Il comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale annuncia il raggiungimento del tetto delle 500 mila firme necessarie perché la Corte di Cassazione possa valutarne l’ammissibilità. La libertà di poter decidere liberamente sulla propria vita fino alla fine è un tema delicato e molto controverso, che scatena discussioni accese in tutta l’opinione pubblica.  

In un post su Facebook dell’Associazione Luca Coscioni, un progetto nato per la tutela dei diritti umani e le libertà civili, si legge:

“Nell’esprimere profonda gratitudine per le migliaia di volontarie e volontari che stanno dedicando il proprio tempo a permettere l’esercizio del diritto al referendum, permettendo di superare le 500.000 firme richieste, andremo avanti fino a fine settembre per mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli. Ad oggi, le firme raccolte ai tavoli sono 430.000 firme, alle quali si aggiungono oltre 70.000 firme raccolte online e un numero ancora imprecisato di firme raccolte nei Comuni. Le firme fisicamente già rientrate al Comitato sono 99.000, delle quali 48.000 già certificate e pronte per la consegna”.

Nella nota diffusa dai promotori dell’iniziativa, tra cui anche l’attivista Marco Cappato, si leggono sulle pagine del Corriere della sera alcune precisazioni:

“Di fronte agli annunci di iniziative parlamentari e al proseguirsi della violazione dei diritti dei malati, già sanciti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato-Antoniani, vogliamo precisare che il referendum è uno strumento legislativo per realizzare riforme con effetto vincolante, non è -né dal punto di vista legale né da quello politico- uno ‘stimolo’ al Parlamento affinché legiferi, né tantomeno un alibi per il Governo e le Regioni per continuare a violare impunemente la legge. Continueremo infatti ad agire al fianco di persone malate che, come nel caso di ‘Mario’, si vedono conculcata con la violenza la propria libertà di decidere sul fine vita”.

Il quesito referendario si pone l’obiettivo di introdurre l’eutanasia legale tramite l’abrogazione parziale dell’art. 579 del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. Nella nota i promotori hanno inoltre spiegato:

“Tecnicamente il quesito lascia intatte le tutele per le persone vulnerabili, i minori di 18 anni, le persone che non sono in grado di intendere e volere, quelle il cui consenso è stato estorto, e potrà introdurre nel nostro Paese il diritto all’aiuto medico alla morte volontaria. In questo modo si possono abbattere le discriminazioni oggi esistenti, consentendo la possibilità di scegliere un fine vita consapevole, controllato e sereno, anche alle persone malate che necessitano di un aiuto esterno per porre fine alle proprie sofferenze”. 

Hanno anche dato una risposta al perché hanno scelto di tentare la via referendaria: “Nonostante una proposta di legge di iniziativa popolare depositata nel 2013 e due richiami della Corte costituzionale, il Parlamento in tutti questi anni non è mai riuscito a discutere di eutanasia legale”.

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