Essere mamme è un mestiere difficile, che non conosce ferie o permessi per malattia e ti impegna 24 ore su 24, senza ricevere un riconoscimento economico. Lo si ripete spesso, perché è una verità inconfutabile, e non esistono situazioni migliori o peggiori, sia che si scelga di lavorare o che si decida di svolgere il ruolo di mamma a tempo pieno.

Certamente, però, fa riflettere la decisione di Katie Stauffer, una giovane mamma americana che, come molte, ha scelto di fare delle proprie bambine “l’impresa di famiglia”, così come riporta Buzzfeed.

No, non pensate allo sfruttamento di qualche particolare talento o peculiarità fisica da “circo”, semplicemente le sue due gemelle, Mila ed Emma, nate nel 2014, hanno un’espressività straordinaria che le ha rese delle vere e proprie beniamine di Instagram. Al punto che mamma Katie ha deciso di dedicare interamente il suo account social a loro, in particolar modo a Mila, più estroversa e meno timida della sorellina. Ogni loro post è capace di guadagnare qualcosa come 75 mila like in media nell’arco di appena 30 minuti, e i numeri dei followers della pagina crescono vertiginosamente, giorno dopo giorno, assieme a quelli che seguono il canale YouTube  e la pagina Facebook.

Un fenomenale ciclone social, insomma, che però ancora non spiega come mamma Katie riesca a trarre profitto da tutto ciò. In realtà, lei è solo una delle ultime mamme ad aver seguito il filone di coloro che hanno pensato di trasformare la propria famiglia in una vera e propria “attività commerciale”, sfruttando i social, anche se con più di 3 milioni di fans su Instagram è indubbiamente una di quelle che riscuote maggiore successo.

Ciò che fa guadagnare Katie è soprattutto la pubblicità che veicola attraverso i post delle sue bambine, in modi più o meno espliciti. Infatti, sempre come afferma Buzfeed, le linee guida della Federal Trade Commission, che corrisponde all’associazione di tutela dei consumatori americana, sono applicate piuttosto debolmente su Instagram e altre piattaforme di social media, tanto che vengono definiti un “Far West”.  Spesso, come racconta Kristen Strader (coordinatrice della campagna per l’advocacy group Public Citizen’s Commercial Alert) a Buzfeed, per gli utenti è infatti estremamente difficile distinguere un post autentico da uno che è sponsorizzato.  “Può essere impossibile per i consumatori determinare cosa sia uno spot e cosa invece sia condiviso come un vero momento genuino personale.” Soprattutto quando gli influencer “usano” i loro figli per promuovere contenuti a pagamento, ha aggiunto Kristen.

Questo è quello che fa anche Katie Stauffer: riceve compensi per sponsorizzare contenuti attraverso i post delle sue bambine. La mamma riceve un vero e proprio stipendio per questo tipo di lavoro, anche se a BuzzFeed ha rifiutato di rispondere alle domande su quante aziende le pagassero in media per un post Instagram sponsorizzato. Suo marito Charley parla di quest impiego come di un modo per assicurare il futuro non solo di Emma e Mila, ma anche di Kaitlin, l’altra figlia quindicenne.

È Evan Asano, fondatore e CEO dell’agenzia di marketing influencer Mediakix, a chiarire al magazine americano che le aziende possono pagare migliaia di dollari per post come quelli di Katie: “Gli Instagrammers come lei possono essere pagati ovunque da 10.000 a 20.000 dollari per post, a seconda del marchio e della campagna“. Cifre che aumentano se si parla di video. “I migliori Instagrammers con milioni di followers possono guadagnare 500.000 dollari o più grazie alle sponsorizzazioni“, ha aggiunto Asan.

Katie ha detto che in media, in un giorno, ha un certo numero di foto da scattare per adempiere agli obblighi verso i suoi sponsor, unite a foto “normali” per assicurarsi che il feed ricevuto non dipenda esclusivamente dalla pubblicità. I servizi fotografici non durano più di 15 minuti, spesso si risolvono in appena 5 minuti, “dipende solo se le gemelle cooperano”, spiega Katie a BuzzFeed. Per i video, invece, la cosa è più lunga, e può richiedere fino a tre giorni. Ma a volte, ammette, devono essere dati loro degli incentivi per convincerle a collaborare: “Ci sono stati dei momenti in cui abbiamo dovuto dire tipo ‘Per favore, se lo facciamo, potremmo andare a prendere un gelato’ “, ha detto Katie. “Soprattutto con Emma è un po’ difficile, perché lei semplicemente non vuole farlo“.

I video di Mila sono i più redditizi, ma, al di là dell’aspetto meramente economico, Katie assicura che le persone rilasciano commenti molto positivi, dicendo che per loro le due bambine rappresentano una vera e propria fonte di gioia. Racconta di una donna che le ha riferito di aver parlato dei suoi post con il suo terapeuta, e di uno sconosciuto che ha assicurato di aver rinunciato ai suoi intenti suicidi dopo aver visto un video di Mila su Facebook.

La fama raggiunta dalle bambine rende difficile per la famiglia non essere fermati mentre sono a spasso, come racconta la figlia maggiore Kaitlin, che spiega come spesso, al supermercato o in giro, vengano fermati con la richiesta di una fotografia con le piccole. Mila ed Emma hanno fans sparsi in India, Brasile, Cina.

Certamente, però, tutto questo non può non spingere a una riflessione doverosa, come abbiamo accennato in apertura di articolo: al di là dei pericoli esponenziali che un genitore più o meno consapevolmente accetta nel momento stesso in cui espone l’immagine dei propri figli su un social, mettendoli alla mercé di chiunque (anche se Katie assicura di prendere precauzioni in merito, ad esempio aspettando di aver lasciato un luogo prima di taggare la foto con la posizione geografica), si può ritenere “giusta e legittima” questa nuova tendenza dei genitori che cercano di trasformare i figli in “macchine da soldi” sfruttando Internet? E, soprattutto, finendo nella macchina delle sponsorizzazioni tramite foto e post, si è capaci di riconoscere il limite tra quanto è sponsor e quanto è vita reale, o si perde il piacere di condividere una foto di famiglia che sia davvero genuina e spontanea in nome del “business”?
Anche se le foto di queste bambine sono bellissime, a noi resta più di un dubbio…

Katie e le gemelle: può una mamma fare delle figlie "l'impresa di famiglia"?
instagram @katie stauffer
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