Era il 1° luglio del 2018 quando Niccolò Bettarini, il primogenito dell’ex calciatore Stefano e di Simona Ventura, veniva selvaggiamente picchiato e accoltellato fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano.
Per qualche giorno le condizioni di salute del ragazzo avevano lasciato con il fiato sospeso i genitori, ma per fortuna Nicolò si è ripreso perfettamente e oggi, a distanza di un anno da quella terribile notte, ha deciso di postare sul proprio profilo Instagram una foto davvero molto significativa, in cui mostra le cicatrici lasciate dagli otto colpi di coltello ricevuti su braccia e torace.
Tanti i messaggi di supporto al ragazzo, oggi non ancora ventunenne, ma anche qualche commento critico da parte dei soliti hater, che non perdono occasione per tacere.
Per l’aggressione nei suoi confronti sono stati indagati quattro ragazzi, che nel gennaio di quest’anno sono stati tutti condannati con pene dai 5 ai 9 anni di carcere dal gup di Milano, Guido Salvini, mentre il pm Elio Ramondini aveva chiesto dieci anni per tutti.
Nei giorni immediatamente seguenti all’aggressione, sia papà Stefano che Simona Ventura avevano pubblicato post davvero toccanti nei confronti del loro primogenito.
Le parole di Bettarini su Instagram, mentre mamma Simona aveva aspettato che il figlio fosse fuori pericolo per poter dare la notizia su Facebook:
In gallery abbiamo ripercorso questa vicenda, per fortuna dall’epilogo felice.
Le cicatrici in mostra
Non morirò senza cicatrici, tutti noi siamo ferite viventi.
Si legge nel post in cui il primogenito di Simona Ventura e Stefano Bettarini mostra le conseguenze delle otto coltellate ricevute fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano.
I fatti
Il 1° luglio 2018, una domenica mattina all’uscita da una discoteca di Milano, Niccolò è stato aggredito da due italiani di 24 e 29 anni e da due ragazzi albanesi di 23 e 29 anni, tutti accusati di tentato omicidio.
“Li ho riconosciuti, tre di loro sembravano drogati, hanno 30-40 anni, uno aveva gli occhi azzurri. Spero che in galera ci stiano anni“, aveva detto un amico di Niccolò Bettarini agli agenti della Squadra mobile di Milano intervenuta per assicurare alla giustizia i responsabili dell’aggressione.
I motivi dell'aggressione
Secondo una prima ricostruzione, Niccolò sarebbe intervenuto a difesa di un amico importunato fuori dalla discoteca; i suoi aggressori, con cui l’amico avrebbe avuto un diverbio nelle settimane precedenti, gli avrebbero detto “Ti ho riconosciuto, sei il figlio di Bettarini, ti ammazziamo“, cominciando poi a colpirlo con “numerose testate, pugni, calci e con otto coltellate“, che lo hanno raggiunto al torace, fianco, braccio e alla coscia destra, come si legge dal resoconto del pm, che ha giudicato l’aggressione aggravata da motivi “abietti e futili quali essere il figlio di Bettarini“.
La sua ricostruzione
Era ora di rientrare a casa, ma dall’altra parte della strada la mia amica Zoe ha iniziato a chiamarmi urlandomi che stavano picchiando il nostro amico Andrea. Tre ragazzi lo accerchiavano e così mi sono buttato su di loro per difenderlo. Da lì è iniziato il finimondo. Sono arrivati altri ragazzi, mi hanno aggredito.
Ho sentito che mi avevano riconosciuto e ‘volevano ammazzarmi’ perché sapevano chi fossi. Erano dieci. Ho tentato di difendermi e parare i loro colpi. Mi ricordo di essere caduto a terra e Zoe si è buttata sopra di me per proteggermi da quella furia di violenza. Non si sono fermati, l’hanno riempita di calci. Volevano la mia vita, era chiarissimo.
Sono tutte persone che hanno un passato di crimini e risse. Mentirei se ora dicessi che quel gesto avventato che poteva costarmi la vita me lo potevo anche evitare. Lo rifarei ancora e ancora. Darei la vita per i miei amici.
Così Niccolò ha ricostruito per la Gazzetta dello Sport quelle ore terribili.
Il comunicato dei genitori
Subito dopo l’aggressione, Simona Ventura e Stefano Bettarini hanno rilasciato un comunicato stampa congiunto:
Questa notte nostro figlio Niccolò è stato aggredito da molte persone mentre cercava di difendere un amico. Fortunatamente le conseguenze non sono gravi, Niccolò si sta riprendendo velocemente, un miracolo visto le 8 coltellate inferte. Sperando che i colpevoli vengano presto assicurati alla giustizia, vogliamo ringraziare in primis la Questura di Milano, le Istituzioni e la meravigliosa squadra del Pronto Soccorso dell’Ospedale Niguarda per esserci stati così vicino.
"Farei di tutto per i miei amici"
Dopo essersi ripreso, Niccolò ha pubblicato un post Instagram.
Non sono mai stato bravo a raccontarmi – scrive il ragazzo – Ma, ora che sto migliorando, sento che sia giusto e doveroso dire diverse cose. Innanzitutto voglio in questo momento ringraziare la mia famiglia che mi è sempre stata vicino, nei momenti felici come in quelli brutti. Nessuno come lei ha saputo trasmettermi quella forza che mi ha permesso di non mollare mai. Sono un ragazzo fortunato e, mai come ora, sento veramente di esserlo, non solo per il fatto di essere qui a scrivervi questo post, ma anche perché so di avere degli amici che mi hanno salvato la vita. Sono cresciuto credendo nell’amicizia, è un valore fondamentale nella mia vita e farei qualunque cosa se degli amici fossero in difficoltà.
"Sono più forte di prima"
Il post prosegue:
Sarò sempre grato al pronto intervento dell’ambulanza e del trauma team dell’Ospedale Niguarda di Milano. Da questa esperienza esco più forte di prima, con la consapevolezza di aver rischiato tanto. Ringrazio, inoltre, la questura e le forze dell’ordine per il lavoro che stanno svolgendo. Grazie a tutti per l’affetto che ci avete dimostrato. Ricordate sempre di essere voi stessi ma soprattutto, ricordate chi siete.
I suoi aggressori in carcere
I quattro ragazzi accusati di aver aggredito Niccolò, Davide Caddeo, di 29 anni, Alessandro Ferzoco, di 24, e i due albanesi, Andi Arapi e Albano Jakey, di 29 e 24 anni, sono stati tutti condannati dai 5 ai 9 anni. Il pm milanese Ramondini ne aveva chiesti 10.
“Rinunciamo a qualsiasi risarcimento, noi volevamo solo che fosse fatta giustizia e giustizia è stata fatta” ha detto Niccolò dopo la sentenza.
La pena più severa è per Davide Caddeo, accusato di tentato omicidio per aver sferrato tutte le otto coltellate; 5 anni sono andati ad Andi Arapi, l’unico ad avere ottenuto i domiciliari, cinque anni e mezzo a Ferzoco e 6 anni e mezzo per Jakey.
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