"Mi sono innamorato": l’"ex don" Riccardo Ceccobelli lascia la tonaca per coerenza
Don Riccardo Ceccobelli, parroco di un paese nel perugino, lascia la tonaca e lo annuncia durante la Messa: "Mi sono innamorato".
Don Riccardo Ceccobelli, parroco di un paese nel perugino, lascia la tonaca e lo annuncia durante la Messa: "Mi sono innamorato".
L’obbligo del celibato per i sacerdoti cattolico-cristiani da sempre divide le opinioni, soprattutto guardando ad altre fedi, come quella protestante, ad esempio, dove i pastori possono avere mogli e figli senza dover rinunciare alla propria missione, o considerando che, in particolare nel Medioevo, questo vincolo era spesso disatteso, a partire addirittura dai Papi (l’esempio più famoso? Papa Alessandro Borgia, padre di Lucrezia).
Al di là di posizioni “aperturiste” o “conservatrici”, comunque, il diritto canonico oggi dice ancora che un prete, qualora si scoprisse innamorato di una persona e desideroso di formare una famiglia con questa, debba rinunciare al proprio ordinamento, e ogni volta che ciò accade la notizia desta ancora scalpore e, per alcuni, addirittura scandalo.
Per questo ha fatto notizia la scelta di don Riccardo Ceccobelli, parroco di Massa Martana, paese della provincia perugina, di annunciare ai suoi fedeli l’intenzione di lasciare l’abito talare proprio nel bel mezzo di una messa.
Mi sono innamorato.
La candida confessione del (quasi ex) prete quarantaduenne, che ha anche detto, come si legge sulla sezione umbra de La Nazione, che ha riportato la notizia, di “voler cercare un lavoro e di rimanere a disposizione della Chiesa”. La parrocchia passa ora nelle mani dei frati del terzo Ordine regolare di San Francesco, che domenica, durante la funzione religiosa, erano al fianco di don Riccardo, così come il vescovo, monsignor Gualtiero Sigismondi.
I fedeli sono rimasti certamente stupiti dalla rivelazione di don Riccardo, ma la gran parte sembra comunque aver accettato la sua scelta.
L’imposizione del celibato per i parroci cristiani è frutto di una decisione storica, ecclesiologica e giuridica; non ve ne è traccia nella Bibbia, ad esempio, anzi, nell’Antico Testamento il matrimonio dei sacerdoti era non solo consentito, ma obbligatorio, mentre il Nuovo Testamento non lo proibisce. Nella lettera a Tito, ad esempio, san Paolo sostiene che il candidato all’episcopato debba essere “sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati”; nel capitolo 7 della prima Lettera ai Corinzi afferma invece che:
È cosa buona per l’uomo non toccare donna, ma, a motivo dei casi di immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Non rifiutatevi l’un l’altro, se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera. Poi tornate insieme, perché Satana non vi tenti mediante la vostra incontinenza. Questo lo dico per condiscendenza, non per comando. Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno dominarsi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato.
La rinuncia al matrimonio era raccomandata, insomma, ma non imposta. In generale, per il primo millennio di storia cristiana ai sacerdoti veniva solo chiesto di non essere bigami; dal VI secolo è diventato proibito ai preti sposarsi solo dopo l’ordinazione presbiterale, ma è solo con il Concilio Lateranense II, nel 1139, che la Chiesa ha stabilito il celibato sacerdotale obbligatorio, allo scopo di evitare la simonia, cioè la compravendita dei beni ecclesiastici a fini di lucro, e il nicolaismo, con la degenerazione del matrimonio, ossia l’adulterio.
In tempi più recenti l’obbligatorietà del celibato sacerdotale è stata ribadita nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che nel decreto Presbyterorum Ordinis ha affermato la “convenienza” del celibato sacerdotale per rendere testimonianza non alla vita materiale ma alla futura vita spirituale, mentre nel 1967 Papa Paolo VI ha esposto nell’enciclica Sacerdotalis Caelibatus le motivazioni, di natura cristologica, spirituale, ecclesiastica e pastorale, del celibato ecclesiastico. Anche il Papa emerito Benedetto XVI ha recentemente affermato che il celibato dei sacerdoti è indispensabile per il cammino della Chiesa verso Dio.
Ma non in tutte le confessioni cattoliche il celibato sacerdotale è un vincolo assoluto: nel rito orientale, ad esempio, i preti possono sposarsi prima di essere ordinati sacerdoti, così come resta valido il matrimonio dei sacerdoti anglicani tornati in comunione con la Chiesa cattolica.
Sfogliate la gallery per scoprire altro su don Riccardo Ceccobelli.
Don Riccardo è stato ordinato sacerdote il 18 marzo del 2012 a Pantalla, frazione di Todi di cui è originario, e da sempre è stato in mezzo soprattutto ai più giovani, che lo chiamavano “Pretaccio”.
Siamo tutti rimasti di sasso quando abbiamo sentito le sue parole. Non ce l’aspettavamo, ma all’amore non si comanda e don Riccardo ha dimostrato di essere coraggioso e schietto. Sicuramente la sua è stata una scelta molto sofferta.
Ha raccontato un parrocchiano di don Riccardo.
È uno che arriva al cuore e avrà valutato profondamente e con consapevolezza questa decisione.
La gran parte dei commenti sono tutti a suo favore, e minimizzano le critiche.
Non ci interessano chiacchiere e supposizioni, né ci permettiamo di giudicare. Siamo abituati a vedere i parroci in modo diverso, ma le cose sono cambiate e don Ceccobelli è un prete moderno. Anche un sacerdote ha dei sentimenti e lui è stato onesto a dire come stanno le cose. Non c’è nulla di male.
Il dispiacere, semmai, è solo per non averlo più come parroco.
Sono rammaricato per il fatto che se ne vada, per la comunità sarà una grande perdita. La sua scelta è inaspettata, ma va rispettata. Per me e per molti altri rimane un amico che continueremo a stimare.
Per don Riccardo ora si aprirà la procedura interna che rimetterà al Papa la decisione finale.
Il caso di don Riccardo richiederà la dimissione dallo stato clericale per rescritto: la Santa Sede può concederla appunto tramite un rescritto, su esplicita richiesta del chierico, seguendo la procedura stabilita dalla Lettera ai Vescovi e Superiori Generali riguardante la dispensa dal celibato sacerdotale della Congregazione per la dottrina della fede del 1980, con annesse le Norme per la dispensa dal celibato sacerdotale a istanza di parte.
La dispensa può essere concessa per due motivi gravissimi:
La concessione del rescritto di dispensa avviene però solo dopo un lungo procedimento, che si articola in due fasi: la prima a livello di diocesi o di istituto religioso, la seconda a livello della Congregazione per il clero, che dal 2005 è il dicastero competente in materia.
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