I diritti delle donne restano un miraggio in molte parti del mondo; e non parliamo solo di quelli fondamentali, ma anche di quelli legati alle azioni più elementari e scontate per noi, come interagire sui social, che sono invece negati in molti Paesi. La storia delle giovani tiktoker Haneen Hossam e Mawada Eladhm ne è un perfetto esempio.
Le due ragazze egiziane sono state condannate in primo grado a due anni di carcere con l’accusa di “violazioni dei valori familiari”; la loro colpa, aver registrato e diffuso sul social network clip di se stesse giudicate immorali dalla loro comunità.
I loro nomi sono stati resi pubblici perché le due hanno un seguito piuttosto nutrito di follower, ma non sono le uniche ad aver ricevuto una simile condanna; le donne arrestate dal regime di Al-Sisi, infatti, sono nove in tutto, tutte a causa della loro attività sui social network.
L’uso di Tik Tok non è libero per ogni ragazza; abbiamo visto, nel recente passato, come il video in cui la diciassettene Feroza fingeva di fare un tutorial di make up per parlare dei campi di concentramento cinesi sia stato sospeso, letteralmente censurato.
Oggi, invece, le condanne di Hossan, la cui “colpa” è stata invitare le follower a guadagnare scaricando un’app di videochat, e di Eladhm, accusata di aver postato video indecenti, in cui ballava.
Ma Hussein Baoumi, un ricercatore di Amnesty International, ha spiegato a Vice World News che il reale motivo per cui le autorità egiziane sono arrivate a una simile decisione è l’ampio seguito delle due, mentre le condanne fanno parte di un più ampio movimento contro le donne che usano i social.
Le autorità stanno tirando in ballo la ‘moralità’ e i ‘valori della famiglia’ per attaccare le donne in particolare, e di conseguenza usano accuse vaghe e posticce, elevando a prove i video in cui si balla o canta.
l’Egitto, che ancora oggi conta l’87% di donne che subiscono mutilazioni genitali, sta conducendo, secondo i detrattori di Al-Sisi, una vera e propria campagna anti-occidentalizzazione.
Vogliono distinguere tra ‘brave’ e ‘cattive’ donne – afferma Mozn Hassan, direttrice dell’associazione femminista Nazra – con le seconde che sono quelle che non si vestono e si comportano come loro vorrebbero.
Più in generale, però, il regime usa lo strumento della vaghezza delle accuse contro chiunque sia considerato un soggetto pericoloso, proprio come è accaduto con Patrick Zaki, il ricercatore dell’università di Bologna in carcere da oltre cinque mesi senza un’accusa precisa a suo carico, che proprio negli scorsi giorni ha ricevuto un ulteriore prolungamento della detenzione di altri 45 giorni.
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20 anni e moltissimi follower
Mawada Eladhm registra video in cui balla su basi musicali o in cui canta in “Lip Sin” alcune canzoni.
Seguitissima
Il suo canale Tik Tok conta più di 3 milioni di follower, quello di Instagram oltre un milione.
La reazione
L’avvocato di Eladhm, Ahmed el-Bahkeri, confermando la condanna ha dichiarato:
Eladhm stava piangendo in tribunale. Due anni? 300.000 sterline egiziane? È davvero qualcosa di molto difficile da sentire. Loro vogliono solo follower. Non fanno parte di alcuna rete di prostituzione e non sapevano che il loro messaggio sarebbe stato recepito così dai pubblici ministeri.
Haneen Hossam
Hossam conta più di 700 mila followers solo sul suo account Instagram.
Hanno dovuto pagare una multa
Oltre ai due anni in primo grado, le due ragazze hanno dovuto pagare circa 300.000 sterline egiziane, pari a quasi 19 mila dollari, ciascuna.
La sua colpa
Il “reato” che ha fatto scattare la condanna per Hossam è stato il suo invito, rivolto ad altre rgazze, a girare video per guadagnare.
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