Coronavirus, l'analisi del bilancio di ieri: perché così tanti morti in 24 ore
Nella giornata di ieri il più alto numero di decessi in un giorno mai registrato in Italia da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus. Ma c'è una spiegazione.
Nella giornata di ieri il più alto numero di decessi in un giorno mai registrato in Italia da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus. Ma c'è una spiegazione.
Leggendo i dati sui nuovi positivi al Coronavirus in Italia la situazione potrebbe apparire davvero spaventosa: parliamo infatti di numeri in costante crescita, che sembrano far sperare davvero poco in una scomparsa rapida del virus e, soprattutto, lasciano ben pochi spiragli per ritenere che, nella fatidica data del 3 aprile, indicata inizialmente nel Decreto promulgato dal Governo come termine delle misure di contenimento, tutto possa davvero tornare alla normalità.
Le cifre, riportate sia sul sito del Ministero della Salute che dalla Protezione Civile, parlano di 35713 casi totali, con 28710 persone risultate positive al virus. Per quanto riguarda i contagi, invece, il 17 marzo se ne sono registrati oltre 3.526, mentre il 18 il numero è salito a 4.207.
Ci sono stati inoltre ben 475 decessi, con un picco (319) nella sola Lombardia, che vede soprattutto le province di Bergamo e Brescia fra le più colpite.
Dovremo quindi prepararci all’idea di altri mesi in isolamento? Non è detto, perché nella lettura dei dati su contagi e decessi va fatta una precisazione, e a spiegarlo in maniera molto chiara è il fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili, che ha fondato una pagina Facebook, Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, dove condivide giornalmente dati e analisi scientifiche sulla diffusione del Coronavirus.
Non nega, Sestili, che lui e gli altri ricercatori si sarebbero aspettati altri numeri, e soprattutto che l’aumento dei decessi fosse inatteso, perché giunto dopo giorni in cui il dato si era stabilizzato. Sul numero dei contagi, invece, aggiunge, non ci sono cambiamenti sostanziali nelle regioni del Nord, mentre qualche significativo aumento c’è stato nelle regioni del Centro Sud, Abruzzo, Campania e Puglia su tutte.
Tuttavia, esiste una spiegazione logica dietro questo preoccupante balzo, oltre a quella che, in gergo tecnico, si definisce una “fluttuazione statistica”. Semplicemente ci troviamo di fronte alle conseguenze di quanto avvenuto circa due settimane fa, spiega Sestili, ovvero quando le misure di contenimento non erano ancora in atto e i timori sulla diffusione del virus non ancora così forti.
Le persone che contraggono il virus hanno un tempo di incubazione maggiore anche di 14 giorni, successivamente sviluppano i sintomi, la malattia prende il largo e poi possono guarire, peggiorare o addirittura morire. Quel che accade oggi nel numero dei decessi è antecedente ai 14 giorni, in quanto la malattia ha fatto il suo corso.
In sostanza, aggiunge il divulgatore, saremo in grado di fotografare la situazione attuale, dopo il lockdown e le misure di contenimento, nelle prossime due settimane; lì capiremo se le misure sono risultate effettivamente efficaci per contrastare la diffusione del del virus.
Sfogliate la gallery per avere altri dati sulla situazione italiana in questo momento.
I pazienti ricoverati con sintomi sono 14363, quelli in terapia intensiva 2257, 12090 si trovano in isolamento domiciliare. Sono i dati forniti dal sito web del Ministero della Salute.
Se il 18 marzo ha visto la crescita dei contagi stabile (+ 2.648) e il numero dei guariti superare le mille unità nelle ultime 24 ore (+1.084), a far tremare è il numero dei deceduti: 475 in un giorno, 319 in Lombardia e 65, dato record, in Emilia Romagna.
La maggior parte dei decessi avviene in ospedale, ma anche in case di riposo per anziani. Secondo i dati riferiti dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli in totale ci sono stati 2978 morti, mentre le persone guarite sono 4.025.
Nonostante gli incrementi di contagi nelle regioni del Centro Sud, il Lazio risulta attualmente la regione italiana in cui vengono effettuati più tamponi.
A Bergamo, una delle città più colpite dal COVID-19, obitori e cimiteri non hanno più spazio per le salme, che sono così state portate, a bordo di mezzi dell’esercito italiano, in altre città, dove i defunti saranno cremati.
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