Il cambiamento climatico e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, anche sotto gli occhi di chi cerca di non guardare: quelli più consapevoli del rischio a cui la razza umana sta andando incontro sono i doomer, in cui si sono registrati picchi sempre più alti di suicidi.

Il caso più recente, che ha sconvolto il mondo del web, è stato quello di Wynn Bruce, un fotografo di 50 anni che viveva a Boulder, in Colorado, come riporta il Guardian. Bruce, attivista per il clima e buddista, si è dato fuoco sui gradini della corte suprema degli Stati Uniti il 22 aprile, durante la Giornata della Terra. Il padre di Bruce ha detto alla stampa che era sicuro che l’auto-immolazione del figlio fosse “un atto di compassione senza paura per la sua preoccupazione per l’ambiente“. Nonostante non ci siano prove di questo, Bruce aveva pubblicato l’emoji del fuoco sul suo profilo Facebook insieme alla data della Giornata della Terra.

A prescindere dalla motivazione del suicidio, moltissime persone sono state concordi nell’affermare che l’accaduto sia un sintomo dell’angoscia che pervade tante persone a causa del cambiamento climatico. Quello di Bruce non è stato, infatti, un caso isolato: anche un avvocato di 60 anni, David Buckel, si era dato fuoco al Prospect Park di New York City, come riporta la stampa.

Non abbiamo leader su questo tema, nessuno“, ha detto Terry Kaelber, moglie di Buckel, come riporta il Guardian. “Quindi capisco la disperazione che le persone hanno, ma la risposta non è fare quello che hanno fatto”.

Sebbene i suicidi stiano aumentando, come riporta il Guardian, sono poche le persone che arrivano a farsi del male. Tuttavia, nonostante gli atti coraggiosi di attivisti in tutto il mondo che fanno il possibile per essere ascoltati dai governi, la maggior parte delle persone non parla del cambiamento climatico o del fatto che siano in ansia per questo: come riportato da ClimateCommunication sono pochi a parlare della loro angoscia per il clima con gli altri, per evitare discussioni politiche o semplicemente per evitare di abbassare l’umore.

Come riportato da The Lancet, sono per lo più gli attivisti più giovani a parlare apertamente della crisi climatica: le ricerche mostrano che metà delle persone tra i 16 e i 25 anni credono che la Terra sia condannata, mentre tre quarti provano ansia quando pensano o sentono parlare del cambiamento climatico.

Margaret Klein Salamon, una psicologa attivista per il clima, ha detto al Guardian: “La parte peggiore è che tutti si comportano normalmente: è come se fossimo degli zombi. Il senso di impotenza e disperazione sta frenando le conversazioni e l’azione politica“.

Nonostante le gravi condizioni in cui versa il nostro pianeta, comunque, gli scienziati credono, come riporta il Guardian, che invece di lasciare che l’ondata di “doomerismo” ci colpisca, dobbiamo aprirci al dialogo e non avere paura di parlare liberamente con tutti del cambiamento climatico: solo così l’attivismo potrà portare avanti dei veri cambiamenti, scuotendo il mondo dall’inerzia sociale e politica verso questo problema di prim’ordine che riguarda ognuno di noi.

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