Macchie di sangue sui pantaloni bianchi, carta igienica che esce da sotto la gonna, un senso di disagio la prima volta che si fanno attività fisiche, dallo yoga all’equitazione, anche se si indossano assorbenti interni. Il ciclo mestruale è, nel migliore dei casi, fastidioso – saremmo ipocrite a dire che è qualcosa di meraviglioso – anche se siamo consapevoli che un ciclo mestruale regolare e nella norma significa avere la potenzialità di procreare e anche che tutto funziona correttamente nel nostro organismo.
Ma quando arrivano le mestruazioni non è appunto tutto rose e fiori. A partire dalle disavventure che, a turno, saranno capitate un po’ a tutte. Refinery29 ha raccolto la testimonianza di 10 donne, che hanno narrato 12 storie sul loro ciclo, e ne abbiamo dato una traduzione non professionale. Di fronte a queste storie forse ci scapperà da sorridere, forse ci preoccuperemo, ma sicuramente non potremo fare a meno di immedesimarci in quello che hanno passato queste donne.
La sorella ignara
Ho avuto le mestruazioni prima di avere 12 anni, ed ero assolutamente mortificata. Nessuna delle mie amiche le aveva ancora avute, così l’ho detto alla mia mamma e l’ho fatta giurare di mantenere il segreto. Una settimana, quando la mamma era fuori città, il nostro cane è andato nel cestino della spazzatura, strappando gli assorbenti e portandoli su per le scale. Quando fummo a letto, mia sorella e io scoprimmo la strage. Mia sorella, completamente all’oscuro del fatto che gli assorbenti mi appartenessero, chiamò urlando papà. Balbettai che avrei pulito e lei ha risposto: “No, è il sangue della mamma”, senza meravigliarsi del perché la mamma depositasse i suoi panni intimi nel bagno che condividevamo. Così, con vergogna, sono rimasta zitta a guardare papà pulire il soqquadro, proteggendo il mio segreto ancora per un po’. Già tardi, papà realizzò chi fosse il reale possessore degli assorbenti.
In piscina con l'assorbente esterno
Quando ero alle scuole medie, i miei genitori mi costrinsero a far parte di una squadra di nuoto. Non sarebbe stato tanto male, se fossi stata capace di indossare i tamponi, ma per qualche ragione non sono mai stata capace. Ogni mese era una lotta con la mia matrigna per fare pratica. Non dimenticherò mai quel mese che la pratica saltò. Indossai un assorbente esterno, che sembrava come un pannolino, e sono sicura al 99,5% che fosse visibile a chiunque altro, e quando sono uscita dall’acqua, c’era sangue che scorreva sulla mia gamba di fronte a tutti. Penso di aver pianto nel bagno per un’ora. Uno dei peggiori ricordi della mia vita. E lei non mi ha mai chiesto scusa per avermi lasciata andare: oltre l’umiliazione, una lezione di brutto amore.
All'improvviso
Segno ossessivamente il mio ciclo, e con l’aiuto di un’app posso indovinare l’ora in cui mi verranno le mestruazioni. Ma il mese scorso, sono arrivate presto e inaspettatamente. Stavo facendo yoga di fronte alla classe, allo specchio. Ci siamo messi nella posizione del cane e alla posizione successiva mi sono accorta di essermi macchiata. La cosa peggiore era che la macchia fosse in mostra allo specchio alla vista dell’intera classe. Ho arrotolato il mio tappetino e me ne sono andata. Non lo chiamano yoga di flusso per niente.
I pantaloni preferiti
Il mio primo giorno di scuola, indossavo i miei costosissimi pantaloni khaki, pensando di essere l’ape regina. Dopo quindici minuti, un compagno maschio mi chiese se mi fossi seduta sulla cioccolata o altro. Fui presa dal panico, sapendo che il sangue avesse rovinato i miei pantaloni. Sono fuggita nella classe di economia domestica, dove c’è una lavatrice e un’asciugatrice per pulirmi. Sono tornata in classe col viso rosso per quasi un’ora. Tutti i ragazzi ridevano. Il mio amico me l’ha ricordato quando abbiamo preso il diploma.
Il balletto
Sapete quando alla fine del ciclo c’è qualche perdita e il tampone appare eccessivo? Ero a quel punto. Ero adolescente e molti giorni frequentavo danza, e a quell’età non si indossava biancheria sotto al body. Così non volevo mettere un tampone, e non potevo incollare un assorbente tra le gambe, così ho staccato un paio di quadrati di carta igienica, l’ho messa in quella che sembrava una posizione sicura e andai in classe. La mia soluzione tenne durante gli esercizi, ma alla fine mi sentii strana. Guardai giù e notai che la carta igienica mi era scivolata sulla gamba. Non potevo correre in bagno e l’ho semplicemente tirata via prima che cadesse ai miei piedi con la nonchalance che ho potuto mantenere. Ero mortificata – c’erano ragazzi in classe – e non ho provato più a fare una cosa del genere.
Il primo tampone
Fui la prima dei miei amici ad avere le mestruazioni e non sapevo cosa aspettarmi. Quando ho messo il tampone al primo colpo, fui così orgogliosa di me stessa. Comunque, circa un’ora dopo volli controllare – sì, lo so che suona folle ora. Il tampone non usciva. Non comprendendo come davvero funzionino i tamponi, ho pensato sarebbe rimasto per sempre incastrato dentro di me. Ho urlato a mia madre, affinché venisse in bagno ad aiutarmi. Quando ha capito cosa fosse successo, ha riso così forte da cadere nella vasca. Poi è venuto papà a vedere se stessimo bene: ha aperto la porta, è uscito fuori ridendo istericamente. Alla fine, la mia sorellina, non abbastanza grande per capire, iniziò a ridere. Non è esattamente il legame che avevo in mente e non ho usato per anni i tamponi.
