Nichi Vendola: “Finalmente Tobia è davvero mio figlio”
Il Tribunale di Roma ha dichiarato Nichi Vendola padre adottivo di suo figlio Tobia, nato quattro anni fa grazie alla maternità surrogata in California.
Il Tribunale di Roma ha dichiarato Nichi Vendola padre adottivo di suo figlio Tobia, nato quattro anni fa grazie alla maternità surrogata in California.
Nichi Vendola era, nei fatti, già papà dal febbraio 2016, quando venne alla luce, in una clinica della California, Tobia Antonio Testa, figlio del leader di Sel e del compagno Eddy Testa. Ma per la legge italiana Vendola non aveva diritti legali sul bambino, nato grazie alla tecnica della maternità surrogata, fino al 2018, quando il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’adottabilità di Tobia, che porterà anche il suo cognome.
Tobia è sempre stato mio figlio, ma il tribunale di Roma mi ha riconosciuto l’adottabilità e quindi da ora in poi porterà anche il mio cognome – ha raccontato Vendola nella esclusiva intervista a Chi – Per me e il mio compagno è innanzitutto una grande gioia. Poi, certo, è anche una battaglia vinta. Le polemiche sono state frutto di ignoranza, di superficialità, di volgarità. Viviamo nell’epoca degli odiatori seriali. Che cosa diremo a Tobia quando sarà grande? In realtà lui conosce sia la donna che ci ha donato l’ovulo sia la donna che lo ha portato in grembo. Ci scambiamo foto, video e telefonate. Mio figlio saprà tutta la verità su come è venuto al mondo.
L’ex governatore della Puglia ha dovuto subire duri attacchi quando è stata resa pubblica la decisione di avere un figlio con il compagno Eddy Testa, di 20 anni più giovane e con cui conviveva dal 2004. Il mondo politico in particolare non ha lesinato aspre critiche affidate ai social, che lui ha sempre messo a tacere tacciandole di ignoranza. Ripercorriamo la vicenda di questa travagliata paternità nella gallery:
Il 27 febbraio 2016 è nato Tobia Antonio Testa, figlio di Nichi Vendola e del compagno Eddy Testa. Il bambino ha visto la luce in una clinica californiana grazie alla tecnica della maternità surrogata, cioè l’utero in affitto, legale in diversi Stati Usa ma ancora fuori legge in Italia.
Pare che la clinica a cui si siano rivolti sia Extraordinary Conceptions, una delle più quotate in America per la maternità surrogata. La procedura è chiaramente spiegata nel loro sito: chi vuole avere un figlio deve registrarsi, fornire le generalità della coppia e l’orientamento sessuale e a quel punto accedere al database delle 2 mila donatrici di ovuli e a quello delle 100 portatrici.
La madre surrogata, che porterà in grembo il figlio della coppia, deve avere tra i 21 e i 39 anni , un indice di massa corporea non superiore a 32, non fumare e assumere droghe. La famiglia può indicare una preferenza sulla madre surrogata basandosi su razza, studi, orientamento sessuale ed età. Fatta la scelta, segue un primo incontro via Skype e infine la firma nel contratto dove verranno stabilite rigide clausole tra cui la dieta da seguire, i rapporti da avere con la coppia committente prima e dopo la nascita del bambino.
Il prezzo della pratica è di circa 130mila euro, di cui circa 40mila spettanti alla madre surrogata.
Per la legge italiana Tobia è il figlio biologico solamente di Ed. Il bambino ha avuto così fin dall’inizio un doppio passaporto vista la doppia cittadinanza (italo-canadese) del padre ma il cognome è stato per tre anni Testa e non Vendola, in quanto Nichi non veniva riconosciuto padre dalla legge italiana.
Nel 2018 finalmente Tobia ha potuto aggiungere il cognome di entrambi i genitori al suo documento perchè è stato dichiarato ufficialmente adottato da Nichi dal Tribunale di Roma. Una pratica questa sempre più utilizzata dalle coppie che decidono di ricorrere alla maternità surrogata all’estero.
