Mônica Benício, la vedova di Marielle Franco riprende la lotta della sua compagna
Sono passati tre anni dall'omicidio a sangue freddo della politica e attivista brasiliana Marielle Franco. La sua compagna, Mônica Benício, continua la sua lotta.
Sono passati tre anni dall'omicidio a sangue freddo della politica e attivista brasiliana Marielle Franco. La sua compagna, Mônica Benício, continua la sua lotta.
“Quanti devono ancora morire prima che questa guerra finisca?”
Se lo chiedeva Marielle Franco, politica e attivista brasiliana, all’indomani della morte di Matheus Melo, assistente di un sacerdote assassinato, secondo lei, dai reparti della polizia militare della favela di Acari. A quella domanda, purtroppo, Marielle trovò una risposta nella notte tra il 14 e il 15 marzo 2018, quando fu freddata assieme al suo autista con quattro colpi di pistola.
Lei, che dall’entrata in politica, nel 2006, si era battuta al fianco delle fasce di popolazione più discriminate, delle donne, degli abitanti delle favelas, della comunità LGBTQ+, è stata uccisa a sangue freddo mentre si trovava in auto, con la sua addetto stampa e l’autista, come detto, ma senza la compagna storica, Mônica Tereza Benício.
Proprio lei, con cui Marielle stava da 13 anni e con cui programmava di sposarsi nel 2019, dopo la morte della consigliera del comune di Rio de Janeiro, ha scritto una bellissima lettera per la sua compagna, pubblicata in esclusiva su Vanity Fair, di cui riportiamo uno stralcio.
Ti amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l’ombra e l’anima (Pablo Neruda).
È così che è iniziata la mia storia con Marielle, in segreto, anche per noi – scriveva nel 2018, pochi giorni dopo la morte della compagna – Al punto da non riuscire a identificare cosa fosse quel sentimento senza nome che ci guidava. Per anni non abbiamo potuto vivere la nostra vita in libertà. Temevamo i pregiudizi sociali, temevamo la reazione dei nostri amici e delle nostre famiglie, temevamo soprattutto la nostra paura.
[…] Combattevamo per le stesse cause, avevamo gli stessi sogni e le stesse speranze di un mondo migliore.
Oggi Mônica porta avanti la lotta della sua compagna: ha preso il posto di lei come consigliera al municipio di Rio, candidandosi con Psol (Partito Socialismo e Libertà), e venendo eletta con 22.919. Per ringraziare i suoi elettori ha pubblicato un tweet.
ESTAMOS ELEITAS! A Câmara Municipal terá uma vereadora assumidamente lésbica! Agradeço imensamente às mais de 22 mil pessoas que votaram por um futuro mandato feminista e antifascista para a Câmara Municipal do Rio! Vamos transformar essa cidades juntas!
— Monica Benicio (@monica_benicio) November 16, 2020
Siamo state elette! La Camera municipale avrà una consigliera apertamente lesbica! Sono immensamente grata alle oltre 22 mila persone che hanno votato per un futuro mandato femminista e antifascista al Consiglio comunale di Rio! Trasformiamo insieme questa città!
In un’intervista rilasciata a Rolling Stones ha detto:
Marielle è diventata un’immagine di resistenza, di speranza, di lotta per la giustizia in un modo bellissimo. Questo è un movimento collettivo. Lo abbiamo realizzato ascoltando la nostra indignazione, il nostro dolore, a causa dell’assurdità di quello che è successo. E abbiamo detto ‘No!Questo è troppo’. Non accettiamo più questa politica. Non accettiamo questa società che si comporta in modo barbaro. In Brasile ci sono gruppi capaci di fare politica uccidendo. L’immagine di Marielle in questa desolazione è vedere che non solo la sua vita ma anche la sua morte non è stata spesa invano.
A chi crede in Marielle vorrei dire di non rinunciare ai propri sogni, non rinunciare a credere che una società differente è possibile, perché la vita è troppo breve per essere interrotta. Combattiamo come Marielle ha lottato qui in Brasile, per raggiungere la resilienza e costruire una società più giusta, equa, in cui tutti sono liberi.
Il nome di Marielle continua a vivere, e così anche le sue battaglie, nella persona che l’ha amata di più al mondo.
Sfogliate la gallery per conoscere altro su Mônica Tereza Benício.
Marielle e Mônica si sono conosciute durante un viaggio con amici quando avevano rispettivamente 18 e 24 anni. Nel 2017 si sono trasferite con la figlia di Marielle a Tijuca.
È difficile continuare dopo così tanta violenza – ha detto nel 2019 parlando a Ginevra nel corso di un evento in cui ha affrontato la situazione delle donne e dei diritti umani in Brasile – Ma penso che, in effetti, ciò che dà un nuovo significato anche alla vita stessa, sia l’essenza della lotta… Per capire che devi partecipare in qualche modo, a un costrutto sociale con solidarietà, in modo che nessuno provi lo stesso dolore come quello che hai sentito.
Questo è un mio progetto personale. Non volere che qualcun altro sopporti una simile prova. Quindi, quando penso che la mia lotta possa impedire che ciò accada, mi aiuta ad andare avanti.
Essere femminista in Brasile è già un atto di resistenza – ha detto a Rolling Stones – Vivo in un Paese estremamente fondamentalista, misogino, machista e patriarcale. È un compito difficile ma è anche quello che vedo come più interessante nel campo della militanza. Nel femminismo ho trovato affetto e solidarietà per continuare a lottare. Il femminismo nel quale credo, come Marielle, è il femminismo che non permette a nessuno di restare indietro, a prescindere dal gruppo. In Brasile, dove comanda Jair Bolsonaro, credere in questo femminismo non è semplice, ma è indubbiamente quello che mi dà la forza di proseguire su questa strada.
Mônica ha deciso di candidarsi con il Psol, lavorando, da remoto, anche nel periodo in cui è risultata positiva al Covid. È stata eletta con oltre 22 mila voti, risultando la terza donna più votata in tutta Rio.
Il mio primo impegno è affrontare il bolsonarismo. Incarna l’odio verso tutto quello che sono le donne.
Ha dichiarato al quotidiano brasiliano Folha de São Paulo.
Vedo un futuro di speranza. Quella speranza arriva con molta resistenza, non sarà costruita senza combattere, ma spero che, contrariamente a quanto abbiamo avuto in tutti i momenti della nostra storia, arriverà con meno sangue. Questa è la lotta del movimento femminista. È la lotta per una società più giusta e più egualitaria.
Per l’omicidio di Marielle e del suo autista nel marzo del 2019 sono stati arrestati il sergente della polizia militare Roni Lessa, accusato di aver sparato, e l’agente Helio Vieira de Queiroz, sospettato di essere il suo autista. Ma per Mônica non è abbastanza.
Magari non quest’anno, vista la mole di prove e documenti. Ma giustizia sarà fatta. È un dovere.
Marielle Franco era consigliera del comune di Rio de Janeiro, e per il suo impegno verso le fasce più emarginate era stata inserita tra i papabili candidati per le presidenziali 2018. È stata uccisa con quattro colpi alla testa la sera del 14 marzo 2018, mentre rientrava da un evento pubblico chiamato “Young Black Women Moving Structures”.
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