Il dramma che sta scuotendo ormai da settimane l’Australia è nelle immagini, terribili, che ogni giorno vediamo sui media e sui social, nell’ecatombe degli animali uccisi dal fuoco, delle persone disperse o che negli incendi hanno perso la propria casa. Ma è anche nel volto di Charlotte, 20 mesi appena, che posa davanti al feretro di suo papà pompiere indossando il suo elmetto.
Le foto della piccola, che nella chiesa cattolica di Nostra Signora delle Vittorie a Horsley Park, Sydney, non lascia nemmeno per un secondo la bara dentro cui riposa il papà, hanno fatto il giro del mondo: i suoi occhi, spalancati sul mondo con l’aria inconsapevole di chi ancora non può comprendere davvero cosa sia successo, sono l’immagine più nitida e, proprio per questo, devastante, della tragedia che si sta consumando sotto lo sguardo di tutti noi.
Andrew O’Dwyer aveva 36 anni, e da 16 faceva il vigile del fuoco; si trovava sul camion con il collega Geoffrey Keaton, di 32 anni, quando il mezzo si è capovolto dopo l’impatto con un albero caduto sulla strada mentre correvano alla città di Buxton per domare un incendio. Sull’abitino bianco di Charlotte, il giorno dei funerali, brilla una medaglia al valore.
Charlotte devi sapere che il tuo papà era un uomo altruista e speciale. Solo per questo è andato via.
Ha detto il comandante dei pompieri australiani, Shane Fitzsimmons. Che aveva già appuntato una medaglia anche sulla camicetta del piccolo Harvey, 19 mesi, figlio di Geoffrey.
6 milioni gli ettari di terreno distrutti, oltre un miliardo, secondo le ultime stime Wwf, gli animali vittime dei roghi e 25 (fino a ora) le persone morte – oltre a diversi dispersi – a causa degli incendi scatenatisi per via delle altissime temperature – oltre i 40° – di un inizio estate che ha seguito la primavera (corrispondente all’autunno nel nostro emisfero) più secca di sempre. Questi fattori, uniti alla scarsità di piogge che dal 2017 interessa soprattutto New South Wales e il Queensland, hanno rappresentato la combinazione letale che ha dato il là a una tragedia di proporzioni immani.
Dopo la Siberia e l’Amazzonia, anche l’Australia brucia.
E dire che qualche avvisaglia c’era stata già a settembre, quando a bruciare era stato il Binna Burra Lodge, uno stabilimento alberghiero in una zona nelle montagne del Queensland generalmente umida e fresca, in cui il pericolo incendi è a dir poco raro. Da lì i roghi si erano espansi, nelle settimane seguenti, raggiungendo quota settanta a novembre, quando almeno 1500 vigili del fuoco sono intervenuti per contrastarli.
L’11 novembre, infine, lo stato del New South Wales aveva catalogato come “catastrofico” il rischio incendi, prima volta da quando è in uso l’attuale sistema di classificazione, ovvero dieci anni. Non è bastato al primo ministro Scott Morrison l’annuncio della creazione di una grande agenzia nazionale per il recupero degli incendi boschivi su larga scala; su di lui sono piovute le critiche per il ritardo con cui ha messo insieme le risorse nazionali per far fronte allo stato d’emergenza.
Morrison ha inoltre anche dichiarato che non intende indirizzare il suo governo conservatore a un rafforzamento delle politiche volte a contrastare i cambiamenti climatici, cosa che ha indubbiamente contribuito a peggiorare la sua posizione, già in bilico dopo l’indifferenza verso la situazione di cui molti australiani lo accusano da tempo.
Nelle ultime ore, ad aggiungere ulteriore drammaticità alla cronaca di questi giorni, è arrivata anche la notizia dell’arresto di 183 persone, accusate di aver appiccato deliberatamente incendi boschivi. Di questi roghi, 29 sarebbero stati deliberatamente causati nella regione di Shoalhaven, nel sud-est del New South Wales, in appena tre mesi: in quest’ultima regione, sono 24 le persone arrestate per aver appiccati incendi, 43 in Victoria e 101 nel Queensland. Fra loro, il 70% è minorenne.
Tutto il mondo rimane con gli occhi puntati verso l’Australia, sperando nelle piogge e nel calo delle temperature che potrebbero dare tregua ai boschi e agli esseri viventi che li popolano; dal 6 gennaio sul continente piove abbondantemente, ma i meteorologi hanno raffreddato le speranze, spiegando che si tratterà di una situazione non duratura, e che già da giovedì le temperature potrebbero alzarsi nuovamente.