Il periodo della paternità non è stato del tutto idilliaco per Vendola, anche senza contare le dure critiche di cui è stato fatto bersaglio. È stato infatti vittima di un infarto che lo ha lasciato fortunatamente illeso ma molto scosso riguardo al suo nuovo ruolo di padre:
Ho avuto paura di morire molte volte nel corso delle mie molteplici vite – ha raccontato in un’intervista al Corriere – per esempio nei giorni trascorsi a Sarajevo, durante la guerra, quando ogni momento fischiavano i proiettili dei Mauser dei cecchini. O nelle notti trascorse nella giungla nel sud della Colombia, in missioni di pace piuttosto avventurose.
La politica mi ha spinto a fare esperienze inimmaginabili per la mia indole. E diciamo che il pensiero della morte più che scavarmi abissi di horror vacui mi ha spinto a interrogarmi sempre sul senso del vivere: che per me è tutto dentro quel “restare umani” che oggi viene irriso. Mio figlio con i suoi occhi mi fa scoprire tutta la meraviglia dell’universo e io devo vivere e voglio vivere per proteggerlo e per accompagnarlo, insieme al mio compagno, sui sentieri della sua indipendenza.
Nichi Vendola ha sempre parlato con sincerità e serenità delle donne che gli hanno permesso di diventare padre. A Repubblica ha raccontato che la donatrice è una bella ragazza di 26 anni, mamma di una bambina bionda, mentre la gestante un’assistente sociale di 29 anni, mamma di tre figli. Entrambe americane.
Ecco, questa è la casa a tre piani del quartiere residenziale di Sacramento dove la portatrice vive con la sua famiglia – ha dichiarato, a proposito di chi accusa di sfruttamento chi ricorre alla maternità surrogata – Ti sembrano poveri? Ospitare la vita è stato per lei un incantesimo d’amore. Ci sono donne che pensano che aiutare chi non può avere figli sia bello, nobile e generoso. La nostra portatrice è stata spinta dalla cugina che l’aveva già fatto. Poi intervengono gli esperti, gli psicologi, i medici. Lei sente di avere un legame con Tobia. E anche la donatrice. Ma nessuna delle due pensa o sente di esserne la madre. Tutto è chiaro e pulito e noi vogliamo che Tobia, crescendo, possa conoscere e capire la sua storia biologica. Il marito di Thelma (ndr la donatrice) dice che sua moglie è felice quando è incinta. E ride e mi abbraccia quando gli racconto che c’è qualcuno nel mio Paese che sostiene che è il diavolo che lavora in lei, e che io gli compro i bambini. Ci frequentiamo più che possiamo, quando siamo andati via hanno fatto una festa in nostro onore. Osserva in questo video come tutti coccolano Tobia. Provo un senso di umiliazione a giustificarmi, ma sono fiero di spiegare: so che se non avessimo fatto quel che abbiamo fatto, Tobia non ci sarebbe.
Il mondo politico si è duramente schierato contro la decisione di Vendola di avere un figlio tramite la maternità surrogata. Mario Adinolfi si è espresso su Twitter contestando il costo economico della pratica.
Vendola si è sempre difeso affermando che le donne scelte come madri surrogate non appartengono a ceti disagiati e non sono sfruttate. Nel loro caso si è trattato di una madre di famiglia con un buon impiego, la cui scelta è stata motivata solo dal desiderio di aiutare gli altri.
Anche il vice-premier Matteo Salvini ha definito “disgustoso egoismo” la pratica della maternità surrogata per una coppia omosessuale, suscitando una risposta decisa a mezzo social da parte di Vendola:
Non c’è volgarità degli squadristi della politica che possa turbare la grande felicità che la nascita di un bimbo provoca. Condivido con il mio compagno una scelta e un percorso che sono lontani anni luce dalla espressione ‘utero in affitto’. Questo bambino è figlio di una bellissima storia d’amore, la donna che lo ha portato in grembo e la sua famiglia sono parte della nostra vita. Quelli che insultano e bestemmiano nei bassifondi della politica e dei social network mi ricordano quel verso che dice: ‘ognuno dal proprio cuor l’altro misura’”.
Cosa ne pensi?