È il 26 dicembre del 1991, al cinema Barberini di Roma è appena finita la prima proiezione di Donne con le gonne, pellicola di Francesco Nuti; Cinzia Leone, che in quel film interpreta un personaggio omonimo, Cinzia appunto, accusa un malore. Viene ricoverata in gravissime condizioni prima al San Giacomo, poi nel reparto di neurochirurgia del San Camillo, dove le viene diagnosticato un aneurisma congenito all’arteria basilare.

Vola negli Stati Uniti per sottoporsi a un intervento delicatissimo a Phoenix, in Arizona, perché in Italia le possibilità di sopravvivere alla stessa operazione sono pochissime. Cinzia supera l’intervento, le rimane la parte sinistra paralizzata, poi riuscirà a recuperare.

È un calvario lungo mesi quello dell’attrice romana, che all’epoca ha 32 anni e all’attivo già quattro film, prima di quello con Nuti – che peraltro, anni dopo, condividerà con Cinzia un destino piuttosto simile, ma con esiti peggiori -. Un calvario che la stessa Cinzia Leone, anni dopo, a Pinkitalia, sintetizzerà facendo sua una frase presa da Luci della ribalta di Charlie Chaplin:

Sono morta mille volte e mille volte sono rinata.

E ci sono, in effetti, tante vite nella vita di Cinzia Leone, che oggi sembra aver abbandonato il cinema per dedicarsi a un altro grande suo amore, il teatro (in attesa di poter tornare sul palco, ovviamente, terminata l’emergenza mondiale di Covid), ma non disdegna neppure la tv, se di qualità: nel 2019-20 è infatti tornata sul piccolo schermo con Stati generali, accanto all’amica di lungo corso Serena Dandini, che già l’aveva avuto ne La tv delle ragazze, stagione ’88-’89.

C’è però un capitolo particolarmente importante nella carriera cinematografica di Cinzia: Parenti serpenti, firmato dall’immenso Mario Monicelli e arrivato appena un anno dopo la scoperta della malattia.

È stata la cosa più bella che io abbia mai fatto ed è la cosa della mia vita, che amo di più – ha raccontato in un’intervista – lavorare con Mario Monicelli è stato un privilegio assoluto e fare quel personaggio è stato eccezionale! Solo lui poteva darmi quel ruolo! E gli sarò sempre grata. Monicelli assegnava i personaggi adatti ad ogni singolo attore, riuscendo a capire, a prevedere, che ognuno di loro avrebbe trovato dentro di sé la forza e le caratteristiche interpretative del personaggio. Ciò mi ha permesso anche di cercare, trovare e conoscere una parte di me e contemporaneamente realizzare il personaggio.

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Cinzia Leone: "Sono morta mille volte e mille volte sono rinata"
Fonte: web
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