È una pratica sessista, vergognosa ed estremamente umiliante, condannata dall’OMS e da moltissime associazioni a tutela dei diritti delle donne. Eppure il test di verginità viene ancora praticato in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia, dove impera prepotentemente una cultura maschilista. Essere vergini è uno status fondamentale in tantissime parti del mondo, uno status che fa la differenza tra il mantenere intatta la propria dignità di essere umano e il subire una barbara denigrazione.

In Marocco, per una ragazza è fondamentale preservare la propria purezza fino al matrimonio e questo esame, nonostante non sia obbligatorio, viene praticato su richiesta di moltissime persone – spesso sono proprio i genitori della donna ad esigerlo, per ribadire l’onore della loro famiglia. Perché se per un uomo è consentito avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio ogni volta che lo desidera, una donna è costretta a rimanere vergine, per evitare conseguenze drammatiche.

Una ragazza non più illibata può venire ripudiata dalla propria famiglia e dal marito, e può addirittura subire umilianti discriminazioni in ambito processuale. In Marocco, un aggressore sessuale viene condannato a scontare soltanto la metà della pena normalmente prevista, se ha abusato di una donna non più vergine. Tutto ciò mostra l’importanza della verginità femminile, che conduce a una serie di violenze drammatiche, di cui il test di verginità rappresenta soltanto una delle espressioni.

In occasione del 70° anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, il MALI (Movimento alternativo marocchino per le libertà individuali) ha dato vita a una campagna a tutela della donna. “La mia vagina appartiene a me”, è questo lo slogan della lotta contro il test di verginità. Ibtissam Lasghar, portavoce del MALI, ha spiegato i propositi della loro nuova campagna:

“Con questa campagna chiediamo alla società civile di denunciare le violenze sessiste e sessuali che il test di verginità comporta, non ha alcun valore scientifico e la consideriamo uno stupro. Nessuno può sapere se una donna è vergine, nemmeno un ginecologo, nessuno, l’unica persona che può sapere se è vergine è la donna stessa”.

Il movimento è sostenuto dall’OMS, che nell’ottobre del 2018 ha additato questa pratica come “inutile, umiliante, dolorosa e traumatica”, invitando i Paesi che ancora la utilizzano a dichiararla illegale. Il test di verginità sottopone infatti le donne a un’esperienza che in molti casi provoca ansia e depressione, fino ad arrivare a spingerle al suicidio per evitare il disonore. E naturalmente lede la dignità della donna, è una forma di abuso legalizzato che deve giungere al termine.

Molti medici marocchini hanno aderito alla campagna del MALI, invitando il governo ad esonerarli dal continuare a mettere in atto una pratica barbara e denigrante nei confronti del sesso femminile. Una pratica che può condurre anche alla morte: se molte ragazze si tolgono la vita per evitare di essere ripudiate dalla famiglia, altrettante vengono uccise dai genitori o dal marito per averli disonorati.

Scopri nella nostra gallery in che cosa consiste il test di verginità e perché è profondamente sbagliato, sia dal punto di vista fisico che morale.

“La mia vagina mi appartiene” la lotta delle donne contro il test di verginità
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