Tutto è cominciato da uno studente americano che, per la prima volta, ha pubblicato una registrazione audio fatta di una sola parola che alcuni riconoscono come “Yanny”, altri come “Laurel”. Una circostanza che, se ci fate caso, ricorda quella del “colore del vestito” dove ognuno si era fatto una propria idea. Ora questa storia Instagram è diventata popolare finendo persino su Twitter e creando una sorta di due – anzi tre – fazioni contrapposte: da una parte chi sente “Yanny”, dall’altra chi sente “Laurel” ma ci sono anche quelli che dicono di sentirle tutte a due a turno. Quale sarà la verità?

Secondo Brad Story (docente universitario della Arizona State University specializzato in linguaggio e scienze legate all’udito), intervistato da Vox, tutto dipende da quali frequenze percepisce l’orecchio di ognuno di noi. C’è chi percepisce le frequenze più basse, e quindi sente “Laurel”, chi quelle più alte, e quindi sente “Yanny”. Il problema sta alla base: la registrazione ha una scarsa qualità audio. Per questo motivo non è facile stabilire cosa dica esattamente. Se fosse stata di una qualità superiore e se fosse stata riprodotta con un buon dispositivo, questo problema non si sarebbe nemmeno posto. Non ci sarebbero stati dubbi. E, invece, in questo caso la questione resta aperta.

Per Lars Riecke, docente all’università di Maastricht, interpellata da The Verge, invecchiando si percepiscono le frequenze più alte e quindi chi è avanti con l’età sente sicuramente “Laurel”. Influisce, però, anche quello che ci aspettiamo di sentire, in altre parole l’interpretazione che noi vogliamo dare all’audio oggetto di discussione in tutto il mondo.

Secondo Benjamin Munson, docente di linguaggio all’Università del Minnesota, chi ascolta da buone cuffie e ha un buon audito sentirà “Yanny”, chi ascolta da dispotitivi più dozzinali e non ha un udito eccellente sentirà le frequenze più basse e quindi “Laurel”.

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