Sempre più influencer approfittano della propria posizione sui social media, e del vasto seguito di cui godono soprattutto fra il pubblico più giovane, per dedicarsi alla body positivity o alla body neutrality, nel tentativo di scardinare anni di cliché imposti sugli standard di bellezza.

Peccato che, nel calderone dei feedback e dei commenti, oltre a quelli di apprezzamento ce ne sia immancabilmente qualcuno che ci fa capire quanto ancora siamo lontani dall’obiettivo di abbattere questi radicati stereotipi estetici, e che il bodyshaming, anche quando non fatto in maniera consapevole o in mala fede, è comunque estremamente presente nel nostro agire sui social.

L’esempio più recente che ce lo ha fatto capire è quello dell’influencer australiana Karina Irby, disegnatrice e proprietaria di un brand di costumi da bagno, Moana Bikini, con oltre un milione di follower su Instagram. Oltre a un fisico dalle curve generose, Karina mostra sul suo profilo anche una pelle segnata dall’eczema, proprio al fine di sensibilizzare le giovanissime su quanto sia importante accettarsi e non vergognarsi di quelle che, agli occhi degli altri, vengono giudicate imperfezioni.

È, del resto, quello che anche in Italia stanno facendo moltissime giovani influencer, “spinte” dall’esempio di Aurora Ramazzotti e Paola Turani, proprio per decostruire quel tabù che ci impone di non mostrare pubblicamente ciò che è generalmente considerato un “difetto”, come appunto una pelle segnata da acne o psoriasi, o un corpo con cellulite e smagliature.

Come detto, però, non tutti recepiscono sempre il messaggio che si cerca di passare, e il caso di Karina non ha fatto ovviamente eccezione; solo che l’influencer ha deciso di non rimanere in silenzio, e ha risposto a un’utente che le chiedeva (probabilmente in buona fede, ma questo non lo sapremo mai con certezza) se non avesse considerato l’idea che lo stato della sua pelle fosse peggiorato da quando ha iniziato a prendere peso. Lo ha fatto appellandola con il termine “Karen” – che non è il vero nome della donna -, usato dagli utenti dei social per descrivere una particolare categoria di donne (ne parleremo meglio fra poco).

Per tua informazione Karen. Sono nata con questa malattia della pelle. Tuttavia è solo negli ultimi anni che mi sono sentita a mio agio nel condividere la mia esperienza. Poi spuntano fuori persone come te e mi ricordano perché mi piace espormi così comodamente. Perché sono le persone come te che fanno sentire quelli come noi nella condizione di vergognarsi, imbarazzarsi e coprirsi. Sono orgogliosa di dire che ora sono abbastanza forte da dire NO e che devi stare gentilmente Zitta.

Chi sono le “Karen” dei social

Come detto, “Karen” non è una persona ma descrive un gruppo di persone:  le donne bianche, generalmente tra i 50 e i 60 anni, che sui social agiscono in modo scortese, razzista, e vogliono parlare di tutto e di tutti pur essendo piuttosto ignoranti.

La figura della “Karen” si è fatta avanti soprattutto con la pandemia, con donne che sui social mostravano atteggiamenti negazionisti, mettendo in dubbio l’esistenza stessa dell’emergenza mondiale. Fra loro, anche la sindaca di Las Vegas, Carolyn Goodman, che mettendo in discussione la validità delle restrizioni ha chiesto la riapertura immediata dei casinò, guadagnandosi il titolo di “Karen in carne e ossa”.

L’appellativo di Karen se lo è però guadagnato anche Donald Trump, definito dal giornalista David A. Graham “la Karen al comando”.

Anche Karina, quindi, ha trovato la sua Karen; ciononostante, rispondendo a tono, l’influencer va avanti con il suo percorso di consapevolezza e di body positive, come si vede da molti dei post pubblicati sul suo Instagram, alcuni dei quali sono raccolti in gallery.

"Zitta": la risposta di Karina Irby alle "Karen" che parlano del suo eczema
Fonte: instagram @karinairby
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