"Ho amato, pianto, sono stata pazza di gioia", ma il finale per Anita Ekberg fu triste

Anita Ekberg è morta sola, senza marito né figli, l'11 gennaio 2015. Dopo una vita piena di riflettori e pellicole cinematografiche è arrivo il declino e l'incidente al femore che hanno dettato per sempre la fine della sua carriera e vita.

Una triste vita, fatta di infinita sofferenza e il solo ricordo di una lontana giovinezza spensierata e felice. Ecco come è finita la vita di Anita Ekberg, ex diva felliniana che nel 1960 ha fatto sognare il mondo in La dolce vita. Un titolo controverso e davvero discutibile se si pensa all’epilogo lontano da ogni previsione di questa grande attrice. Anita Ekberg è morta sola l’11 gennaio 2015, senza figli né parenti. Lei, che con il suo fascino di Miss Svezia 1950 aveva conquistato il cuore (e l’altare) degli attori Anthony Steel Rik e Van Nutter a poco più di 10 anni di distanza, per non parlare della proposta di matrimonio dal celebre Frank Sinatra. Una diva immortale, una Dea d’altri tempi, ecco come sarebbe giusto pensarla.

Ma di storie malinconiche di queste Dive, muse ispiratrici di un periodo in cui il cinema era sinonimo di sogno, ce ne sono fin troppe: come dimenticare la triste tragedia che ha visto protagonista Romy Schneider e il ritiro dalle scene della celebre Brigitte Bardot, troppo stanca della società moderna per condividerla e viverla attivamente? Storie di Dee passate che, a distanza di anni, non si è mai stanche di ascoltare.

Negli ultimi anni della sua vita, Anita Ekberg aveva chiesto aiuto attraverso la Fondazione Fellini di Rimini (associazione che opera a nome del suo celebre mentore che l’aveva innalzata ad attrice) per superare il disagio economico. La donna, infatti, dopo la frattura al femore dalla quale non si era mai più ripresa completamente, era rimasta completamente sola al mondo e, incapace di muoversi in autonomia, risiedeva in una casa di cura dei Castelli Romani.

A gravare sulla sua condizione era stato anche il furto di gioielli e mobili presso la sua abitazione, successivamente danneggiata anch’essa da un incendio. Dall’estrema popolarità alla fatale povertà, ecco come si poteva allora definire la sua situazione economica e psichica, dettata anche da una pensione al minimo sindacale. Una donna che aveva tutto, il cui mondo era stato completamente capovolto dal corso degli eventi. Lo spiega anche il Corriere durante un’intervista nel settembre 2011, quattro anni prima della morte stessa della ex attrice.

Vuol sapere se mi sento un po’ sola? Sì, un po’ sì. Ma non ho rimpianti. Ho amato, pianto, sono stata pazza di felicità. Ho vinto e ho perso. Non ho un marito, non ho figli. Quella suorina che è entrata prima è diventata una mia cara amica.

Aveva ammesso la Ekberg piena di rimorsi e malinconia per un passato che gli aveva donato ogni tipo di ricchezza, ogni tipo di gioia, e per un presente fin troppo difficile da superare senza l’aiuto di qualcuno. Non un parente, lontano o vicino, non un figlio con il quale parlare.

Un anno fa, si spezzò il femore di sinistra… Poi, a metà agosto, ha fatto crack il destro. L’operazione è andata bene, ora stanno cercando di rimettermi in piedi. E pensare che a Fellini  piaceva moltissimo come camminavo. Dentro la Fontana di Trevi, durante le riprese, feci su e giù una notte intera, senza mai inciampare. Marcello invece aveva freddo e così vuotò una bottiglia di whisky. Cadde tre volte. E per tre volte furono costretti ad asciugarlo. Alla fine gli fecero indossare gli stivaloni da pesca sotto i pantaloni.

Però non era un gran film. Quel film esiste per quella scena pazzesca. E in quella scena c’eravamo io e Marcello. Più io, in verità, che lui. Ero bellissima. Lo so.

Aveva spiegato ancora la donna al Corriere, ricordando i momenti passati in cui era amata e acclamata dal pubblico. Una vita fa, un lontano 1960 difficile da immaginare ora che di anni ne sono passati 59. Anni in cui il cinema è cambiato, si è plasmato in qualcosa di totalmente diverso e ben lontano dagli ideali dell’epoca. I temi trattati, la delicatezza delle pellicole e la narrazione sono ormai ricordi insabbiati che non si affrontano più o che non si vuole affrontare. A quattro anni dalla sua morte, questa diva dei tempi passati lascia dietro di sé solo tristezza e rimorsi per una vita non vissuta totalmente: a parlare della sua mancanza era stato anche Massimo Morais, l’amministratore di sostegno che le era stato affiancato durante l’anzianità e il successivo declino di successo, al settimanale Gente nel gennaio 2013, mese in cui la stessa Anita si era spenta.

Da quando nel 2011 la sua villa di Genzano era stata depredata e data alle fiamme, la signora Ekberg ha vissuto presso case di accoglienza. Per un periodo in un istituto religioso di Roma. Era ricoverata nella clinica di Rocca di Papa, vicino Roma, dall’inizio dell’anno. Prendeva due pensioni complessive di 700 euro al mese.

Una cifra scioccante se si pensa all’infinito successo durante gli anni ’60, che fa capire quanto il mondo del cinema possa davvero essere controverso il più delle volte. I funerali di Anita Ekberg si sono svolti il 14 gennaio 2015 nella chiesa evangelica luterana della città di Roma, capitale a lei così cara, dopodiché è stata cremata e riportata in Svezia, al cimitero della sua città natale a Malmö. Nonostante questo triste epilogo che lascia non poco l’amaro in bocca, dopo anni dalla sua morte, a noi piace ricordarla ancora spensierata nei fotogrammi de La dolce Vita di Fellini, senza preoccupazioni e con un appeal da dea che in poche possedevano in quegli luminosi anni.

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