di incontrarsi, a partire proprio dal podcast che, pur essendo un progetto audio, ha contribuito a formare una piccola comunità. L’epoca del post Covid ci ha ridato il desiderio di incontrarci, di stare insieme, e il festival è arrivato come una naturale declinazione delle tematiche che ho affrontato in Grembo, in cui ho voluto allargare un po’ la platea coinvolgendo anche professionisti con un punto di vista interessante sulla genitorialità, che possono fornire la propria esperienza attraverso diverse modalità.
Il festival infatti si struttura secondo tre diversi filoni, ovvero un ciclo di conferenze su determinate tematiche che, già toccate nel podcast, approfondiremo, poi abbiamo degli workshop, in cui si potranno apprendere informazioni, nozioni e mettersi alla prova, e tutta una serie di attività in libertà a cui si può accedere, come una mostra fotografica sul tema dell’adozione, la possibilità di farsi fare ritratti da Elena Givone, bravissima fotografa esperta in ritratti di famiglia o di newborn. Ci saranno un’area dedicata alle mamme in attesa che vogliono confrontarsi con un’ostetrica, uno spazio allattamento, e un’area dedicata ai più piccoli a cura di Gaia Family Hub di Lia Calloni”.

Proprio la presenza di uno spazio dedicato ai bambini è, forse, la cosa che secondo Acquistapace contraddistingue maggiormente il festival da altri eventi simili.

Quando si tratta di eventi dedicati alla genitorialità spesso si separano i mondi, da un lato abbiamo i genitori che desiderano approfondire questi temi ma non sanno mai dove lasciare i bambini, perché non tutti hanno la possibilità di lasciarli ai nonni o a una babysitter, che oltretutto è molto costosa. Spesso però i luoghi in cui si tengono festival o conferenze a tema non sono per nulla a misura di bambino, i servizi igienici sono sporchi, mancano i fasciatoi, gli spazi per l’allattamento, quindi si crea questo corto circuito, che è esattamente il punto da cu sono partita: com’è possibile parlare tanto di rete, di villaggio, e poi dimenticarsi che i bambini sono persone e fanno parte delle nostre vite? Per questo abbiamo voluto creare un evento che includesse appieno anche i più piccoli, con degli spazi completamente dedicati a loro, gestiti da Gaia Family Hub di Lia Calloni , in modo che i genitori possano ascoltare conferenze e interventi sapendo che i bimbi sono in uno spazio pensato anche per loro.
Da qui anche il nome del festival, che è diverso da quello del podcast, perché l’idea era proprio quella di andare al di là dell’idea della ‘pancia’, prendendo proprio quel concetto di villaggio del vecchio detto africano”.

A proposito del detto, che, come hai ricordato, è il concept, lo spunto che ha dato l’idea per il titolo, ritieni che questa frase abbia ancora senso oggi, in un contesto in cui spesso prevale l’individualità?

Il concetto di villaggio è completamente cambiato, visto che è cambiato anche il concetto di famiglia: c’è solo la diade madre padre che vivono felicemente sotto lo stesso tetto con i figli? No, e su questo siamo d’accordo. Ci sono persone che hanno deciso di non avere figli e non abbiamo il diritto di approfondire le loro ragioni, ci sono le persone da sole. Ma le coppie stesse spesso vivono lontano dalle famiglie, non hanno il sostegno di nonni, zii, parenti, a volte non conosciamo neppure i nostri vicini di casa, mancano le occasioni di incontro, per fare rete, per creare appunto quel concetto di villaggio che ha dei confini che non sono chiari.
Come ho accennato questa consapevolezza e necessità di fare rete sono cresciute con il post Covid, in particolare per quel che riguarda il post parto, quando una madre si trova a vivere un periodo completamente da sola con il proprio bambino, anche per via di un sistema di congedo parentale che agevola e sfavorisce allo stesso tempo la donna. La mamma si trova a passare molto tempo con il neonato, e quindi giornate intere in solitudine, senza alcun punto di riferimento nuovo, deve riscoprirsi in un nuovo ruolo, e deve ricreare una propria rete. Ecco perché l’idea di una due giorni per ripartire da questo concetto e che offra punti di vista diversi dalla narrazione edulcorata e semplicisticsta di una diade che non è più quella. Dobbiamo dare voce alle diverse identità sociali, alla molteplicità di esperienze, per smantellare i filtri che creano un appiattimento del dibattito sulla genitorialità: noi vogliamo valorizzare la diversità.

È necessario creare più consapevolezza sull’esigenza di creare questa rete: si parla spesso di empowerment femminile, viviamo una società molto performativa, quando arriva un figlio spesso ci si trova a gestire idee sulla genitorialità che hanno un retaggio molto ancestrale, se vogliamo, ecco perché la consapevolezza è necessaria, proprio per non cadere nel tranello della solitudine. L’intento del nostro festival è offrire più strumenti a uomini e donne, anche attraverso la voce dei professionisti, per creare una società prima di tutto accogliente, senza pregiudizi né giudizi, senza pressioni che, spesso, sono alla base della cultura patriarcale in cui ancora navighiamo.