L'assorbente zuppo d'acqua
Stavo facendo del rafting durante il giorno più duro del mio ciclo. In base al modo in cui mi ero posizionata sulla zattera, il mio tampone si riempì di sangue ma anche di acqua. Fu la peggiore sensazione al mondo. Mi sentivo come avessi addosso un pannolino zuppo e la gita non sarebbe finita presto, così mi sono cambiata di fronte a sette dei miei amici. E non ho mai più fatto una gita del genere.
Il materasso
Due mesi che frequentavo un ragazzo. Ebbi le mestruazioni nel mezzo della notte e macchiai il suo nuovo materasso. Lo scoprimmo la mattina dopo, ero mortificata. Lui fu gentile, trascorse le sue settimane successive cercando di rimuovere la macchia. Alla fine è un modo eccellente per capire se vale la pena frequentare un uomo.
Il cordino insanguinato
Ho avuto il menarca in ritardo, a 16 anni. Tutte le ragazze che conoscevo avevano avuto le mestruazioni per anni, tutte avevano fatto i loro sbagli e tutte usavano tamponi, mentre io usavo assorbenti esterni, perché ero impressionata all’idea. Sono cresciuta con un’educazione all’astinenza e sapevo molto poco del mio corpo. Comunque stavo sanguinando tanto un giorno a scuola, mi sentivo davvero male. Avrei preferito indossare vestiti comodi e non togliere il naso da un libro. Quel giorno, in particolare, indossavo un paio di pantaloni marrone chiaro, con dei cordoncini al posto della cintura. Era un giorno normale, i ragazzi ridacchiavano al mio indirizzo, ma io li ignoravo imbarazzata. Quando sono tornata a casa, sono andata da mia mamma in cucina, dove parlavamo dopo scuola. Mi è girata intorno, mi ha guardata ed è arrossita. Ha indicato i miei pantaloni ma non troppo per non farsi vedere dai miei fratellini. Con mio sommo orrore, uno dei cordini dei miei pantaloni era incrostato di sangue scuro e parzialmente secco. Ho realizzato che il cordino si fosse infilato inavvertitamente nelle mie mutande, mentre inesperta mettevo l’assorbente quella mattina ed era uscito fuori quando l’ho cambiato per pranzo. Ero pietrificata. Ero così ansiosa di vedere i miei compagni, sapendo che mi avevano vista. Mi sono data malata e non sono andata a scuola per il resto della settimana.
Le domande delle ragazzine
Come infermiera alle scuole elementari, mia madre doveva parlare alla nostra classe dei cambiamenti che la pubertà comporta. Questo mi mortificava. Poi c’erano le chiacchierate di sole ragazze. Una delle mie compagne le pose una domanda: “Se mettere un pene nella vagina causa piacere, perché non si ha la stessa sensazione quando si inserisce un tampone?”. Ero imbarazzata e non ricordo la risposta. Penso avesse a che fare con le circostanze e le emozioni. Non l’ho poi chiesto a mia madre, così credo che non lo saprò mai.
La prima volta
Dopo anni di uso di tamponi, ho deciso di usare la coppetta mestruale. Il primo giorno fu insolitamente dura. Non pensavo fosse rischioso quando decisi di controllare il contenuto del tampone nel bagno pubblico del mio ufficio, ma non avevo considerato il funzionamento della coppetta. Nei miei tentativi di sfilarla, la coppetta è scivolata dalle mie mani sul pavimento del bagno. Pulire non è stato bello. Perché ho pensato fosse una bella giornata per i sandali bianchi non lo saprò mai.
Il flusso abbondante
Ho l’ovaio policistico e questo significa che il ciclo è imprevedibile. Come si aprano i cancelli del flusso, la Terza Guerra Mondiale nelle mie mutande. Così l’ultimo ciclo mi ha beccata mentre dovevo aspettare tre ore in fila per il lancio di un nuovo Lego set Nasa. Ho provato qualunque cosa per rallentare il flusso, incluso l’ibuprofene in poltiglia nella coppa mestruale che uso solo in caso di emergenza. Ma non è stato ancora abbastanza. Una coppa mestruale si suppone duri 10 ore in un normale ciclo. Per il mio dura al massimo due. Così ho fatto la fila, sono entrata nel negozio, ho afferrato il mio Lego set, me lo sono fatto firmare dalla designer, le ho posto qualche domanda e ho potuto sentire il flusso straboccare dalla coppetta. Ho afferrato la mia compagna di stanza, siamo corse in un McDonald’s e abbiamo cercato di aprire la porta di una toilette femminile chiusa a chiave, due minuti prima di barricarci in quella maschile. Fortunatamente, avevo lo spazio per sistemare la coppetta traboccante, che ovviamente mi aveva sporcato le mani. Mi sono seduta lì per sette minuti con le mutande macchiate cercando di togliere la coppa, pulirla e pulirmi, rimetterla dentro, pulire quello che avevo sporcato nel bagno. Quando alla fine sono uscita dal bagno, c’era una coda di uomini che aspettavano. Ho fatto loro un sorriso e sono andata via.
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