Speriamo con tutto il cuore che l’Australia trovi un po’ di pace, anche perché le immagini che ci arrivano raccontano davvero un’apocalisse terribile che non ha risparmiato nessuno. Tutti noi dovremmo riflettere guardando queste foto drammatiche.
Una medaglia per papà
La piccola Charlotte O’Dwyer riceve la medaglia al valore dal capo dei vigili del fuoco, per il papà scomparso nel tentativo di domare un incendio.
Come lei, anche Harvey
Anche Harvey Keaton, figlio di Geoffrey, il collega di Andrew O’Dwyer morto con lui schiacciato da un albero, ha ricevuto la medaglia al valore in nome del padre.
La sua foto con il ciuccio in bocca mentre Shane Fitzsimmons gli appunta la medaglia sulla camicetta ha commosso tutti.
I numeri di una strage
Solo nel New South Wales sono bruciati più di 4 milioni di ettari di territorio, il doppio della Lombardia, mentre nelle Blue Mountains solo a novembre e dicembre si è perso oltre il 50% delle riserve naturali.
Gli animali vittime dei roghi
Secondo le ultime stime del Wwf Australia sarebbe di oltre un miliardo il numero di animali uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi: un bilancio terribile che comprende migliaia di koala della costa centro-nord del New South Wales, insieme ad altre specie iconiche come canguri, wallaby, petauri, cacatua, potoroo e uccelli melifagi.
La foto simbolo
Kangaroo Island, l’isola dei canguri meta dei turisti, è stata evacuata per l’emergenza incendi.
I koala
Il Wwf stima che circa 8mila koala risultano dispersi nelle fiamme, e nella costa nord del New South Wales gli incendi hanno già ucciso circa il 30% dell’intera popolazione di questa specie.
Una notizia gravissima, visto che in tutta la regione – prima che iniziassero gli incendi – i koala erano solo circa 28.000.
Come aiutare
Fino in Sudamerica
La nuvola di fumo causata dagli incendi in Australia è stata avvistata fino in Cile e Argentina, a più di 12.000 chilometri di distanza, come riferito dalle autorità meteorologiche dei Paesi sudamericani.
Gli arresti
183 persone sono state arrestate con l’accusa di aver appiccato deliberatamente incendi boschivi. La gran parte di loro non è maggiorenne.
Canberra irrespirabile
Lunedì 6 gennaio la capitale, Canberra, ha registrato la peggiore qualità dell’aria al mondo, tanto che ai cittadini sono state distribuite 100mila maschere con filtri protettivi per la respirazione. Sono stati cancellati decine di voli e servizi postali, mentre centri per l’infanzia, musei e negozi sono stati chiusi. Il Dipartimento degli Affari interni ha chiuso i suoi uffici almeno fino a mercoledì 8 gennaio, consentendo al personale non essenziale di restare a casa.
A Melbourne
Lunedì a Melbourne, la più grande città del Victoria, la marina australiana ha dovuto salvare centinaia di turisti bloccati da un incendio e costretti a rifugiarsi sulla spiaggia di Mallacoota.
Cosa c'entra il climate change
A chi si chiede cosa c’entrino i cambiamenti climatici con gli incendi, ecco spiegato: c’è una differenza delle temperature rilevate nella superficie dell’Oceano Indiano, un fenomeno conosciuto come “Dipolo“, che ha raggiunto livelli da record negli ultimi 12 mesi: le acque sono sempre più calde nella parte occidentale dell’Oceano e sempre più fredde in quella orientale.
Così, l’aria sopra la parte occidentale dell’Oceano – vicino all’Africa- è aumentata, provocando alluvioni e piogge devastanti, mentre nella parte orientale dell’Oceano Indiano è diventata più secca, seccando i territori di Indonesia e Australia. Con il riscaldamento delle temperature si è avuta la combinazione letale che ha scatenato i roghi, senza contare che il numero dei giorni di caldo estremo in Australia è aumentato dai quasi zero nel periodo 1910 – 1920 a una di media di 15 all’anno nei decenni successivi. Sidney ha raggiunto i 49° la scorsa settimana.
Il cielo rosso sopra l'Australia
Le piogge che stanno ora cadendo sul continente non dovrebbero, sfortunatamente, durare a lungo. Anche se noi speriamo ovviamente che i meteorologi possano sbagliare.
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