Per molti di noi i lavori domestici sono declinati in maniera praticamente esclusiva al femminile; tanto che genericamente si usano i termini “le colf” o “le badanti”, escludendo quindi gli uomini da questo genere di attività.

In realtà, la componente maschile in questo tipo di professioni è comunque rilevante, stando a quanto rilevato dal Rapporto ILO 2021 pubblicato lo scorso 16 giugno, in occasione del decennale della convenzione 189/2011: complessivamente infatti i lavoratori domestici di sesso maschile sono 18 milioni, e corrispondono quindi a un quarto di tutti i lavoratori domestici. È soprattutto in Africa (31,6%) e nei Paesi Arabi (63,4%) che gli uomini rappresentano una componente massiccia dei lavoratori domestici.

Nel nostro Paese, invece, stiamo assistendo a una rapida evoluzione del lavoro domestico maschile proprio in questi ultimi anni, come si evince dai dati INPS relativi al 2019: i lavoratori domestici uomini hanno avuto il picco massimo nel 2012 (192 mila), per poi diminuire l’anno successivo; tra il 2016 e il 2018 invece il loro numero si è attestato di poco al di sopra delle 100 mila unità, per scendere di nuovo sotto questa quota – a 96 mila – nel 2019. In generale, nel numero complessivo dei collaboratori domestici la componente maschile rappresenta l’11,3%.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA –  l’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico – sebbene il lavoro domestico sia tuttora in gran parte gestito da donne – in Italia come nel resto del mondo – la componente maschile è tutt’altro che marginale. Oggi i lavoratori domestici di genere maschile rappresentano l’11,3% del totale in Italia e il 23,8% a livello mondiale. Gli uomini impiegati presso le famiglie italiane sono mediamente più giovani rispetto alle donne e si occupano prevalentemente della cura della casa. Si tratta, dunque, di una componente non trascurabile e a con peculiarità diverse rispetto a quella femminile. È importante quindi tenerne conto quando si affronta il tema di colf e badanti“.

Più colf che badanti, e più giovani delle donne

Gli uomini sembrano essere occupati prevalentemente come colf, rispetto a quelli che svolgono la mansione di badanti, anche se il gap si è assottigliato nel tempo: nel 2010 infatti gli uomini che facevano i colf erano l’80% dei casi, mentre dal 2018 sono scesi al 70%.

Un altro elemento di rilievo è il fatto che gli uomini che svolgono lavori domestici siano in classi d’età più giovani rispetto alle donne: circa un terzo di loro ha infatti meno di 40, mentre tra le donne questa componente anagrafica arriva appena al 20%. Più facile che si verifichi il contrario, visto che tra gli uomini gli over 50 sono meno del 40%, mentre nel caso delle donne più della metà delle lavoratrici domestiche ha superato i 50.

Domestici uomini concentrati in due regioni

Un dato curioso riguarda la distribuzione regionale: secondo l‘Osservatorio DOMINA circa il 40% di tutti i domestici uomini si concentra in sole due regioni, Lombardia e Lazio. Se la media nazionale è dell’11,3%, in Sicilia si arriva al 24,1% (gli uomini sono un quarto dei lavoratori domestici totali) e si supera il 16% in Calabria e Campania.

Se nella gran parte delle Regioni gli uomini sono colf, in controtendenza sono Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise, dove gli uomini svolgono principalmente mansioni di cura alla persona.

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