'Mondo sei stato crudele': per Sarah Hijazi, morta suicida a 30 anni

'Mondo sei stato crudele': per Sarah Hijazi, morta suicida a 30 anni
Fonte: Facebook @ Vildan Yildiz-Kraemer
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Andare a un concerto con gli amici. Tirare fuori una bandiera o uno striscione dalla tasca. Sventolarla. Quanti di noi hanno compiuto queste azioni almeno una volta nella vita? Di solito, poi torniamo a casa, nel nostro letto, e di quel momento ci restano le foto, che teniamo per noi o postiamo sui social.

A Sarah Hijazi è andata diversamente, anche se lei ha fatto esattamente tutte queste azioni. Ma le sono costate care, le sono costate la vita.

Sarah Hijazi aveva solo 30 anni ed era apertamente lesbica: si è suicidata in Canada, dove viveva con lo status di rifugiata politica. Si è suicidata, ma in realtà è stata uccisa, uccisa dalla legge filoreligiosa egiziana. Quella stessa legge che l’ha portata in carcere per un anno, tra torture e stupri programmatici. Non ce l’ha fatta Sarah Hijazi a vivere in un mondo così crudele, su un pianeta in cui esistono ancora nazioni che mettono al bando le persone come lei, per togliere loro la possibilità di amare.

Le persone come Sarah Hijazi sono infatti perseguite in Egitto, la loro terra natale. Dove l’omosessualità non è considerata un orientamento sessuale, ma una «pratica di depravazione». Come se gay e lesbiche scegliessero per dispetto chi amare e non fossero guidate dai sentimenti, proprio come siamo tutti.

A un anno esatto dalla sua morte, avvenuta il 14 giugno 2020, la comunità LGBTQ+ araba ha deciso di dedicarle il Pride Month.

Sarah ha scritto una nuova storia di lesbiche e queer nel mondo arabo – ha detto il gruppo MENA Lesbian and Queer Women’s Pride Day in un comunicato – Nonostante il dolore e la tristezza che hai lasciato, molti di noi sono usciti allo scoperto come lei e come avrebbe voluto che facessimo.

Anche il nostro contributor, Elia Bonci, ha voluto ricordarla con un post su Instagram, riportando le toccanti parole della sua lettera di addio.

Ai miei fratelli e sorelle, ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. Ai miei amici, l’esperienza è dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Al mondo, sei stato davvero crudele! Ma io perdono.

Queste le parole della lettera di Sarah Hijazi, scritte prima di uccidersi per il tormento dei ricordi di quanto subito in carcere. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita nell’articolo originale, che segue.

Sarah Hijazi ci guarda ora dalle sue foto social, diffuse ormai praticamente in ogni dove, ed è difficile sostenere il suo sguardo. Sorride, nascondendo dietro al suo volto gli orrori subiti, quegli orrori che l’hanno uccisa lentamente anche ora che era lontana dal pericolo, lontana dall’omofobia.

Sfogliamo insieme la gallery per scoprire la storia di Sarah Hijazi e quella fine che a nessuno dovrebbe essere mai riservata.