Solo insieme possiamo scardinare la narrazione prevalente sulla genitorialità e il fatto che diversi partner abbiano voluto sostenere questo progetto è una metafora del ‘villaggio’ che ricerchiamo. Infatti sono diversi gli sponsor che hanno sostenuto il progetto con fiducia, armonia d’intenti e lasciandoci la totale libertà editoriale, come già avvenuto nel podcast Grembo. Insomma lo stiamo DAVVERO facendo tutti insieme, anche da dietro le quinte”.

Nel festival, come detto, non si affronteranno solo i temi della genitorialità, ma anche quelli della non genitorialità, obbligata o per scelta; di quelli che, più genericamente, vengono indicati come

Diritti riproduttivi, in generale, con la presenza, fra gli altri, di Ilaria Maria Dondi. Nessuno dovrebbe mai subire la curiosità morbosa e le domande degli altri nel momento in cui sceglie di non fare un figlio. Il concetto di genitorialità per me è molto più esteso e va rispettato in questo, perché abbiamo bisogno anche di questo, per il concetto di villaggio di cui parlavamo prima, di un concetto di cura molto più ampio rispetto a quello che si intende generalmente”.

È curioso, ma non troppo, che in un festival sulla genitorialità, o su tutti quegli aspetti che riguardano i diritti riproduttivi, esca anche la tematica della violenza di genere. Qual è il nesso? 

“La violenza di genere c’entra tantissimo, purtroppo, perché in una società patriarcale come la nostra, nel momento in cui diventiamo genitori, si possono accentuare alcune dinamiche violente. Pensiamo ad esempio solo al congedo parentale, che viene dato alle donne nel momento in cui diventano madri e che, come ho già detto, è molto squilibrato in favore (ma anche in sfavore) di queste ultime. Per i padri 10 giorni non sono affatto sufficienti, mi pare evidente. Cosa accade in questi mesi di maternità? Si crea una relazione forte, di grande dipendenza, si definisce però anche un equilibrio familiare che sposta l’ntero carico sulla donna, che quindi incontra difficiltà nel momento in cui, ad esempio, vuol rientrare al lavoro. Il lavoro di cura, non solo del figlio ma anche della casa, ricade quasi totalmente sulle spalle femminili, fino a sfociare, in alcuni casi, nella violenza di genere, che sicuramente deve avere delle basi nelle dinamiche di coppia preesistenti, ma che la genitorialità può accentuare. 

Rispetto all’aspetto del lavoro, dobbiamo ricordare quanto sia importante la violenza economica, che spesso rappresenta il primo campanello d’allarme in un contesto di abuso familiare. Nelle situazioni di tossicità di una relazione la presenza del figlio viene ‘sfruttata’ dagli abusanti, che spessceso fanno leva proprio sul benessere presunto dei figli per tenere le donne legate a quella situazione.
È nesario anche in questo caso cambiare la narrazione, includere tutte le propositive maschili e femminili, perché non si arrivi a casi estremi, ed ecco perché l’educazione di genere è un tema importantissimo che va di pari passo con la decostruzione di certi paradigmi che hanno contribuito ad alimentare situazioni violente”.

Di seguito il programma delle conferenze di Ensemble, il festival no filter sulla genitorialità.

4 maggio

  • Una risposta collettiva alla violenza di genere: la comunità educante – Con Alessia Dulbecco, Stefano Pagliarini, Debora Moretti, moderata da Flavia Brevi – A cura di Zeta Service e Fondazione Libellula (10:30-11:30)
  • Lavoro di cura e mondo del lavoro: ostacoli e buone pratiche per una parità di genere – Con Osvaldo Danzi, Sonia Malaspina, Greta Nicolini moderata da Cristina Maccarrone – A cura di WeWorld (12:00-13:00)
  • Aspettando di aspettare: sfide e tabù sulla fertilità – Con Elisabetta Colonese, Elisa Pella, Sabrina Fiorentino moderata da Alice Di Pietro – A cura di Sestre (17:00-18:00)

5 maggio

  • Screen on e screen off: tra linee guida e sopravvivenza – con Valentina Schifilliti, Elisa Riboni e Chiara Dellatomasina, moderata da Anna Acquistapace – A cura di Faba (11:30-12:30)
  • La mamma è la sempre la mamma… o no? – con Ella Marciello, Anna Scavuzzo, moderata da Marta Valagussa (15:00-16:00)
  • Ri-costruire la realtà: rimettere in luce violenze di genere e violazioni di diritti attraverso la narrazione – con Cristian Micheletti, Ilaria Maria Dondi, Anna Acquistapace, Giulio Cavalli, modera Alice Siracusano – A cura di LUZ (16:30-17:30)

Il programma completo è disponibile a questo link.

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