L'Ultimo Sogno Prima di Morire a Tre Anni: Capotreno per un Giorno

Giacomino aveva tre anni e una brutta forma di leucemia. Medici, genitori e lo stesso bimbo sapevano che la malattia non gli avrebbe lasciato scampo. Ma Giacomo aveva un ultimo sogno: fare il capotreno. Desiderio esaudito grazie a Trenord e al Comitato Maria Letizia Verga onlus.

Tre anni. A tre anni si hanno tanti sogni: diventare come papà, fare l’astronauta, consacrarsi come il calciatore più bravo al mondo. Giacomo di sogni ne aveva tanti, tantissimi, e nient’affatto usuali per un bimbo della sua età. Ma aveva anche la leucemia, una forma devastante che se l’è portato via proprio quando la vita stava solo per iniziare.

Davanti all’incomprensibile, dinanzi a una fanciullesca quanto lucida consapevolezza di impossibilità di realizzare tutti quei sogni, sapendo che contro quella bestia che se lo stava mangiando per lui era impossibile vincere, Giacomino ha chiesto solo una cosa.

Voleva sorridere, essere felice, essere amato. E amato lo era, e lo è, dalla sua mamma e dal suo papà, che hanno raccolto commossi il piccolo grande segreto del loro Giacomo:

Vorrei fare il capotreno, almeno per un minuto.

Un desiderio poco comune, e forse per questo ancor più struggente: Giacomino voleva provare l’ebbrezza di calarsi sul capo un cappello davvero troppo grande per lui, infilare al collo il fischietto ed essere, per una volta, il “pilota” del treno, visto che la sua vita era guidata da altro che non dipendeva dalla sua volontà, né da quella della sua mamma o del suo papà.

Ma questo regalo, questo sì, mamma e papà a Giacomino lo potevano fare. L’hanno fatto con l’aiuto del Comitato Maria Letizia Verga e di Trenord: qualche mese fa Giacomo – accompagnato da Tiziano Garbarini e Paolo Garavaglia di Trenord e dal medico responsabile del Day Hospital Ematologia Pediatrica di Monza, Momcilo JankovicGiacomino è stato capotreno del convoglio Besanino in partenza alle 11.33 da Monza in direzione Macherio, e poi ritorno.

Giacomino, leucemico, a tre anni capotreno per un giorno
Il dott. Momcilo Jankovic – Fonte: Web

Il sorriso e la felicità di Giacomino sono stati impagabili. La commozione affiora dalle parole del dott. Momcilo Jankovic:

È stata una mattina “memorabile”… Non esagero, ma il sorriso e la gioia di Giacomino sono stati il grazie più bello all’impegno di Tiziano e Paolo e alla loro meravigliosa solidarietà. Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo successo. Spero di avervi sempre “alleati” per altre iniziative per i nostri bambini che meritano come piccoli eroi il nostro supporto, il nostro amore e la nostra professionalità.

Pochi mesi dopo aver realizzato il suo sogno, Giacomino è volato in cielo. La leucemia, per dirla coi medici, era in “fase di inarrestabile progressione”. Tradotto: impossibile guarire. Ma di sorrisi e gioie, Giacomino non ne ha mai risparmiati. Soprattutto alla sua mamma e al suo papà, che hanno voluto ricordarlo e a un tempo ringraziare Trenord e il Comitato Maria Letizia Verga onlus con questa lettera:

Non ho parole per ringraziare il Comitato Maria Letizia Verga per quello che fa. Giacomo ha trascorso quasi tutta la sua vita in ospedale per cui io non posso che amare il reparto e il Comitato, i medici, gli infermieri e i volontari.Grazie a tutti di essere qui con noi.
Ci teniamo a dire una sola cosa.
In questi anni abbiamo sempre sentito definire i bambini come Giacomo dei guerrieri, a noi Giacomo è sempre sembrato un bambino non che lottava, ma che obbediva a quello che la sua vita gli chiedeva. Ha affrontato ricoveri di mesi sempre sorridendo e felice. Perché era felice pur essendo chiuso in una stanza di ospedale? Perché con lui c’erano sempre la mamma, il papà e i nonni, i suoi grandi affetti. Ecco quindi che in nome di un grande affetto da cui dipendi e che ti sostiene, riesci ad obbedire anche alla realtà più dura. A 2-3 anni bastano i genitori, più avanti serve un Affetto più grande che ci sostenga e ci guidi. Stare con lui in ospedale era semplice, perché lui era di una simpatia disarmante ed era impossibile non desiderare di stare con lui.
Siamo grati al Signore per questi anni in cui ci ha permesso di accudire Giacomo.
Grati perché ci ha scelto per essere i genitori di un Santo.
Grati perché con Giacomo è stato chiaro, e abbiamo sperimentato, cosa significa la dipendenza da un Altro.
Grati perché con Giacomo abbiamo capito cosa significa lasciarsi amare per ciò che si è senza fare nulla di più.
Ecco perché abbiamo scelto questa frase che bene lo descrive: l’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare.

Ciao, Giacomo. Ciao, piccolo grande guerriero. In così poco tempo hai lasciato così tanto da insegnare qualcosa anche a tutti noi.

Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire di leucemia a 3 anni
Fonte: Comitato Maria Letizia Verga onlus

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