Dal 4 maggio, salvo proroghe del lockdown, l’Italia potrebbe finalmente entrare nella fase due dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Molte persone potranno ritornare a lavoro e riprenderanno diverse attività. La fase due, tuttavia, sarà molto importante anche per i bambini che potranno tornare a uscire di casa dopo quasi due mesi di isolamento. Un passo fondamentale per preservare la loro salute psicologica. Gli esperti hanno però ricordato la necessità di adottare tutte le precauzioni del caso onde evitare una nuova ondata epidemica.

Il divieto di assembramento resterà sicuramente in vigore e anche per i bambini sarà, probabilmente, obbligatorio l’uso della mascherina. Al momento è al vaglio anche l’ipotesi di consentire l’accompagnamento solo a un genitore per uscita.

In attesa di sapere se la data del 4 maggio coinciderà con quella della riapertura dei parchi e dei giardini pubblici, il Governo è in contatto con il comitato tecnico per individuare le misure più idonee per limitare i rischi di contagio: una delle ipotesi avanzate dal Ministro della Famiglia Elena Bonetti è quella di controllare gli ingressi nei parchi grazie all’impiego di personale ad hoc che dovrà occuparsi di far rispettare il distanziamento sociale e il divieto di assembramento.

Per quanto riguarda la riapertura delle scuole, non vige ottimismo: molto probabilmente non si tornerà tra i banchi fino a settembre. Con la ripresa delle attività lavorative, tuttavia, sorge un nuovo problema: chi baderà ai bambini mentre i genitori saranno a lavoro? Gli esperti hanno fortemente sconsigliato di mandarli dai nonni considerando i rischi che possano essere contagiati.
L’idea del Governo, al momento, è quella di puntare sul rinnovo dei congedi parentali. L’altra misura che potrebbe essere adottata è quella dei bonus baby sitter e l’assegno per i figli.

Il problema potrebbe presentarsi ancor di più in estate, quando non è raro per i bambini passare lunghi periodi in compagnia dei nonni o nei centri estivi. Alcuni Comuni stanno pensando di riattivare i campus estivi, con le dovute precauzioni. Ma non è semplice e in molti sostengono che la riapertura potrebbe essere troppo prematura.

L’alternativa sarebbe quella di realizzare “piccoli” centri estivi condominiali: si potrebbero infatti utilizzare giardini e spazi condominiali per dare un po’ di tregua ai più piccoli, magari con la supervisione dei volontari del terzo settore.

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